giovedì 15 dicembre 2011

Camorra alla fiorentina


Che i tentacoli delle mafie si stiano allungando verso il centro-nord Italia non è più una novità. L'ultima conferma arriva da un'inchiesta della Procura antimafia di Firenze, che è riuscita a ottenere il rinvio a giudizio con custodia cautelare di Benedetto e Diocrate D'Innocenzo, padre e figlio, originari di Caserta ma trapiantati in provincia di Pistoia. Da 10 anni a questa parte si dilettavano rilevando aziende toscane in difficoltà economiche per poi saccheggiarne il patrimonio e licenziarne i dipendenti.


Gli investigatori e la cittadinanza devono il grazie più importante a un imprenditore di Castelfiorentino, attivo nel settore giardinaggio, che dopo anni di taglieggiamento ha avuto il coraggio di denunciare il suo socio Benedetto D'Innocenzo: colui che in un primo momento si era rivelato come un buon samaritano, ripianando un debito con l'erario di 300mila euro, ma che col tempo aveva gettato la maschera rivelando il suo vero imprinting criminale. Imprese letteralmente svuotate (magazzini compresi), lavoratrici non pagate e ricattate sessualmente per forzare lettere di dimissioni, sindacalisti minacciati di morte solo perché avevano osato affrontare il titolare campano a muso duro: questa era la politica manageriale applicata dai D'Innocenzo in svariate aziende toscane rilevate da imprenditori in crisi, soprattutto nel ramo tessile di Prato e provincia. La famiglia guadagnava dalle aziende non solo liquidandole da cima a fondo, ma anche facendogli pagare false fatture emesse da società fantasma in loro controllo, così da generare crediti fittizi di Iva e una truffa allo Stato pari a 20 milioni di euro. Indagati (ma non in carcere) ci sono anche due impiegati del Monte dei Paschi, accusati di fare consulenza a Benedetto D'Innocenzo al fine di riciclare e stornare all'estero i denari generati dalla gestione camorristica delle aziende. E oltre agli arresti ci sono i sequestri: beni immobili per 9 milioni di euro, che si spera entrino presto nel giro della riassegnazione e riutilizzo a fini sociali sul modello di Libera.     

Per saperne di più, leggi l'articolo pubblicato ieri sulle pagine fiorentine di Repubblica

1 commento:

  1. è un articolo che mette i brividi addosso ... abituati al confronto civile, al compromesso e non più alle botte, alle violenze, credo sia davvero difficile trovare la forza di reagire a questa forma di intimifazione e "bullismo".
    Difficile, ma estremamente necessario unire le forze e reagire. La mafia e qualsiasi altra forma di malavita organizzata conta sulla paura che incute e sul fatto che, in questa società molto individualista, ognuno si faccia i fatti soui. Ed allora, reagiamo immediatamente, confrontiamoci con gli altri, uniamoci e contrastiamo in modo deciso questi "bulli".
    L'informazione è il primo passo importante e di questo ringrazio chi cura questi blog.
    Il passaggio successivo è cercare relazioni umane che ci consentano di stringere amicizie ed alleanze nel contrasto alla mafia: ci sono già associazioni, Libera ed altre, che si occupano di questi argomenti ... perchè non avvicinarsi a loro?
    un saluto Luigi

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