sabato 31 dicembre 2011

A cercar fortuna in Ecuador



Sfogliando le cronache genovesi del Secolo XIX sono inciampato in un reportage sorprendente. E' la storia di due italiani di mezza età, un muratore e un idraulico, che prima hanno sposato due donne ecuadoriane, e poi hanno fatto vari viaggi in Ecuador, innamorandosene al punto tale da decidere di trasferirsi con tutta la famiglia nel paese andino di provenienza della moglie. Tutti e due hanno fatto le cose per tempo: comprato la casa, ottenuto i documenti di residenza, stabilito contatti per cominciare a lavorare oltreoceano. E ora sono pronti per il viaggio di sola andata Genova-Guayaquil.

giovedì 29 dicembre 2011

Ero in carcere, e mi avete ucciso


Il giorno che Sergej Karpilenko fu arrestato a Kiev per un presunto furto di telefono cellulare, i poliziotti portarono dietro le sbarre un ragazzo ucraino 25enne: sano, giovane, con un lavoro e con un futuro davanti. Tempo due anni, e alla fine del 2011 Sergej esce dal carcere dentro una bara: ancora aspettava di venire processato; nel frattempo l'hanno ammazzato l'Aids, la meningite e la tubercolosi (almeno così recita il certificato di morte). Tragica fatalità? Nient'affatto. Amnesty International dice che nelle carceri dell'Ucraina sono migliaia i detenuti in attesa di giudizio abbandonati a condizioni igienico-sanitarie scandalose: sicuri di ammalarsi, e sicuri anche di non essere curati.

lunedì 26 dicembre 2011

Buon anno, con l'art.18


Il baluardo simbolo delle lotte sindacali italiane è ormai costantemente sotto attacco. I ministri del lavoro vecchi e nuovi ci ricordano quotidianamente che l'articolo 18 non è un tabù, che la flessibilità in uscita è vitale per la crescita, che la sentenza con obbligo di reintegro è un'anomalia tutta italiana nel panorama europeo del diritto del lavoro. Dall'altra parte però c'è la concretezza delle vertenze sindacali, che ci dimostra continuamente l'efficacia dell'art.18 come argine ai licenziamenti arbitrari.

sabato 24 dicembre 2011

Un dissidente alla Bce


Si chiama Lorenzo Bini Smaghi, e ancora per pochi giorni lavorerà nella cabina di comando della Banca centrale europea, l'istituzione meno democratica e più potente della zona Euro. Dall'inizio del 2012 lascerà spazio nel board di Francoforte a un rappresentante francese, in obbedienza agli equilibri di potere da ricalibrare dopo l'ingresso di un altro italiano (Mario Draghi) nelle vesti di governatore. Prima di congedarsi, il banchiere toscano ha rilasciato una intervista al quotidiano britannico Financial Times dai contenuti operativi dirompenti.

giovedì 22 dicembre 2011

Stimo Zeman



Stimo Zeman perché è un allenatore bambino. Ha una visione del calcio incosciente e rischiosa, ma anche spensierata e fedele a sé stessa. Stimo Zeman perché le sue squadre non perdono mai tempo: non speculano, non si adattano, non cincischiano, non addormentano; giocano sempre e solo per attaccare.


giovedì 15 dicembre 2011

Camorra alla fiorentina


Che i tentacoli delle mafie si stiano allungando verso il centro-nord Italia non è più una novità. L'ultima conferma arriva da un'inchiesta della Procura antimafia di Firenze, che è riuscita a ottenere il rinvio a giudizio con custodia cautelare di Benedetto e Diocrate D'Innocenzo, padre e figlio, originari di Caserta ma trapiantati in provincia di Pistoia. Da 10 anni a questa parte si dilettavano rilevando aziende toscane in difficoltà economiche per poi saccheggiarne il patrimonio e licenziarne i dipendenti.

martedì 13 dicembre 2011

Natale al contrario

                                         
A Natale siamo tutti più buoni, o forse no. Forse siamo solamente più ipocriti. Penso a Gesù che nasce nella mangiatoia, la "scelta di campo" che il maestro compie fin dal primo momento del suo passaggio sulla Terra: la scelta di stare dalla parte dei più poveri, dei non garantiti, dei senza tetto. Un inizio che insomma è tutto un programma: un percorso che nelle successive pagine del Vangelo si dispiegherà in tutta la sua carica d'amore, inteso come profonda aspirazione alla giustizia sociale. Poi penso a quello che è successo tre giorni fa a Torino, col messaggio del Vangelo andato in fiamme insieme alle baracche di 200 rom vittime di un raid razzista, fortunatamente senza morti o feriti gravi. Ma non importa. Io mi vergogno lo stesso: come italiano, come cristiano, come persona.

venerdì 9 dicembre 2011

Lettere dal confino mediatico



Vagando su internet ho ritrovato dopo quasi 10 anni il nome di Paolo Barnard. Vi ricordate questa faccia? Appartiene a una grande firma del giornalismo televisivo italiano, autore di alcune delle inchieste più dirompenti dell'allora neonato programma Report (fine anni 90, inizi 2000).

martedì 6 dicembre 2011

Aiuto, stanno morendo i treni regionali



Provate ad andare sul sito di Trenitalia e consultare gli orari dei treni fra Pontedera e Firenze in un giorno qualsiasi a partire dal 13 dicembre prossimo. La risposta del cervellone elettronico sarà glaciale: nessuna soluzione trovata. E la musica non cambierà per ogni altra tratta normalmente coperta da treni regionali, in Toscana come in qualsiasi altra regione. Buio pesto, nessuna soluzione disponibile. Roba da brividi.

domenica 4 dicembre 2011

Il lavoro secondo Francuccio


Francuccio Gesualdi ha imparato la giustizia sociale alla scuola di don Milani. Più di recente ha guidato campagne di successo contro le violazioni dei diritti umani commesse da famose aziende multinazionali; ha portato in Italia parole come "consumo critico" e "boicottaggio"; e nel frattempo non ha mai smesso di lavorare a livello concettuale, cercando di tradurre gli insegnamenti di Barbiana in un nuovo paradigma economico a dimensione umana. Un nuovo modello di sviluppo capace di rimettere al centro del mondo l'uomo, e non i profitti. Qui di seguito riportiamo una delle sue ultime riflessioni sul tema del lavoro. La sua idea forte è affiancare alla tassazione in denaro il prelievo del tempo, come modalità nuova di contributo del cittadino alla cosa pubblica. In altre parole, Francuccio propone di istituzionalizzare il volontariato.  

giovedì 1 dicembre 2011

Tempo di recupero (crediti)

Ieri sera su Raidue è andato in onda un docu-film sul credito al consumo. La telecamera del regista Enrico Verra ritrae la vita quotidiana di un 40enne recuperatore crediti toscano, Paolo Degan, impiegato per l'agenzia Luzzi di Livorno. In parallelo la pellicola assembla alcune storie provenienti dall'altra parte della barricata, quella degli indebitati. Lascia un po' a desiderare la presunta attendibilità delle testimonianze dei morosi, che meravigliano per la loro disponibilità a mettere a nudo davanti alla telecamera i loro "tete a tete" con l'esattore: l'impressione è che nei loro interventi ci sia molto di cinematografico e poco di reale. Molto più interessante è invece la prospettiva dell'agente di recupero, il vero protagonista del video, che ci descrive il mestiere di un cacciatore di crediti guidandoci attraverso i luoghi del suo vissuto lavorativo.

martedì 29 novembre 2011

Immigrazione, segnali di discontinuità


In mezzo al turbinio di spread e debiti sovrani che sta segnando la fine di un'epoca, il rischio è quello di non accorgerci più delle piccole buone notizie emergenti dal marasma nazionale. In pochi per esempio avranno fatto caso al fatto che per la prima volta nella storia repubblicana l'Italia ha un ministro per l'integrazione: Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio. Le etichette da sole non possono e non devono entusiasmare, eppure resta il fatto che il linguaggio ha il suo peso: dietro a un modo di dire spesso c'è un relativo modo di pensare; per questo il parlare di integrazione invece che di sicurezza dischiude un orizzonte culturale diverso da quello dei precedenti governi.

venerdì 25 novembre 2011

Il silenzio degli innocenti


Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di un collega a testimonianza del diffuso senso di incertezza e di disagio che attraversa, ovviamente non solo BMPS, ma buona parte delle aziende del nostro settore.
“Il silenzio degli innocenti”
Mano a mano che passano i giorni e scorrono sotto gli occhi le impietose notizie che riguardano MPS, è inevitabile non essere pervasi da un sentimento di amarezza, di impotenza, ma anche di rabbia, perché quella banca la senti tua, tre volte; come senese, come dipendente, come azionista.
            Più passa il tempo e più si attenua la speranza che alla fine, prima che sia troppo tardi, qualche voce fuori dal coro dica in modo onesto quello che molti ormai si aspettano – la verità-. 

La crisi sulla pelle loro


Mentre il governo tedesco continua a tergiversare sia riguardo l'introduzione di buoni di debito europei (al posto di quelli nazionali) sia a proposito di una revisione dei Trattati comunitari che finalmente conceda alla Banca centrale europea il potere vitale di stampare moneta per gli stati membri, alla periferia dell'Europa la crisi continua a mordere sulla pelle delle famiglie. L'ultima bomba occupazionale è esplosa a Termini Imerese, periferia di Palermo, dove da oggi uno dei più importanti stabilimenti della Fiat ha smesso di produrre.

Una bella notizia

Cinquantanove colletti bianchi pisani e undici fiorentini sono riusciti a mettere in salvo il loro posto di lavoro. La vertenza è stata dura: dalla minaccia del trasferimento a Parma allo spauracchio della delocalizzazione in Moldavia. Ma i lavoratori ex C-Global, impegnati nel ramo dei servizi informatici di supporto alle banche, non si sono mai dati per vinti.

martedì 22 novembre 2011

Parola d'ordine: redistribuzione

Parlare di crescita in questo momento è un'ipocrisia. Si dice che si vuole crescita per non dire che serve redistribuzione. La vera urgenza è la redistribuzione delle ricchezze in un paese ineguale, e in un mondo ancora più ineguale. A tal proposito serve sostenere tutte le iniziative che spingono in questo senso.

venerdì 18 novembre 2011

Handicappati chi?



Chiudete gli occhi. Immaginate un ristorante nel centro di Firenze, quartiere Oltrarno. Una trattoria popolare che sembra uscita dal cilindro di un prestigiatore. Si mangia bene e si spende poco: pasto completo a 12 euro. L'atmosfera è rilassata, accogliente. E come se non bastasse, al momento di uscire ci si accorge che bella piena non è soltanto la pancia, ma anche il cuore. Aprite gli occhi. Quasi non ve ne eravate accorti: a cucinare per voi e servire ai tavoli c'era una squadra di ragazzi e ragazze disabili intellettivi. Non ci credete? Passate da via de' Serragli, accomodatevi, degustate, e poi ne riparliamo.

Mutui farciti, clienti spremuti


E' un piatto sempre più cucinato dalle banche italiane: si chiama "mutuo-insalata russa", ed è una politica molto discutibile (spesso subdola) praticata dagli istituti di credito per aumentare i loro margini di guadagno. Un'indagine di Altroconsumo, condotta su un campione di 120 sportelli equamente distribuiti nel territorio nazionale, ha accertato che nel 60% dei casi l'erogazione del prestito viene subordinata alla contestuale stipula di una polizza assicurativa, veicolata dalla stessa banca. Un'assicurazione che nella quasi totalità dei casi non è di gradimento del cliente (inutile e comunque molto più costosa di un contratto analogo stipulato direttamente con una compagnia assicurativa) ma che tocca comunque ingoiare, come un boccone amaro e necessario per l'accensione della linea di credito.
Qui sotto allego l'articolo di Repubblica che riporta la notizia. http://rassegna.governo.it/rs_pdf/pdf/16WR/16WR62.pdf
E chi lavora allo sportello cosa ha da dire? A voi la parola.    

mercoledì 16 novembre 2011

Brescia, un anno dopo la gru



Un anno fa, nel novembre del 2010, c'era una gru sulle prime pagine dei giornali italiani. E sopra quella gru c'era Jimmy: un ragazzo egiziano di 26 anni, con la kefiah bianca e nera avvolta intorno al collo, col naso raffreddato, con la parlantina sciolta e con un accento bresciano insospettabile. Io e Jimmy ci incontriamo grazie agli amici comuni di Radio Onda d'Urto, una emittente antagonista di Brescia che ogni giorno fa musica e informazione in totale autofinaziamento: oggi il tema del giorno in redazione è un video shock comparso sul sito di Repubblica, che documenta l'agonia di un senegalese morto nel dicembre scorso in una caserma cittadina; attacco d'asma violento, e 15 minuti fatali di solitudine in cella nonostante le drammatiche richieste di soccorso. http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/11/08/news/ecco_come_hanno_lasciato_morire_saidou_in_video_l_agonia_in_caserma_del_senegalese-24625620/.  Il trambusto e lo sbigottimento per la notizia sono palpabili in mezzo al via vai di giornalisti e avvocati nelle stanze della radio, ma per fortuna Jimmy ha ugualmente tempo e voglia di parlare: così mi regala il racconto in prima persona di una lotta coraggiosa, senza precedenti nel panorama delle comunità immigrate in Italia.

domenica 13 novembre 2011

La crisi dell'euro spiegata ai ragazzi


C'era una volta Marco, un ragazzo di 20 anni ai primi anni di università. Marco aveva molte spese da fare ogni giorno, alcune importanti (come i libri, l'abbonamento del treno, le lenti a contatto), altre un po' meno (come la palestra e le cene fuori con gli amici), altre addirittura inutili o dannose (il viziaccio delle sigarette e l'hobby delle scommessine sul calcio). Per riempire il suo portafogli Marco non stava con le mani in mano. Quando ne aveva la possibilità si arrangiava con dei piccoli lavori (aiutare lo zio coi traslochi, o fare da cameriere in un ristorante il fine settimana), non era quindi un bamboccione. E' anche vero però che la sua fonte principale di entrate erano i soldi del babbo e della mamma: la famosa paghetta. Quella di Marco era una famiglia benestante. C'era stata qualche stagione in cui i genitori avevano dovuto stringere la cinghia, ma in genere le richieste di Marco venivano sempre soddisfatte, senza distinguere fra spese utili e inutili.

mercoledì 9 novembre 2011

Io couchsurfo, e tu?



Le famiglie italiane stringono la cinghia, i consumi si contraggono, la liquidità scarseggia, i portafogli si svuotano, e il rischio di vedere tutto nero è dietro l'angolo. Eppure l'equazione "meno potere d'acquisto uguale meno felicità" non sempre dice il vero. Oltre alla fredda economia dei soldi c'è il mondo avvincente delle relazioni umane, che può disvelare ventagli di opportunità insospettabili a costo zero, anche nell'ambito della fruizione di servizi materiali. Per essere meno nebuloso scendo nei dettagli e vi giro un indirizzo internet: http://www.couchsurfing.com/. Lo ha inventato nel 2003 un programmatore americano, e permette a chiunque di trovare una camera e un letto per dormire gratis in qualsiasi città italiana, d'Europa e del mondo. Gli iscritti sono svariati milioni: in Italia sono coperti abbondantemente non solo tutti i capoluoghi di provincia, ma anche cittadine come Pontedera, Empoli o Cecina.

lunedì 7 novembre 2011

è un'Economia Pulita

La Fiba Cisl Toscana: la Garanzia per il Lavoro e un Futuro compatibile e possibile



Le banche (sicuramente per colpa della crisi ma anche e molto per colpa propria, altrimenti la Crisi diviene un comodo alibi dove nascondere le Responsabilità del Management) stanno rapidamente riducendo la disponibilità di credito per aziende e famiglie, si riduce la liquidità disponibile e questo crea un terreno favorevole per una finanza parallela dove possono giocare le grandi masse di denaro in mano alle mafie contaminando l’economia reale anche di Regioni come la Toscana e mettendo una seria ipoteca sul suo sviluppo.
La Crisi rischia di rivelarsi una ghiotta opportunità per l’economia illegale e la malavita organizzata che dispone di ingenti capitali e di grande liquidità.

venerdì 4 novembre 2011

Sognando un'altra Europa


Ieri compulsando internet ho scoperto un particolare in più sul modus operandi a misura di banchiere della Banca centrale europea. Lo sapevate che la Bce ha scritto in calce nel suo statuto il divieto di prestare soldi direttamente ai governi? Io non lo sapevo. E come me sembrano non saperlo il 99% dei nostri giornalisti che ogni giorno ci raccontano degli acquisti di emergenza di buoni del tesoro italiani, greci o spagnoli da parte della Bce. I giornalisti chissà perché si dimenticano sempre di precisare da dove e da chi i burattinai di Francoforte perfezionano questi acquisti. In realtà le operazioni vengono sempre effettuate sul cosiddetto mercato secondario, o mercato dell'usato: cioè i bond sovrani vengono comprati facendo un piacerone alle grandi banche private (soprattutto francesi e tedesche) che hanno il portafoglio pieno di debiti italiani-spagnoli-greci, e non vedono l'ora di sbolognarli a prezzo favorevole a mamma Bce. Già, perchè, con le regole capestro tuttora vigenti, comprare i bond "a tassi politici" direttamente dagli stati emittenti per la Bce è fuorilegge.

martedì 1 novembre 2011

Cemento zero



La faccia sorridente che vedete sopra è quella di un giovane sindaco dell'hinterland milanese. Si chiama Domenico Finiguerra, figlio di immigrati dalla Basilicata, primo cittadino di Cassinetta di Lugagnano. E' stato eletto sulle ali di una lista civica ambientalista, ed è diventato famoso grazie a una scelta politica rivoluzionaria: il piano regolatore a cemento zero. In un'Italia che si mangia 120 ettari di paesaggio al giorno, dove i Comuni si prestano a vendere permessi edilizi a go go pur di rammendare gli esangui bilanci municipali, il sindaco Domenico e i suoi elettori hanno virato in direzione ostinata e contraria. Da qui in avanti - la carta vincente che Finiguerra si è giocato in campagna elettorale - si costruisce soltanto riammodernando vecchi edifici abbandonati o da ristrutturare. Il resto non si tocca: resta agricolo, polmone verde. Quasi una riserva indiana, nel pieno di una metropoli (quella milanese) che finora ha primeggiato a livello nazionale per quantità e velocità di ettari di suolo vergine cementificati.

venerdì 28 ottobre 2011

Tutto in una notte a Bruxelles.

Una botta da 15 MLD di euro per il capitale delle nostre banche. 100 Mld per le banche europee.
Due scosse di terremoto della massima intensità per il bilancio delle nostre banche decise in una serata dai capi di governo riuniti a Bruxelles Mercoledì sera.

martedì 25 ottobre 2011

Sia benedetta la Tobin Tax


La tassa sulle transazioni finanziarie non è un'idea nuova. Il mantra del prelievo sulla circolazione di azioni e derivati andava per la maggiore in ambienti "no-global" già ai tempi del G8 di Genova. Col passare degli anni e l'esplodere della crisi finanziaria, però, la causa ha trovato sempre nuovi adepti, scalando a grande velocità i piani dei palazzi del potere. La scorsa estate si erano espressi in favore della cosiddetta Tobin Tax i governi di Francia, Germania e perfino la Commissione Europea. Ieri al carro dei riformatori si è aggiunto uno sponsor pesante: il Vaticano; che in un documento del Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace ha parlato di "effetti devastanti delle ideologie neoliberiste", lasciandosi andare a una serie di proposte mirate alla correzione delle disuguaglianze economiche crescenti a livello globale. Alcune delle ricette dei porporati sono da classificare nell'ambito delle belle utopie (come la creazione di un governo democratico mondiale del pianeta Terra), altre invece suonano molto più operative e politicamente schierate, come appunto la Tobin Tax.

venerdì 21 ottobre 2011

Benvenuto job sharing


Il nuovo contratto integrativo degli 8mila dipendenti Luxottica (azienda veneta leader nella fabbricazione di occhiali) prevede un diritto finora inedito a livello nazionale. Ovvero la possibilità per un dipendente di farsi sostituire da un familiare per un determinato periodo di tempo. La casistica individuata nel contratto delinea differenti tipologie di subentranti: il coniuge, magari per provare a riqualificarsi durante un periodo di cassa integrazione; ma anche un figlio in età scolare, che voglia mettersi alla prova nel mondo del lavoro fra un esame e un altro. Cosa ne pensate?

Per saperne di più: http://www.repubblica.it/economia/2011/10/18/news/welfare_fatto_in_casa-23405464/index.html?ref=search

Nordafrica, prove tecniche di democrazia


Gheddafi è morto, com'è morto Saddam Hussein. La Libia è un paese ricchissimo di petrolio, così come lo è l'Iraq: guarda caso in entrambi i paesi la sollecitudine dell'intervento Nato è stata notevole, a dispetto di altre rivolte pro-democrazia (come oggi in Siria e Yemen) abbandonate miseramente al proprio destino. La Libia è un paese attraversato da profonde fratture tribali: i suoi confini sono stati disegnati col righello dalle ex potenze coloniali europee; il sentimento di unità nazionale, una volta caduto il comune denominatore dell'avversità al tiranno, è ancora tutto da costruire; stessa identica situazione vissuta, guarda caso, a Bagdad e dintorni dal 2003 in poi. Il parallelo fra Iraq e Libia, insomma, è facile da tracciare. Una serie di affinità sinistre che certo non aiutano a pensare con ottimismo il futuro del popolo libico. La speranza è che gli errori commessi in Iraq dalle nostre lobby militari e petrolifere servano come lezione ai paesi occidentali e alle loro società civili, per evitare una fotocopia della guerra civile permanente lasciata in eredità dalla nostra scellerata campagna mediorientale.

giovedì 20 ottobre 2011

Indignados? Dal conflitto alla partecipazione


Sabato 15 ottobre a Roma assistevamo sconsolati al tramutarsi di una manifestazione densa di contenuti e di istanze in un pomeriggio di assurda violenza.  E scene dello stesso tenore si sono viste questa estate per le vie di Londra e si notano sempre più di frequente a diverse latitudini.
Si dirà che

giovedì 13 ottobre 2011

Nazionalizzare le banche: in Islanda si può



E' passata alla storia come la rivoluzione delle pentole. Perché proprio di mestoli e coperchi erano "armati" i manifestanti di Rejkyavik nei giorni più coincitati dell'inverno 2008-2009. Vi ricordate della crisi in Islanda? Giornali e tv italiane le dedicarono qualche articoletto in terza pagina, giusto nelle prime settimane di deflagrazione. In seguito al panico internazionale causato dal fallimento della banca americana Lehmann Brothers, due dei tre maggiori istituti di credito islandesi furono travolti in pieno dall'effetto valanga. Il governo dell'isola reagì nazionalizzando il sistema bancario e stampando moneta per arginare la corsa agli sportelli da parte delle famiglie. Conseguenza inevitabile fu il crollo del valore della Corona islandese, che perse nel breve periodo circa l'80% nei confronti dell'euro. Come se non bastasse, la situazione fu resa ancor più grave dalle richieste assillanti di Olanda e Gran Bretagna, dove i clienti delle filiali delle banche islandesi aperte in quei paesi pretendevano di riavere indietro i soldi depositati sui conti correnti: una stangata da 2.5 miliardi di euro, che per un'isola di 300mila abitanti e in quelle condizioni era qualcosa di insostenibile.
Da qui la canonica richiesta d'aiuto al Fondo monetario internazionale, che prestò sì i soldi, ma alla simpatica condizione che il ripagamento del debito fosse scaricato interamente sulle spalle dei contribuenti. Il governo islandese non aveva battuto ciglio: anzi, in quattro e quattr'otto aveva messo a punto la finanziaria lacrime e sangue che il Fondo monetario esigeva come garanzia. In pratica, si chiedeva a ogni islandese un pagamento medio di 100 euro al mese per 15 anni.

Banche: per Credit Suisse 3 su 4 in Europa a rischio aumento di capitale


MILANO (Finanza.com)

Una revisione più stringente degli stress test condotti a luglio dalla European Banking Authority (Eba) imporrebbe il reperimento di nuove risorse per 66 delle 89 banche sottoposte all’esame.

martedì 11 ottobre 2011

La guerra di Piero


Piero Follesa è un reduce di Nassiriya. La sua guerra continua anche ora che è tornato a casa sua, a Finale Ligure. Piero combatte contro gli incubi annidati nel suo profondo. Combatte contro uno stato di ansia e di nervosismo continuo, accumulato nel periodo vissuto sotto assedio in Afghanistan, e ora troppo difficile da mettersi alle spalle. Piero combatte anche contro la depressione, l'insoddisfazione di un marito e di un padre che non riesce a dedicarsi alla famiglia come vorrebbe. Piero prigioniero di raptus assurdi, Piero che si ritrova a battere la testa contro il muro, di notte, in camera sua. Piero nel panico una volta realizzato di aver messo pesantemente le mani addosso a suo figlio, senza motivo, almeno apparentemente. In realtà il motivo esiste, gli è stato diagnosticato, e si chiama "Post traumatic stress disorder".

mercoledì 5 ottobre 2011

Previdenza: l'erba del vicino è più verde della nostra?

            Considerato il contesto particolarmente travagliato che sta vivendo il sistema previdenziale, dove spesso si fanno raffronti più o meno attendibili con i partners europei, riteniamo utile un approfondimento per verificare come stanno veramente le cose negli altri paesi.
Le fonti prese in considerazione sono quelle “ufficiali” di Francia, Germania, Italia e Spagna.  La prima parte, inizia con l’analisi del sistema Francese, per poi proseguire con gli altri paesi sopra evidenziati
 Il regime francese di protezione sociale

lunedì 3 ottobre 2011

Banchieri o golpisti?


Mi ha fatto male leggere la lettera segreta della Banca centrale europea al governo italiano. E' anche vero però che non tutti gli schiaffi vengono per nuocere. Dopotutto lo scoop del Corriere della Sera di giovedì scorso ha avuto il merito di renderci consapevoli della realtà. Una realtà durissima, che vede il popolo italiano espropriato delle sue prerogative sovrane: il governo e il parlamento ostaggi

giovedì 29 settembre 2011

Capire Prato


Ieri mattina all'ora di pranzo mi sono imbattuto in mezzora di televisione ad alta qualità. Corrado Augias ha intervistato simultaneamente un uomo e una donna: un imprenditore-scrittore e una regista, entrambi di Prato. Le vicende della loro città sono al centro dei rispettivi ultimi lavori, che il programma di Augias ha provveduto sommariamente a presentare: così la regista, Teresa Paoli, ha commentato alcuni brevi stralci del documentario "Di tessuti e di altre storie", vincitore del Premio Ilaria Alpi 2011; mentre l'imprenditore-scrittore, Edoardo Nesi, è stato sollecitato a partire da alcuni estratti del libro "Storia della mia gente", vincitore dell'ultimo Premio Strega. Entrambe le presentazioni mi hanno messo addosso una tale smania che nel pomeriggio stesso sono corso al computer a divorarmi per intero sia il documentario che il libro.

lunedì 26 settembre 2011

Sovranità alimentare, per tutti


Gli ultimi dati della Fao, sentinella mondiale anti-denutrizione, ci dicono che oggi nel mondo una persona su 6 sta soffrendo la fame. La prima cosa che pensi per spiegarti questo dato umiliante è che il cibo non sia abbastanza per tutti. In realtà gli stessi dati Fao attestano che ci sarebbe da mangiare per 12 miliardi di persone, quasi il doppio degli abitanti del pianeta. Quindi il problema (aumento della popolazione permettendo) non è di scarsità, quanto di accesso.

giovedì 22 settembre 2011

L'I-pad sporco di sangue


Dall'inizio del 2010, nelle fabbriche cinesi che lavorano per la Apple 16 operai si sono tolti la vita lanciandosi dai tetti dello stabilimento. Età media 20 anni. Ragazzi e ragazze vittime di capitalisti senza scrupoli, che pur di aumentare i margini di profitto sono disposti a rendere disumane le condizioni di vita dei dipendenti. Con turni di 10 ore al giorno (più altre 80 mensili di straordinario), la giornata tipo di un operaio informatico cinese non contempla spazio per il tempo libero. Si passa dal capannone ai dormitori e viceversa, riposandosi dentro camerate da 25 letti, e vivendo in funzione dei ritmi produttivi di una fabbrica che non si ferma mai. Il giorno di riposo è uno ogni 2 settimane. I sindacati sono fuori legge.

giovedì 15 settembre 2011

Quando il debito diventa odioso




C'è un documentario greco che sta spopolando in rete. Si chiama Debtocracy, e (come si intuisce dal titolo) ha per argomento il cappio del debito pubblico, che oggi più che mai si sta stringendo al collo di molte democrazie euromediterranee. Il documentario prende le mosse dalla nozione di "debito odioso", coniata dal giurista russo Alexandre Sack quasi un secolo fa. Un debito pubblico si merita secondo Sack questo marchio infamante se risponde a tre requisiti: 1) è stato contratto dai capi di stato bypassando completamente la cittadinanza; 2) è stato utilizzato per voci di spesa non rispondenti ai bisogni primari della popolazione; 3) ha goduto dell'indifferenza o della complicità del creditore, che minimamente si è interessato a un utilizzo del prestito secondo criteri di bene comune.

giovedì 8 settembre 2011

Caro Bonanni ti scrivo



C'è un ministro della Repubblica che, per dileggiare lo sciopero generale dell'altro ieri, paragona i sindacalisti della Cgil a un gruppo di suore apparentemente violentate ma in realtà consenzienti. Ovvero, la mancanza di rispetto più totale per la controparte sindacale, unita a una ironia greve e sessista. Il che basterebbe eccome per sentirsi sdegnati. Peccato che per gli iscritti alla Cisl ci sia un boccone di fiele supplementare da mandare giù: la presenza, accanto al ministro "la sai l'ultima", del segretario Raffaele Bonanni. Un Bonanni straniato e indifferente di fronte alla bordata anti-sindacale e anti-femminile di Maurizio Sacconi.

martedì 6 settembre 2011

C'era una volta lo statuto dei lavoratori


Oggi il sindacato nazionale con il più alto numero di lavoratori iscritti è sceso in piazza con una giornata di sciopero generale. Operai e impiegati della Cgil hanno fermato treni, disertato sportelli d'ufficio e interrotto catene di montaggio. Lo hanno fatto per protestare contro la manovra finanziaria del governo Berlusconi, e soprattutto contro l'articolo 8 di tale legge. Cosa prevede questo articolo 8? Il suo contenuto è dirompente, e per essere spiegato con parole comprensibili a tutti necessita di una premessa.

sabato 3 settembre 2011

Mi fido di te

A me più della crisi economica fa paura la crisi relazionale. Quella che ci rende diffidenti l'uno dell'altro, che ci fa chiedere ai politici ronde notturne anziché centri di aggregazione, che inaridisce le nostre relazioni di vicinato, che ci fa vedere stupratori e pedofili a ogni angolo della strada, che ci fa rinchiudere e blindare in noi stessi, che insomma ci impoverisce non meno delle manovre lacrime e sangue di Tremonti.

lunedì 29 agosto 2011

L'Italia dei disonesti

Le ricchezze dell'Italia sono distribuite tutt'altro che equamente. Bankitalia stima che la metà dei soldi del Belpaese (intesi come risparmi più patrimoni) è in mano ad appena il 10% della popolazione. Servirebbero politiche pubbliche di redistribuzione, per ridurre il divario e garantire anche ai meno abbienti un ventaglio accettabile di diritti: dalla salute all'istruzione, dalla possibilità di muoversi a quella di informarsi e comunicare. Peccato però che le casse dello Stato e degli enti locali, ora più che mai, piangano miseria. Una miseria che fa tornare d'attualità il male endemico della nostra amata penisola: l'evasione fiscale.

mercoledì 24 agosto 2011

Proibizionismo, effetti collaterali


Da sempre i nostri governi stanno combattendo le tossicodipendenze a colpi di divieti. Illegale l'eroina, illegali la cannabis, la cocaina, le droghe sintetiche... Inseguendo l'utopia di debellare completamente l'uso di tali sostanze, abbiamo di fatto regalato un businness miliardario al mondo del crimine organizzato, che ovviamente non si fa scrupoli etici in materia di gestione.

giovedì 18 agosto 2011

Finché c'è Kim c'è sindacato

Kim Jin Suk ha 52 anni e una tempra invidiabile. Dal gennaio di quest’anno vive arrampicata su una gru del porto di Busan, in Corea del Sud, a 35 metri di altezza. Kim non è una acrobata circense, né tantomeno una bestia da reality. Nella vita fa la sindacalista. Sa cosa vuol dire lottare: specialmente quando la propria azienda (la multinazionale dei cantieri navali Hanjin) salta fuori con un licenziamento in blocco di 400 lavoratori; senza discussioni e senza condizioni. Si poteva chinare la testa,

martedì 16 agosto 2011

L'avvocato dei diritti umani

La sede del Gruppo Protezione Diritti Umani di Kharkiv e' un bugigattolo semiclandestino di via Ivanova. Per accedervi bisogna avventurarsi dentro un cortile interno labirintico, e chiedere ripetutamente informazioni ai residenti in entrata e uscita dai portoni. Il locale al piano terra e' spartano e senza pretese. Ma l'apparenza inganna,

lunedì 15 agosto 2011

Un'altra Kharkiv

I treni dell'Ucraina assomigliano a signore attempate che con gli anni non hanno perso l'eleganza, lo smalto e la voglia di vivere. I treni dell'Ucraina costano poco perfino per le tasche degli ucraini. Viaggiano sempre pieni, preferibilmente di notte. Gia', perche' anche in terza classe sul treno a lunga percorrenza Kiev-Kharkiv si riesce a dormire.

domenica 14 agosto 2011

Siamo tutti metallari

La mia passione smodata per l'Ucraina ha a che fare con le bizzarrie del sorteggio di Europa League, che nel giro di tre anni (pescando alla cieca fra decine di squadre del vecchio continente) ha abbinato per due volte la Sampdoria ai gialloblu del Metalist Kharkiv. Kharkiv e' una citta' di 500mila abitanti al confine con la Russia, a 12 ore di treno da Kiev. Il 99% degli italiani ne ignorera' perfino l'esistenza. Io invece ci sono stato gia' due volte: la prima volta come una sfida, per correre dietro la mia squadra del cuore fino all'angolo piu' remoto dell'Europa dell'est; la seconda volta come una rimpatriata, per ritrovare le facce, i paesaggi e gli odori di cui mi ero clamorosamente innamorato.
Oggi il mio personalissimo gemellaggio con i tifosi del Metalist vive quindi la sua terza puntata. Ci incontriamo a Kiev, dove la compagine "metallara" gioca in trasferta una delle partite d'avvio della serie A ucraina. Ci incontriamo grazie alla costanza di Misha, un informatico di 23 anni che in questi mesi non ha mai smesso di tenermi al corrente sulle vicende della sua squadra, alimentando in me la scimmia di tornare da loro prima o poi. E allora rieccoci insieme, dentro il bailamme sensazionale della stazione piu' maestosa e piu' affollata che conosca. Soffitti altissimi, lampadari galattici, sale d'attesa a perdita d'occhio: moderna e antica, da un lato sovietica, dall'altro futurista; un miracolo d'architettura, vedere per credere.
Misha e i suoi due amici hanno le idee chiare su tempi e programmi. E' pomeriggio, mancano ancora 3 ore al fischio d'inizio, ma dalla loro andatura forsennata sembra che le cose da fare prima dello stadio non manchino. Ci imbuchiamo nel tunnel della metropolitana, che fra le poche eredita' positive lasciate dall'economia di regime occupa sicuramente un posto d'onore. Scendendo sulle scale mobili a precipizio e incuneandosi sotto archi trionfali, muri piastrellati e lucernari d'antan, sembra proprio di tornare indietro agli anni 70. E' tutto vecchio, dai cartelli indicatori ai vagoni del trenino fino ai sedili in cuoio: ma allo stesso tempo tutto pulito e perfettamente funzionante. Ci avventuriamo sulla linea  in direzione nord, per poi scendere alla fermata Obolon: il quartiere che da' il nome non solo all'avversaria di stasera del Metalist, ma anche alla birra piu' amata dagli ucraini. E non a caso, una volta sbucati nel solito anfiteatro di periferia (dinosauri di 30 piani made in Urss, viali a 4 corsie sparati verso ogni direzione), la nostra prima tappa e' proprio lo stabilimento della birra nazionale. Ci uniamo a una processione di camionisti coi baffoni, in coda davanti al punto vendita esterno alla fabbrica. I ragazzi fanno scorta di bottiglie, brindano alla prossima vittoria e scattano foto ricordo: sembra un rito da ripetere sempre uguale a ogni trasferta a Obolon, e in effetti la compagnia mi conferma che e' cosi'. La trasferta di oggi e' molto apprezzata da Misha e compagni anche perche', come se non bastasse, vicino allo stadio e' stata avvistata pure una spiaggia. Non siamo al mare, ma al fiume: un serpente infinito chiamato Dnepr, che per ampiezza di bacino supera abbondantemente il nostro Arno. L'acqua a ben vedere ha un colore poco rassicurante, e sul Kyiv Post avevo letto che da quest'anno la balneazione del fiume nella capitale era stata interdetta. Ma i vacanzieri proletari di Obolon non stanno troppo a sottilizzare: si tuffano tutti o quasi, famiglie al completo, facendosi anche delle gran belle nuotate. L'arenile poi e' pulito e ben tenuto, con quei grattacieli sovietici subito dietro la spiaggia che fanno molto "Sognando la California (lato B)". Insomma, si sta bene. E difatti i miei amici metallari non si fanno pregare, regalandosi un godurioso bagno in mutande.
Il tempo di ricomporsi e rifocillarsi con gli ultimi panini di mamuska rimasti nello zainetto, ed ecco che scocca l'ora dello stadio. Il campo dell'Obolon si erge nel bel mezzo della zona residenziale, con la capienza di una nostra tonnara di C2: c'e' una bella tribuna, una mini gradinata sull'altro lato lungo del rettangolo, e neanche l'ombra di una curva. Il prato in compenso e' bellissimo, e molto vicino agli spalti. Davanti al cancello del settore ospiti conto anche due centinaia di tifosi metallari materializzatisi in ultima battuta sul piazzaletto. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per divertirsi. 
Misha mi porge di soppiatto un biglietto d'ingresso, e io faccio per chiedergli quanto gli devo. Ma subito dopo mi accorgo che i tagliandi arrivano non dalla biglietteria bensi' dalle mani insospettabili di un poliziotto: i foglietti volano di mano in mano come fossero volantini. Sembra un sogno. Ma com'e' questa manna del settore ospiti gratis? "Sono accordi fra le societa', a noi nelle trasferte lunghe i biglietti ce li regalano quasi sempre", e' la delucidazione di Misha, che accresce sempre piu' in me un senso estatico di capogiro. Noi in Italia ci stiamo disabituando (tra tessere, blindature e prefiltraggi), mentre qui la serie A ha ancora il sapore di una festa di popolo. Una festa che dura 90 minuti, coi ragazzi e le ragazze del Metalist che mi coinvolgono nei cori: col tamburo, con le sciarpe, col megafono, con tanta voce e niente alcol. Il calore del tifo e' cosi' alto che l'attenzione per la partita in se' diventa relativa. In alcuni frangenti mi scopro l'unico spettatore attento dello spicchio gialloblu, mentre i miei vicini di gradinata si concentrano solo e soltanto a cantare. Per la cronaca, le emozioni e i gol non mancheranno, anche per "merito" di un arbitraggio molto approssimativo e di un rigore per parte inventato di sana pianta. Il Metalist si mostra debole in difesa e forte in attacco, dove il brasiliano Tyson sfoggia numeri da campione vero. Finisce 3-3, e non e' un bel risultato per il Metalist, che come ogni anno affronta il campionato con l'obiettivo dichiarato di una qualificazione europea. "This is football", sorride amaro Misha. Ma le emozioni per me non sono ancora finite: c'e' ancora tempo per un autostop d'emergenza in seconda serata, con 5 passeggeri stipati nell'Alfa Romeo rossa di un buon samaritano. E poi ancora di corsa, fino all'appuntamento con il treno agganciato per un soffio, a mezzanotte e mezzo, nel ventre sempre in ebollizione della meravigliosa stazione di Kiev. Il viaggio continua. 
            

sabato 13 agosto 2011

Ucraina: democrazia in bilico

Lo stato di salute di una democrazia si misura a partire dai diritti delle opposizioni. Chi critica il governo ha la possibilita' di farlo pubblicamente e liberamente? Oppure viene continuamente tartassato, ostacolato e messo a tacere da chi controlla le leve del potere? Nell'Ucraina di oggi, purtroppo, vale "la seconda che hai detto". La leader del principale partito di opposizione di Kiev (a capo dell'esecutivo fino alle elezioni dello scorso anno) e' stata messa in carcere due settimane fa insieme al suo ex ministro degli interni.
Julia Timoshenko, 50enne pasionaria della rivoluzione arancione del 2004, e' accusata di aver danneggiato l'interesse nazionale nel contratto di fornitura di gas sottoscritto con la Russia nel 2009: contratto che in effetti ha visto le bollette del riscaldamento delle famiglie ucraine impennarsi, ma che probabilmente e' stato frutto di un rapporto di forze nettamente sbilanciato dalla parte di Mosca, con la multinazionale russa Gazprom libera di ricattare e di imporre le proprie condizioni in quanto unico vero fornitore. L'accordo, salutato al tempo con sollievo anche da noi europei d'occidente (che tuttora riceviamo buona parte del nostro gas dalla Russia via Ucraina), meriterebbe forse di essere ridiscusso e approfondito dalla attuale leadership ucraina, fra l'altro molto piu' gradita al Cremlino rispetto al precedente ticket Yuschenko-Timoshenko. Ma la carcerazione della Timoshenko sembra avere poco se non niente a che fare con la risoluzione del problema gas. Piuttosto, la mossa del presidente Yanukovich sa molto di rappresaglia a fini meramente politici: qui a Kiev i tempi della giustizia sono molto veloci, e la condanna e' nell'aria, prevista entro fine anno; la Timoshenko rischia 10 anni di galera, e un conseguente fuorigioco per tutte le prossime scadenze elettorali.
Mentre le cancellerie occidentali si affrettano a comunicare il proprio disappunto per l'arresto di due settimane fa, la gente di Kiev sembra vivere questo travaglio in preda a una indifferenza paranoica. Da noi se un Romano Prodi della situazione finisse dietro le sbarre prima della sentenza e con simili capi d'accusa, mi immagino in quale pandemonio saremmo in grado di far precipitare le strade e le piazze di Roma. Qui a Kiev, invece, davanti ai cancelli del tribunale dove si sta celebrando il processo sono assiepate solo poche centinaia di persone: molti pensionati, pochissimi ragazzi. Uno di questi pochi e' Vasa, biondissimo studente di ingegneria, armato della pazienza necessaria per rispondere alle mie domande maccheroniche e stralunate: "Purtroppo la gente ha perso fiducia nella democrazia. Nel 2004 per protestare contro le elezioni truccate e convincere lo stesso Yanukovich a dimettersi eravamo centinaia di migliaia, assiepati in queste stesse tende su questo stesso viale. La gente vedeva in Julia Timoshenko un futuro migliore, vicino all'Europa. Oggi invece sono piu' i poliziotti di noi manifestanti. Il popolo non ha visto miglioramenti, ma al contrario, sempre la stessa corruzione. Siamo stanchi, cosi' rischiamo di non capire che da questo processo non dipende solo il futuro della Timoshenko, ma della nostra democrazia tutta".
Ieri mattina gli avvocati della Timoshenko hanno presentato un ricorso a una sorta di tribunale del riesame, per chiedere la scarcerazione della ex premier in attesa della sentenza. Ma non c'e' stato niente da fare. Il giudice ha confermato la custodia cautelare, a seguito di un presunto comportamento gravemente irrispettoso - da parte della bionda piu' chiacchierata di Ucraina - nei confronti della corte. L'ennesima batosta per Julia e il suo gruppetto di pensionati supporter, che sembrano sempre piu' corpi estranei e fuori sintonia rispetto al popolo dello shopping in transito davanti al tribunale, sul marciapiede mondano del vialone Kresciatik.
La mia giornata da blogger d'assalto prosegue nel pomeriggio alla sede del Kyiv Post, uno dei fenomeni culturali piu' interessanti e innovativi dell'Ucraina postsovietica. Si tratta di un quotidiano ucraino con giornalisti ucraini e notizie ucraine, ma interamente scritto in lingua inglese. Con una tiratura di 25mila copie giornaliere, rappresenta uno strumento d'elite dedicato al mondo dei diplomatici, degli intellettuali e degli uomini d'affari stranieri. Dopo averlo avvistato in Italia attraverso internet, oggi finalmente me lo ritrovo fra le mani in versione cartacea, ammirandone la veste grafica di prima grandezza. Pur piombando in redazione senza alcun preavviso, il personale mi riceve con cordialita'. A prendermi in cura e' una certa Oksana, responsabile delle sezioni Economia e Tempo Libero. Mi da' appuntamento per cena: nel frattempo riesco a fare capolino fra i desk, notando una eta' media impensabile per i nostri standard gerontocratici, insieme a una maggioranza schiacciante di firme femminili. Qualche ora dopo, davanti a un te' e a una torta di mele deliziosa, Oksana aggiungera' al mio puzzle politico dell'Ucraina altri tasselli importanti: "Negli ultimi anni la Timoshenko ha dato un'immagine di se' troppo arrivista, che le ha alienato la simpatia della gente. La rottura con l'ex presidente Yuschenko e' stata imperdonabile, se si fossero presentati insieme alle elezioni presidenziali del 2010 avrebbe vinto sicuramente uno di loro due". Poi Oksana mi racconta di lei, del suo lavoro da giornalista in Ucraina, con le luci e le ombre annesse e connesse: "Lavoro al Kyiv Post da tre anni, e il giornale e' libero, con proprietari esteri: prima una multinazionale americana, oggi un imprenditore anglo-pachistano. Riusciamo a fare bene il lavoro di giornalisti, che e' quello di avere un approccio critico verso il potere. I nostri editoriali sull'arresto della Timoshenko pero' ci stanno creando dei problemi: gli sponsor hanno mugugnato, gradirebbero una linea piu' prudente, probabilmente temono dei contraccolpi negativi da parte del governo". Il sogno di Oksana e' quello di misurarsi con una opportunita' professionale all'estero: "Non per sempre, ma comunque per un periodo significativo. Tempo fa avevo preso contatti con una testata in Repubblica Ceca, chiedendo all'ambasciata un visto di 8 mesi. Mi hanno concesso solo 2 settimane". Dimentico all'improvviso la torta di mele, mi vergogno in quanto rappresentante dell'Europa fortezza anti-immigrati che discrimina perfino le giornaliste, e comincio a pendere dalle labbra di questa ragazza: padrona di due lauree, di sogni al plurale e di un inglese mille volte migliore del mio, imparato perdipiu' senza uno straccio di esperienza in un paese anglofono. Finche' esistono persone come lei, in un'Ucraina e in un'Europa migliore si puo' ancora sperare.          

martedì 9 agosto 2011

Campania Libera

Pasquale ha 26 anni, un sorriso contagioso e una vena canora non indifferente: se non funziona l'autoradio lui nemmeno mette in moto. Giuseppe è nato da genitori nigeriani, ma la sua prima lingua è il napoletano: scugnizzo di seconda generazione. Ettore di anni ne ha 20, ma di patente ancora non se ne parla; per due volte è stato bocciato all'esame; dice che con 1000 euro da queste parti un test superato si può anche comprare, e preso dallo sconforto sta rischiando seriamente di cadere in tentazione. Fabio è fra i più piccoli della compagnia: ancora adolescente, prima geometri, ma con due occhi verdi e molto, molto svegli. Dicono che sia bravissimo a giocare a pallone e che le giovanili del Napoli siano un traguardo alla sua portata. Ma soprattutto Fabio è il figlio di Pasquale Spierto, boss camorrista ergastolano che fino a tre anni fa era il padrone di casa in questa villa di via Ruffini, nel centro di San Cipriano d'Aversa, il cuore di Gomorra. Ora la villa ha cambiato faccia: è stato affidata a una cooperativa della rete di Libera, l'associazione antimafia di don Luigi Ciotti. E' diventata casa di una comunità per disabili psichici, e un punto di incontro aperto a tutta la cittadinanza. L'alto muro di cinta è stato volutamente ed emblematicamente squarciato, a testimoniare la nuova filosofia di gestione: da luogo di soggezione a sede di campi scout in estate, di gite scolastiche in inverno, e di giochi e di doposcuola a getto continuo per tutti i ragazzini del paese. E la vittoria più bella per i responsabili della cooperativa è che Fabio non ha smesso di sentirsi a casa in questo posto, scegliendo di condividere un percorso educativo opposto a quello respirato in famiglia negli anni dell'infanzia.
In un territorio dove il turismo non sanno nemmeno cosa sia - così come il codice della strada e la pianificazione urbanistica... - le facce degli scout in trasferta nei campi di Libera sono le uniche presenze non indigene del paese. I nostri fazzolettoni colorati entrano nei bar e nei negozi di San Cipriano, e calamitano l'attenzione degli abitanti. "Ormai è il terzo anno che ospitiamo i clan Agesci del nord e centro Italia - ricorda Raffaella, una delle responsabili di Libera Caserta - la gente sta cominciando a percepire la vostra presenza come familiare". I più coraggiosi in effetti salutano per primi e cercano di attaccare discorso. Sono curiosi, vogliono sapere cosa facciamo, per quanto tempo ci tratteniamo. E noi non chiediamo altro. L'interazione è divertente. Non ce l'aspettavamo di trovarci ad abitare nel pieno del centro storico. Credevamo di stazionare in una fattoria sperduta. Invece l'agricoltura è solo una delle tante attività proposteci dagli animatori di Libera. Ogni mattina noi scout ci dividiamo in gruppetti e ogni giorno cambiamo "mestiere": oltre alla raccolta dei pomodori c'è l'attività di falegnameria, per dotare di cestini e panchine l'unica piazza degna di questo nome di San Cipriano. E poi, fiore all'occhiello della rete di cooperative antimafia, un ristorante pizzeria che dà lavoro a ragazzi down e altre persone svantaggiate. Il nome è tutto un programma: "Nuova cucina organizzata", a mò di sberleffo alla tristemente nota "Nuova camorra organizzata". Noi diamo una mano ai fornelli, in sala e nel servizio catering. E la penultima sera ci regaliamo finalmente una serata da clienti, per gustare una pizza che resterà per sempre nei nostri cuori.
La cosa più bella di tutto questo è che i guaglioni gravitanti intorno alla villa dove abitiamo non si limitano a scherzare con noi o a sfidarci a ping-pong e biliardino. Passano con noi proprio tutta la giornata. Anche la mattina a consegnare pasti e sminuzzare il legno. Anche il pomeriggio ad ascoltare le testimonianze delle persone della zona (giornalisti, avvocati, commercianti, carabinieri) che vivono in prima linea la lotta alle prepotenze della camorra, e che intessono i loro vissuti nella figura quasi mitica di don Giuseppe Diana: il prete amante della legalità ucciso dai casalesi nel 1994, diventato il punto di riferimento ideale e il marchio di qualità dell'impegno di Libera sul territorio. "Saviano ci ha aiutato tantissimo per richiamare l'attenzione della società civile e dello stato italiano sulla nostra provincia - riflette Tonino, un altro dei capisaldi di Libera Caserta - Ma allo stesso tempo ci preme sganciarci al più presto dall'etichetta di terra di Gomorra, che comunica pessimismo e mancanza di vie d'uscita. Noi preferiamo un'altra etichetta: le terre di don Peppe Diana". Quando vedono i loro ex gianburrasca sgobbare ed imparare insieme a noi nelle attività di volontariato e di dibattito, gli operatori del bene confiscato di via Ruffini gongolano a metà fra l'euforia e la commozione: "Il primo anno erano ingestibili, si menavano, facevano danni, dovevo mandarli via a calci - confessa il subcomandante Beppe, con la voce rotta dalla commozione davanti a un mare di scout - ma poi il nostro rapporto è migliorato, sempre di più, sempre di più...". La voglia di condividere emozioni con noi è tantissima: questi ragazzi sono affamati di umanità. La loro genuinità sguaiata e i loro occhiali scuri da tamarri ci conquistano. Il giorno prima dei saluti si lasciano andare a progetti impensabili: "Gli scout so' belli. Il prossimo anno ci iscriviamo nel gruppo di Aversa. Vogliamo imparare, per far nascere gli scout anche qui a San Cipriano". Magari sarebbe la chiave giusta per stanare di casa anche la componente femminile della gioventù paesana, al momento oppressa, perlopiù, sotto il giogo di una società maschilista e di una vita mondana ridotta al lumicino.
Il sabato mattina ci congediamo con le ultime foto ricordo e con la fragranza dei cornetti appena sfornati dalla pasticceria, di cui Pasquale ci omaggia come superbo regalo di arrivederci. Arrivederci, appunto. Perché l'invito ai guaglioni di San Cipriano a venirci a trovare un weekend di questi a Peccioli è stato formulato, e già si vocifera la prima settimana di settembre come data probabile per il nostro sdebitamento in materia di accoglienza e guasconeria. La nostra personalissima festa per i 150 anni di Italia unita è solo alla fine del primo tempo. 

lunedì 8 agosto 2011

Un nuovo meraviglioso articolo 18

Castelvolturno è una cittadina della costa casertana dove, su 18mila abitanti, due terzi sono africani: in maggioranza ghanesi, ma anche provenienti da paesi vicini del golfo di Guinea, come Liberia, Nigeria o Burkina Faso. Questi ragazzi sono nella quasi totalità dei casi vittime di sfruttamento: lavorano a giornata nei campi di pomodori e soprattutto nei cantieri edili della camorra. Senza documenti, senza protezioni, senza dignità, a volte anche senza tetto. La township ghanese di fronte al mare della Campania si è creata a partire da un processo originato negli anni 80, con il terremoto dell'Irpinia e con i sopravvissuti al sisma trasferiti d'emergenza nelle seconde case dei villeggianti di Castelvolturno. Come in un film già visto, l'emergenza si è poi cronicizzata, trasformando la località domizia da perla balneare a lazzeretto degradato. Il resto lo ha fatto l'inquinamento degli ultimi anni, che dal Volturno si è riversato in mare rendendo il litorale della zona non più balneabile. E' così che Castelvolturno è precipitata a poco a poco in un buco nero dei diritti umani. Nella Forte dei Marmi del sud divenuta città fantasma si è riversata la marea nera di migranti africani in cerca di un ricovero di fortuna. E la criminalità organizzata ci si è lanciata sopra con la solita spietatezza. "Questi ragazzi sono sfruttati già a partire dagli affitti esosi che sono costretti a pagare per vivere nelle ex case turistiche abbandonate - mi racconta Gianluca Castaldi, responsabile immigrazione della Caritas di Caserta - la camorra esige una tariffa anche per far mettere il materasso dentro un grande capannone sventrato". Una giornata di lavoro nei cantieri senza diritti e senza orari è pagata 30 euro se va bene. "Altrimenti - rincara la dose Gianluca - i soldi possono anche non arrivare, e i carabinieri invece di aiutare questi ragazzi spesso si uniscono loro stessi alla catena delle vessazioni, saccheggiando le abitazioni dei ghanesi e portando loro via gli effetti personali".
Sembra un incubo, e in effetti lo è per moltissimi. Eppure questi ragazzi non si sono dati per vinti. In tanti di loro non hanno smesso di chiedere aiuto, di denunciare i soprusi, di organizzare scioperi e di intentare cause in tribunale. E proprio da un palazzo di giustizia è filtrato, giusto un mese fa, un raggio di speranza di valore inestimabile. La Caritas e gli avvocati dei migranti si sono appigliati all'articolo 18. Ma non a quello dello statuto dei lavoratori (difficile da far valere quando il lavoro è completamente in nero). Bensì quello del testo unico dell'immigrazione, organizzato intorno alla tanto contestata legge Bossi-Fini. Ebbene, l'articolo 18 di tale legge conferisce un diritto di protezione e di tutela (con tanto di permesso di soggiorno) agli immigrati senza documenti vittime di sfruttamento. "Nella legge - spiega Gianluca - viene portato un solo esempio esplicito, quello delle prostitute vittime del racket. Noi abbiamo tentato di allargare il campo di applicazione del provvedimento, chiedendo che venisse fatto valere anche per tutti gli immigrati vittime di altri tipi di sfruttamento".
Gianluca e la sua squadra hanno selezionato, fra le tante di Castelvolturno, quattro denunce particolarmente solide dal punto di vista del materiale probatorio. Un muratore tenuto prigioniero giorno e notte nel cantiere, un panettiere costretto a lavorare con una impastatrice troppo veloce e quindi pericolosa (perse tre dita), un carrozziere schiavizzato e seviziato nella vicina Casal di Principe... I ragazzi sono andati in aula a testimoniare, hanno portato riscontri e particolari atti a incastrare i loro caporali. E il giudice di Santa Maria Capua Vetere ha dato loro ragione, con una sentenza storica che ora crea un precedente. Si apre cioè la strada per altre decine e decine di ricorsi analoghi, basati su questa applicazione più estesa dell'articolo 18 della Bossi-Fini.
Anche di questo si parla oggi nell'assemblea del movimento degli immigrati africani di Caserta, in un sabato pomeriggio tropicale, a un passo dalla bellissima reggia, fra le mura di una vecchia fabbrica dismessa diventata 20 anni fa uno spazio di incontro collettivo. E' qui che la figura di Gianluca diventa epica, assommando al lavoro come dipendente diocesano il ruolo di coordinatore di un centro sociale. Da noi sembra una contraddizioni in termini. A Caserta invece si può, grazie alle idee coraggiose e lungimiranti del vescovo emerito Raffaele Nogaro, capace di unire mondo ecclesiale e galassia antagonista in un binomio commovente; quasi un caso di studio. Le centinaia di ragazzi riuniti in assemblea parlano in inglese e organizzano iniziative: l'8 ottobre scorso attuarono uno sciopero storico contro il caporalato di Castelvolturno; a dicembre si sono travestiti da Babbi Natali e hanno invaso le vie di Caserta per insegnare a ballare la musica raggae e regalare caramelle a chi si dichiarava contro il razzismo. Sempre nei mesi scorsi è stata organizzata una colletta in favore dei cassintegrati (italiani) di una vicina azienda metalmeccanica; e ora all'ordine del giorno c'è un'ennesima manifestazione di piazza in programma il prossimo mese di ottobre. "Quando i ragazzi scendono in strada il traffico cittadino si paralizza - sorride Gianluca - ma la musica raggae piace anche ai casertani, che pian piano si lasciano contagiare nelle rivendicazioni e nella festa".
E al movimento antirazzista non manca il carisma delle donne. Quello di Mary, per esempio, che proprio nei pressi della via Domitiana (il cuore dell'enclave black di Castelvolturno) si è inventata un centro culturale afroitaliano. L'inaugurazione ufficiale sarà a fine mese. Ma la casa è pronta già adesso. C'è uno spazio ristoro, una piccola biblioteca, una sala tv, una sezione di artigianato etnico. "Ha fatto tutto da sola. Prima che arrivasse lei questa casa praticamente non esisteva", la incensa Gianluca, presentandola con tutti gli onori a me e ai miei amici del gruppo scout di Peccioli. Ma Mary non ha assolutamente bisogno di portavoce. Al di là dell'ottimo italiano, ha una forza comunicativa e un'energia appassionata che rapiscono immediatamente l'interlocutore. Mary ci descrive il suo albero dei valori (vedi foto) e ci racconta del suo arrivo a Castelvolturno alla fine degli anni 80: ripercorre i sacrifici che ha fatto per mandare all'università i suoi figli rimasti senza padre. "Ho fatto tutti i lavori: badante, cameriera, ballerina, artista, cuoca... tutto tranne che la prostituta". Fra l'altro, Mary un'artista lo è per davvero. Le pareti del centro culturale sono costellate di quadri dipinti a mano da lei stessa e contenenti messaggi di fratellanza e di denuncia contro i danni del neocolonialismo occidentale in Africa. E poi ci sono svariate gigantografie di Miriam Makeba, la cantante sudafricana contro l'apartheid, che è morta proprio a Castelvolturno, due anni fa, dopo un concerto dedicato ai 4 ragazzi ghanesi assassinati dalla camorra nel 2008. Il centro culturale di Mary non a caso è intitolato a lei. Quattro stanze con dentro un patrimonio dell'umanità non meno prezioso di quelli dell'Unesco. Un baluardo di orgoglio e di dignità della persona che tutti gli italiani dovrebbero visitare.
Un altro mondo è possibile. E comincia da qui.

Per saperne di più: http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/06/29/news/erano_schiavi_avranno_il_permesso_di_soggiorno-18438729/