martedì 9 agosto 2011

Campania Libera

Pasquale ha 26 anni, un sorriso contagioso e una vena canora non indifferente: se non funziona l'autoradio lui nemmeno mette in moto. Giuseppe è nato da genitori nigeriani, ma la sua prima lingua è il napoletano: scugnizzo di seconda generazione. Ettore di anni ne ha 20, ma di patente ancora non se ne parla; per due volte è stato bocciato all'esame; dice che con 1000 euro da queste parti un test superato si può anche comprare, e preso dallo sconforto sta rischiando seriamente di cadere in tentazione. Fabio è fra i più piccoli della compagnia: ancora adolescente, prima geometri, ma con due occhi verdi e molto, molto svegli. Dicono che sia bravissimo a giocare a pallone e che le giovanili del Napoli siano un traguardo alla sua portata. Ma soprattutto Fabio è il figlio di Pasquale Spierto, boss camorrista ergastolano che fino a tre anni fa era il padrone di casa in questa villa di via Ruffini, nel centro di San Cipriano d'Aversa, il cuore di Gomorra. Ora la villa ha cambiato faccia: è stato affidata a una cooperativa della rete di Libera, l'associazione antimafia di don Luigi Ciotti. E' diventata casa di una comunità per disabili psichici, e un punto di incontro aperto a tutta la cittadinanza. L'alto muro di cinta è stato volutamente ed emblematicamente squarciato, a testimoniare la nuova filosofia di gestione: da luogo di soggezione a sede di campi scout in estate, di gite scolastiche in inverno, e di giochi e di doposcuola a getto continuo per tutti i ragazzini del paese. E la vittoria più bella per i responsabili della cooperativa è che Fabio non ha smesso di sentirsi a casa in questo posto, scegliendo di condividere un percorso educativo opposto a quello respirato in famiglia negli anni dell'infanzia.
In un territorio dove il turismo non sanno nemmeno cosa sia - così come il codice della strada e la pianificazione urbanistica... - le facce degli scout in trasferta nei campi di Libera sono le uniche presenze non indigene del paese. I nostri fazzolettoni colorati entrano nei bar e nei negozi di San Cipriano, e calamitano l'attenzione degli abitanti. "Ormai è il terzo anno che ospitiamo i clan Agesci del nord e centro Italia - ricorda Raffaella, una delle responsabili di Libera Caserta - la gente sta cominciando a percepire la vostra presenza come familiare". I più coraggiosi in effetti salutano per primi e cercano di attaccare discorso. Sono curiosi, vogliono sapere cosa facciamo, per quanto tempo ci tratteniamo. E noi non chiediamo altro. L'interazione è divertente. Non ce l'aspettavamo di trovarci ad abitare nel pieno del centro storico. Credevamo di stazionare in una fattoria sperduta. Invece l'agricoltura è solo una delle tante attività proposteci dagli animatori di Libera. Ogni mattina noi scout ci dividiamo in gruppetti e ogni giorno cambiamo "mestiere": oltre alla raccolta dei pomodori c'è l'attività di falegnameria, per dotare di cestini e panchine l'unica piazza degna di questo nome di San Cipriano. E poi, fiore all'occhiello della rete di cooperative antimafia, un ristorante pizzeria che dà lavoro a ragazzi down e altre persone svantaggiate. Il nome è tutto un programma: "Nuova cucina organizzata", a mò di sberleffo alla tristemente nota "Nuova camorra organizzata". Noi diamo una mano ai fornelli, in sala e nel servizio catering. E la penultima sera ci regaliamo finalmente una serata da clienti, per gustare una pizza che resterà per sempre nei nostri cuori.
La cosa più bella di tutto questo è che i guaglioni gravitanti intorno alla villa dove abitiamo non si limitano a scherzare con noi o a sfidarci a ping-pong e biliardino. Passano con noi proprio tutta la giornata. Anche la mattina a consegnare pasti e sminuzzare il legno. Anche il pomeriggio ad ascoltare le testimonianze delle persone della zona (giornalisti, avvocati, commercianti, carabinieri) che vivono in prima linea la lotta alle prepotenze della camorra, e che intessono i loro vissuti nella figura quasi mitica di don Giuseppe Diana: il prete amante della legalità ucciso dai casalesi nel 1994, diventato il punto di riferimento ideale e il marchio di qualità dell'impegno di Libera sul territorio. "Saviano ci ha aiutato tantissimo per richiamare l'attenzione della società civile e dello stato italiano sulla nostra provincia - riflette Tonino, un altro dei capisaldi di Libera Caserta - Ma allo stesso tempo ci preme sganciarci al più presto dall'etichetta di terra di Gomorra, che comunica pessimismo e mancanza di vie d'uscita. Noi preferiamo un'altra etichetta: le terre di don Peppe Diana". Quando vedono i loro ex gianburrasca sgobbare ed imparare insieme a noi nelle attività di volontariato e di dibattito, gli operatori del bene confiscato di via Ruffini gongolano a metà fra l'euforia e la commozione: "Il primo anno erano ingestibili, si menavano, facevano danni, dovevo mandarli via a calci - confessa il subcomandante Beppe, con la voce rotta dalla commozione davanti a un mare di scout - ma poi il nostro rapporto è migliorato, sempre di più, sempre di più...". La voglia di condividere emozioni con noi è tantissima: questi ragazzi sono affamati di umanità. La loro genuinità sguaiata e i loro occhiali scuri da tamarri ci conquistano. Il giorno prima dei saluti si lasciano andare a progetti impensabili: "Gli scout so' belli. Il prossimo anno ci iscriviamo nel gruppo di Aversa. Vogliamo imparare, per far nascere gli scout anche qui a San Cipriano". Magari sarebbe la chiave giusta per stanare di casa anche la componente femminile della gioventù paesana, al momento oppressa, perlopiù, sotto il giogo di una società maschilista e di una vita mondana ridotta al lumicino.
Il sabato mattina ci congediamo con le ultime foto ricordo e con la fragranza dei cornetti appena sfornati dalla pasticceria, di cui Pasquale ci omaggia come superbo regalo di arrivederci. Arrivederci, appunto. Perché l'invito ai guaglioni di San Cipriano a venirci a trovare un weekend di questi a Peccioli è stato formulato, e già si vocifera la prima settimana di settembre come data probabile per il nostro sdebitamento in materia di accoglienza e guasconeria. La nostra personalissima festa per i 150 anni di Italia unita è solo alla fine del primo tempo. 

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