tag:blogger.com,1999:blog-17036053380707785422024-03-20T00:05:19.730+01:00Fiba Cisl ToscanaFiba Cisl Toscana - Non di solo lavoro vive l'uomo.Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.comBlogger182125tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-88093534739424165652013-05-23T18:24:00.001+02:002013-05-23T18:24:04.563+02:00Ciao don Gallo<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIzuNey5kw3Kejqz2BmzmRtKnRdYx2hhqoOFrLSOeOD2Peg-xiH1r3vtCt8Viz4sH5x7UVKm5WU2eT0dUGpqPwCXfwsepi_InmFilNcP4ApZixp0FQ7D6etEDYVf4y0rtO1sEkLPDGMQzO/s1600/don+gallo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIzuNey5kw3Kejqz2BmzmRtKnRdYx2hhqoOFrLSOeOD2Peg-xiH1r3vtCt8Viz4sH5x7UVKm5WU2eT0dUGpqPwCXfwsepi_InmFilNcP4ApZixp0FQ7D6etEDYVf4y0rtO1sEkLPDGMQzO/s1600/don+gallo.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 15.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 15.0pt; line-height: 115%;">“Andrea!
Ciao, com’è?”. “Allora bimbo, facciamo il punto”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 15.0pt; line-height: 115%;">Non è
facile, ora che non siamo più seduti a tu per tu in salone o in archivio. Non è
più come prima, quando incrociavamo sguardi d’intesa frammisti a battute,
commenti, confidenze, rassegne stampa, aneddoti; il tutto condito dalle tue
boccate di sigaro cinematografiche e dai miei sbadigli sempre più difficili da
domare, a mano a mano che la notte prendeva il largo. Abitudini spassose
entrate improvvisamente nel libro dei ricordi, ora che apro la porta di San
Benedetto e non ti vedo più. Andrea, ma dove sei?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 15.0pt; line-height: 115%;"></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 15.0pt; line-height: 115%;">Io so che ci
sei. Non ti vedo ma ti sento, ti respiro. Del resto hai dato tutto te stesso
per una vita intera: ti sei spremuto fino all’ultima energia, fino all’ultimo
colloquio, fino all’ultimo palco, fino all’ultimo articolo, fino all’ultima
messa; in corpo non ti è rimasto niente di inespresso o di messo da parte. La
morte ha suonato il gong, è venuta, ma te l’hai fregata, perché ormai non c’era
più niente da portare via. Avevi già lasciato tutto a noi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 15.0pt; line-height: 115%;">Mi piace
pensarti come sparso a macchia d’olio, con un pezzetto di te che continua a
vivere nei cuori di ciascuno di noi, tuoi compagni di strada. A me per esempio
hai lasciato un tesoro immenso: una traccia, un modello di vita da seguire.
Questi otto anni passati insieme mi hanno fatto innamorare del Vangelo di Gesù
e del modo in cui tu, sacerdote, lo annunciavi e lo vivevi. In comunità mi hai
aperto gli occhi e mi hai fatto capire che per essere felici bisogna imparare a
condividere. Sforzarsi di mettere in comune il più possibile: i beni materiali,
il tempo, gli ideali, le paure, la sofferenza, le passioni, la cultura,
l’entusiasmo. Perché solo facendo le cose insieme ci si sente davvero liberi,
umani, e il chicco di grano marcisce, e dà frutto, e la vita passa di mano, e
non finisce.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 15.0pt; line-height: 115%;">Mi hai fatto
riscoprire la figura del prete grazie al tuo talento da fuoriclasse nello
spezzare il pane ovunque: in chiesa, ma anche e soprattutto per strada. Nelle
scuole e ai campi scout, nei teatri e nei bassi dei transessuali, ai concerti
delle rockstar e nei centri islamici, alle riunioni degli industriali e nei
ricoveri per pazienti psichiatrici, ai dibattiti politici in televisione e allo
stadio sotto la gradinata nord, nei salotti buoni e nelle periferie
esistenziali della nostra Genova adorata, dove cercavi Gesù fra i tossici, i
portuali, le prostitute e le canzoni di De André. Eri innamorato dell’umanità e
volevi abbracciarla tutta, senza giudicare, senza escludere niente e nessuno. Avevi fame
di giustizia sociale, sei sceso in piazza migliaia di volte a cantare Bella
Ciao e a difendere i diritti dei più deboli, dei migranti, delle donne, dei
detenuti; eppure non ti sei mai rifugiato sulla torre d’avorio di certi
intellettuali snob: a te piacevano anche le parolacce, te avevi voglia anche di
parlare del Genoa col pescivendolo di via Gramsci, o di fare le ore piccole in
trattoria con un artista al termine del suo spettacolo. Anche per questo mi hai
conquistato: hai fatto del tuo essere prete non una camicia di forza ma un
passpartout, per far saltare i pregiudizi e costruire ponti fra diverse
provenienze e classi sociali. Hai lottato rimanendo sempre coerente al valore
evangelico della povertà, hai sofferto molte volte al fianco della nostra
comunità disordinata, ma alla fine ti sei anche divertito. Tanto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 15.0pt; line-height: 115%;">Voglio
ricordarti con quel sorriso da giamburrasca che sfoggiavi quando concludevi i
tuoi “one man show” srotolando la bandiera della pace; oppure col candore di
quando battezzavi i bambini inneggiando al fiume in piena della vita, e chiamavi
l’applauso delle persone radunate in cerchio intorno all’altare. Alla fine
dell’eucarestia ci salutavi sempre dicendo: “La messa non è finita, la messa
comincia”. E infatti la nostra partita si gioca là fuori, una volta usciti
dalla chiesa, dove ci aspetta un regno di pace e di giustizia da testimoniare e
da costruire insieme. E allora forza, rimbocchiamoci le maniche, su la testa,
don Gallo siamo noi. <o:p></o:p></span></div>
<span style="font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"> <b>Tommaso Giani</b> </span></div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-56866613138994917822013-05-22T15:45:00.001+02:002013-05-22T15:49:31.717+02:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Ringraziamo l'Onorevole Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati, per la sensibilità dimostrata nei confronti dei temi di Terrafutura 2013 e pubblichiamo con piacere il suo messaggio alla Fiba Cisl Toscana, che fin dall'inizio è tra i principali sostenitori e promotori, con il quale saluta tutti gli amici di Terrafutura.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigYyXf38S9ekeZ0tzSUg16sS1K-g8zMlN10VUSU4JBCu-MD4fAaWWESEr1aNWfM5LAq7gSa68W_xxBrE-uHmh_n5eWZiAW7RgLM9obosGbK7U32xw3G5bTXAKanyWtmN8U1D1k7LZAmtLW/s1600/Fiba-CISL+Toscana+copia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigYyXf38S9ekeZ0tzSUg16sS1K-g8zMlN10VUSU4JBCu-MD4fAaWWESEr1aNWfM5LAq7gSa68W_xxBrE-uHmh_n5eWZiAW7RgLM9obosGbK7U32xw3G5bTXAKanyWtmN8U1D1k7LZAmtLW/s640/Fiba-CISL+Toscana+copia.jpg" width="444" /></a></div>
<br /></div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-57470900660442942002013-03-23T18:02:00.000+01:002013-03-23T18:02:41.053+01:00Il paese-cooperativa<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjP8OElcHGm-R69wNYMSQsBvSlpK_yUd80n4IzAKvnT3xDzgPbubmUKt_3umLjfU0UNirXmMEc2d5gczmREiKN02ICPM3usVheJFwbsMNu-NWhcfvG6i-Vx0M4ujto8QMohkGGlhm1ljl7y/s1600/succiso.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjP8OElcHGm-R69wNYMSQsBvSlpK_yUd80n4IzAKvnT3xDzgPbubmUKt_3umLjfU0UNirXmMEc2d5gczmREiKN02ICPM3usVheJFwbsMNu-NWhcfvG6i-Vx0M4ujto8QMohkGGlhm1ljl7y/s320/succiso.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Fino a 20 anni fa Succiso era un paesino sfigato come tanti: sperduto sull'Appennino Emiliano, sempre più desertificato dallo spopolamento. Anche il bar e l'alimentari abbassarono la saracinesca negli anni 90, insieme alla scuola e all'ufficio postale. Dopodiché, un'idea rivoluzionaria ha dato il via al colpo di scena: il paesino è rinato, i negozi e gli abitanti sono tornati, insieme al turismo e agli encomi di giornali e tv nazionali. Il segreto del successo è stato il gioco di squadra: gli abitanti di Succiso si sono messi insieme, hanno formato una cooperativa e hanno riaperto bar e negozi tenendo la cassa in comune.<br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
Le basi della ripartenza sono state eccezionalmente solide ed estese. Mettendo insieme le forze e i ricavi, il singolo negozio in difficoltà non rischia più la chiusura, potendo contare sul soccorso delle attività commerciali "sorelle" che attraversano un buon periodo. Negli anni il paese è riuscito a mettere insieme circa 30 soci, impegnati nelle attività più disparate: non solo negozi, ma anche servizi di pubblica utilità come il trasporto scuolabus. Il paese-cooperativa ha retto meglio di altri l'impatto della crisi economica: anzi, Succiso negli ultimi anni ha continuato a espandere le proprie attività: fra gli ingressi più recenti nella cooperativa ci sono stati anche allevatori e contadini. Nei giorni scorsi, grazie forse alla contemporanea visita-studio di un professore universitario giapponese, l'esperimento Succiso si è guadagnato l'attenzione del quotidiano La Repubblica, che ha dedicato al paese reggiano un reportage a tutta pagina, leggibile a questo <a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/03/18/benvenuti-nel-paese-kibbutz-dal-pecorino-al.html?ref=search">link</a>.</div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-82903705758100482312013-03-19T10:26:00.001+01:002013-03-19T10:26:48.313+01:00Nuove forme di colonizzazione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTwI4fU17ioCuKtTaTlxWAJwZh6VQdwXDRs06cE3Wch3PsCmZkW5olsh1Z3HT6FY08DZxO6iN83C6DCNg-MGIZ670Tk4SpnHGCg7mVvNqNv1sbw-oDJMnFgTgqIBWU_LwuZGP1R_F0zxZG/s1600/cipro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTwI4fU17ioCuKtTaTlxWAJwZh6VQdwXDRs06cE3Wch3PsCmZkW5olsh1Z3HT6FY08DZxO6iN83C6DCNg-MGIZ670Tk4SpnHGCg7mVvNqNv1sbw-oDJMnFgTgqIBWU_LwuZGP1R_F0zxZG/s320/cipro.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
E' gravissimo quello che sta succedendo a Cipro in questi giorni: Il Fondo salva-stati dell'Unione Europea è intervenuto con 10 miliardi di nuovi prestiti, concessi però solo a condizione che altri 7 miliardi siano rastrellati con un prelievo forzoso dai conti correnti bancari ciprioti. Decurtazione del 7% dei risparmi sui depositi inferiori ai 100mila euro, e del 10% a quelli superiori alla suddetta soglia. Nel frattempo la rete dei bancomat di Cipro è stata bloccata a tempo indefinito, per evitare che i cittadini possano correre allo sportello a ritirare i loro risparmi.<br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
Il governo di Nicosia è stato messo con le spalle al muro. Privo di sovranità monetaria come tutti i paesi dell'eurozona, e con l'assoluto bisogno di liquidità per salvare le banche dal fallimento, l'unica scelta alternativa all'uscita unilaterale dall'euro era quella di rivolgersi agli aguzzini dell'Unione europea.<br />
Ecco come commenta la notizia l'editorialista del Financial Times Wolfgang Manchau:<br />
<br />
<i style="background-color: white; color: blue; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: large; line-height: 20px; text-align: justify;">Hanno optato per una tassa sul patrimonio pressoché senza progressività. Non c'è nemmeno una deroga per le persone con pochi spiccioli di risparmio. Se si voleva soffiare sul fuoco dell’ insurrezione nel sud Europa, questo è certamente il modo migliore per farlo. Il danno politico di questo accordo sul lungo termine sarà enorme. Nel breve, il pericolo è costituito da una corsa agli sportelli generalizzata e non solo a Cipro. Come nel caso della Grecia, i ministri delle finanze hanno dichiarato : "Non preoccupatevi, questa è una situazione unica". Ma ciò è vero solo in senso strettamente legale.</i><br />
<i style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"></span></span></i><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<br /></div>
<i style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"></span></span></i><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<i><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;">Certo l’haircut sui Bond in Grecia è stato indubbiamente tecnicamente differente dall’haircut Cipriota. Ed entrambi risulteranno differenti da un'eventuale altra manovra del genere fatta altrove. A meno di rinvii dell’ultima ora che dovessero riguardare i piccoli risparmiatori, non si potrebbe che considerare una mossa perfettamente razionale l’eventuale ritiro dei depositi da parte dei risparmiatori Ciproti al fine di cautelarsi da ulteriori haircut o tasse. Lo stesso discorso varrebbe anche per i risparmiatori di altre nazioni del Sud .</span></span></i></div>
<i style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"></span></span></i><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<i><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;">In considerazione del rapporto debito Pil Italiano, o dell'indebitamento combinato e pubblico/privato di Spagna e Portogallo, per questi governi non c'è modo di assicurare autonomamente tutti i depositi bancari. Il salvataggio di Cipro ha dimostrato che le nazioni creditrici insisteranno da ora in poi che qualsiasi salvataggio delle banche venga co-finanziato dai depositanti.</span></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<i><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"><br />La cosa davvero sconcertante è perché la gente non ha ritirato isoldi prima? Non hanno letto i giornali? Che forse hanno avutofiducia nelle promesse del nuovo presidente di Cipro, che dichiarava che non avrebbe mai accettato provvedimenti di questo genere? E perché i depositi non si sono volatilizzati nel resto dell’Europa meridionale? Forse che anche loro si fidano dei loro governi? Continueranno a farlo ora?</span></span></i></div>
<i style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"></span></span></i><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<i><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"><br />Certo nell’Eurozona vi sono alcuni vincoli per arginare la corsa agli sportelli. Alcuni paesi impongono dei limiti di prelievo giornalieri, apparentemente come misura contro il riciclaggio di denaro. Né è facile aprire un conto bancario in un paese straniero. In molti casi, è necessario avere la residenza. Potrebbe essere necessario recarsi di persona, ed è necessario parlare la lingua locale - o almeno l’inglese. Ma tali limitazioni non mi rassicurano più di tanto. Qualora la paura dovesse raggiungere il livello di guardia, la gente agirebbe, e la corsa agli sportelli si trasformerebbe in un processo autoalimentato. Negli ultimi otto mesi si sono sentiti commenti molto compiaciuti riguardo alla crisi della zona euro.</span></span></i></div>
<i style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"></span></span></i><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<i><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"><br />Molte persone avranno anche pensato che la crisi fosse finita, a seguito della garanzia offerta dal presidente della banca centrale Mario Draghi, sulle funzioni di prestatore di ultima istanza della banca stessa. I risparmiatori ora capiranno che se la crisi era finita, era solo perché l’Eurozona aveva trovato una nuova fonte di finanziamento: i loro risparmi.</span></span></i></div>
<div>
<i><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></i></div>
<div>
<span style="font-size: medium;">Questo invece l'articolo allarmato del Fatto Quotidiano che dà notizia dei fatti ciprioti:</span></div>
<div>
<span style="font-size: medium;"><br /></span></div>
<div>
<div align="center" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia; font-size: 14px; line-height: 22px; margin-bottom: 14px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Mentre noi ci gingilliamo con la politica italiana, i ministri delle Finanze europei hanno trovato un modo per<strong style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"> far ripartire la crisi dell’euro</strong> che pareva almeno sopita. <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/16/cipro-accordo-su-piano-salvataggio-prelievo-forzoso-sui-conti-dei-cittadini/532440/" style="background-color: transparent; border-bottom-style: dotted; border-width: 0px 0px 1px; color: rgb(99, 132, 247) !important; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;" target="_self">La decisione dell’eurogruppo, nella notte tra venerdì e sabato, ha sconvolto i mercati mondiali</a>: i soldi per salvare il sistema bancario di Cipro arriveranno in parte dall’Europa e in parte dai conti correnti ciprioti.</div>
<div align="justify" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia; font-size: 14px; line-height: 22px; margin-bottom: 14px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Per la prima volta dall’inizio della crisi i cittadini sono chiamati a sostenere il peso della crisi finanziaria non tramite le tasse, ma direttamente con i propri risparmi, con un <strong style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">prelievo forzoso</strong> che ricorda quello di Giuliano Amato durante la crisi valutaria del 1992</div>
<div align="justify" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia; font-size: 14px; line-height: 22px; margin-bottom: 14px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Lo schema dell’accordo raggiunto a Bruxelles è questo: a Cipro servono circa<strong style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"> 17,5 miliardi</strong> per salvare un sistema bancario in dissesto soprattutto per colpa della crisi della vicina Grecia. Dieci miliardi arriveranno dall’Europa, 5,8 saranno invece prelevati dai conti correnti sotto forma di una<strong style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">tassa una tantum </strong>del 9,9 per cento per i depositi superiori ai 100mila euro e del 6,75 per quelli sotto tale soglia.</div>
<div align="justify" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia; font-size: 14px; line-height: 22px; margin-bottom: 14px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/18/emergenza-a-cipro-oggi-parlamento-decide-sul-prelievo-bancario-si-teme-effetto-contagio/533828/" style="background-color: transparent; border-bottom-style: dotted; border-width: 0px 0px 1px; color: rgb(99, 132, 247) !important; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;" target="_self">Il Parlamento di Cipro deve deliberare il prelievo</a> perché, giuridicamente, si tratta di una imposta straordinaria e, anche se imposta dall’esterno, deve essere ratificata secondo le normali procedure democratiche. Le banche restano chiuse, oggi e per almeno un paio di giorni, per evitare che i conti correnti vengano svuotati nella più classica delle corse agli sportelli (che come conseguenza inevitabile ha il fallimento immediato della banca).</div>
<div align="justify" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia; font-size: 14px; line-height: 22px; margin-bottom: 14px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
In teoria non ci dovremmo preoccupare per un Paese minuscolo come Cipro, che ha un Pil di circa 18 miliardi (quasi 100 volte meno dell’Italia). Non dovrebbero suscitare particolare solidarietà neppure i correntisti ciprioti: molti conti sui cui transitano grosse somme sono spesso riconducibili alla criminalità russa che usa Cipro come base per il riciclaggio. E un<strong style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"> bail out</em></strong>, un salvataggio, da 17 miliardi che impatto può avere sull’intera Unione europea? Se questo ragionamento fosse valido, non saremmo alle prese da quattro anni con il caso della Grecia. Anche perché sui mercati contano i principi, oltre che i numeri. <strong style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Da adesso si sa che, in caso di salvataggio di un Paese in crisi, il costo può essere scaricato anche sui conti correnti</strong>.</div>
<div align="justify" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia; font-size: 14px; line-height: 22px; margin-bottom: 14px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Il clima di ieri sui mercati lo riassume bene la nota di Lars Seier Christensen, amministratore delegato di Saxo Bank: “ Questa è una chiara violazione dei diritti di proprietà fondamentali, dettata ad un piccolo paese da poteri stranieri e deve far rabbrividire ogni correntista europeo”. E la ragione è questa: “Se si può fare una volta, si può fare anche la seconda. Se si può confiscare il <strong style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">10% dei soldi dei clienti di una banca</strong>, si può arrivare fino al 25, al 50 o addirittura al 100%. Credo che adesso vedremo la situazione peggiorare sempre di più, perché i politici faranno qualsiasi cosa pur di mantenere l’euro in vita”, scrive Christensen.</div>
<div align="justify" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia; font-size: 14px; line-height: 22px; margin-bottom: 14px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
L’eurogruppo, pare su ispirazione della Germania (ossessionata dalla solita logica dei compiti a casa e del non fare regali a nessuno), ha scavato una crepa nello scudo di Mario Draghi attorno all’euro. Fino a venerdì eravamo tranquilli che, in caso di necessità, la Bce avrebbe fatto “whatever it takes” (tutto il necessario, secondo la celebre frase di Draghi) per difendere l’euro. Nel caso dell’Italia, troppo grossa per essere salvata dai <strong style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">fondi salva Stati europei</strong>, significherebbe usare la Bce per comprare titoli di Stato o finanziare la ristrutturazione del sistema bancario.</div>
<div align="justify" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia; font-size: 14px; line-height: 22px; margin-bottom: 14px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Ora, invece, si è creato un precedente: prima di usare il<strong style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"> bazooka della Bce</strong> si può chiedere ai risparmiatori di sopportare una parte del prezzo del salvataggio. E se hanno dovuto pagare i ciprioti, figuriamoci se sarebbero risparmiati i ben più ricchi italiani.</div>
<div align="justify" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia; font-size: 14px; line-height: 22px; margin-bottom: 14px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Si balla di nuovo, insomma</strong>. La crisi dell’euro è tornata. E questa volta non è colpa dei mercati brutti e cattivi, ma di politici stupidi e inadeguati alle sfide che la Storia ha chiesto loro di affrontare.</div>
<div align="justify" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia; font-size: 14px; line-height: 22px; margin-bottom: 14px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
In bocca al lupo al prossimo governo italiano. Non avrà vita facile in Europa. </div>
<div align="justify" style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia; font-size: 14px; line-height: 22px; margin-bottom: 14px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
</div>
<i style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"></span></span></i></div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-1216479188766742642013-03-16T10:13:00.004+01:002013-03-16T10:13:49.093+01:00Papa Francesco e la primavera sudamericana<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs1nizXU6pZi-wURVd6vB_yGybT7xZKFQUNOjTRA9RZe8RkDmiA09SdMxh-OtULi_kVtLjkOHZDaQWkXLhvDiwy6gH0hc78nYmyf7Qf8F3S3o79P-bcrfZSmuo4j3t-4hHsdZyQIOE1jAo/s1600/barclays.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs1nizXU6pZi-wURVd6vB_yGybT7xZKFQUNOjTRA9RZe8RkDmiA09SdMxh-OtULi_kVtLjkOHZDaQWkXLhvDiwy6gH0hc78nYmyf7Qf8F3S3o79P-bcrfZSmuo4j3t-4hHsdZyQIOE1jAo/s320/barclays.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
L'unico continente in cui negli ultimi 20 anni si sono ridotte le disuguaglianze fra ricchi e poveri è il Sudamerica: il Sudamerica socialista del Brasile, dell'Argentina, del Venezuela, dell'Ecuador e dell'Uruguay; il Sudamerica di Cristina Fernandez, di Dilma Yussef, di Rafael Correa. E da pochi giorni anche il Sudamerica di Jorge Mario Bergoglio, divenuto non a caso papa col nome pesantissimo di Francesco.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
Nell'ultimo articolo di Sergio Di Cori Modigliani, giornalista free lance osservatore acuto delle società latino-americane avendo vissuto per un lungo periodo in Argentina, la speranza di un papa sostenitore di politiche pubbliche per la promozione dei diritti sociali dei più poveri viene alimentata con convinzione. Di Cori dipinge un Bergoglio a due velocità: zavorrato alla dottrina del Magistero cattolico sui temi della bioetica (matrimoni gay, aborto, ecc.) ma allo stesso tempo schierato su posizioni di avanguardia per quel che riguarda l'economia. Il giornalista riporta uno stralcio di un suo discorso recente riguardo l'ingiustizia del meccanismo del debito pubblico: un grido di denuncia a chiare lettere contro le politiche neo-liberiste di taglio alla spesa pubblica che stanno mietendo povertà su scala globale. Di Cori aggiunge anche che è fuor di dubbio il rapporto di amicizia e di stima reciproca che intercorre fra l'ex vescovo di Buenos Aires e i capi di stato di Argentina ed Ecuador, promotori dei famosi default selettivi che hanno rilanciato lo sviluppo di quei paesi mandando su tutte le furie il Fondo monetario internazionale e i creditori internazionali. Sull'Ecuador in particolare si dice addirittura che fu Bergoglio a ispirare e sostenere la scelta dell'allora neo-presidente Correa di espellere gli ambasciatori vaticani a Quito ("in quota" Opus Dei) sostituendoli con esponenti progressisti dell'ordine dei gesuiti. La speranza è che questa sensibilità progressista del nuovo Papa venga istillata con coraggio anche nel Vecchio Continente, con l'appoggio a nuove politiche keynesiane e con buona pace per i vari Merkel, Monti e Draghi.<br />
L'articolo dice la sua anche riguardo le polemiche sui presunti passi falsi commessi da Bergoglio ai tempi della dittatura di Videla, non smentendo le accuse di mancanza di protezione verso i confratelli gesuiti scomodi al regime, ma aggiungendo che in un secondo momento fu lo stesso Bergoglio ad adoperarsi con alacrità e diplomazia per ottenere che i due religiosi fossero rilasciati.<br />
<br />
Per saperne di più: leggi l'articolo sul <a href="http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/03/un-rivoluzionario-un-santo-un.html">blog</a> di Sergio Di Cori Modigliani. </div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-3906651102521388022013-03-13T18:00:00.002+01:002013-03-13T18:00:31.866+01:00Non chiamateci evasori<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUz6yDgwWaMbYhyphenhyphenizkPIgZ3cbwHNDGvneTLOdCmCqqPSKVXfMQV6Nq1hCn0sfgW2D26SzsaiQwirYAVGsk7ChXDIuv8-1-Y4WhPYsoit0gol4mXviV7iyWuKJ6dQm82URqpL97wBGvFu0M/s1600/presidio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="194" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUz6yDgwWaMbYhyphenhyphenizkPIgZ3cbwHNDGvneTLOdCmCqqPSKVXfMQV6Nq1hCn0sfgW2D26SzsaiQwirYAVGsk7ChXDIuv8-1-Y4WhPYsoit0gol4mXviV7iyWuKJ6dQm82URqpL97wBGvFu0M/s320/presidio.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="font-family: Calibri;">Nel piazzale-parcheggio davanti alla sede della Regione
Sardegna staziona da due anni uno spazio occupato: un tendone e un
prefabbricato cresciuti sulle ceneri di dieci posti auto. Il Presidio di
piazzale Trento è vivo ormai da due anni, grazie all’impegno di una ventina di
cittadini cagliaritani. Sono piccoli imprenditori agricoli e artigiani,
falegnami, muratori, persone che fino a qualche anno fa lavoravano e davano
lavoro tramite le loro attività. Persone che adesso annaspano nella tempesta della
crisi economica, rimasti a bocca asciutta, senza ordinativi e senza ricavi.
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="font-family: Calibri;"></span><br /></div>
<span style="font-family: Calibri;"><a name='more'></a></span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="font-family: Calibri;">Niente soldi per pagare i contributi ai dipendenti, niente soldi per pagare le
rate del mutuo alle banche, niente soldi per pagare l’Irap e gli altri tributi
in capo alle imprese. E allora ecco che la tenaglia si stringe sempre di più
intorno al collo dell’imprenditore: vengono a battere cassa l’Inps, la banca,
Equitalia; ti incollano addosso il marchio infame del moroso, e allora salgono
gli interessi, e poi partono le procedure di esecuzione forzata. Ti prendono
l’automobile, ti prendono i macchinari e lo stabilimento produttivo per
metterlo all’asta e rivalersi così dei tuoi debiti. Ed è lì che la crisi
diventa dramma, specialmente quando la tua azienda si chiama fattoria, e all’interno
dei terreni agricoli pignorati c’è anche la casa di campagna in cui vivi. La
tua casa. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt; text-align: left;">
<span style="font-family: Calibri;">Sono storie di dolore e di esasperazione che, sommate alla
solitudine, possono portare a conseguenze estreme come il suicidio. L’epilogo
invece è fortunatamente diverso quando gli imprenditori di uno stesso distretto
solidarizzano fra di loro, trovando nel conforto reciproco la forza di resistere
e andare avanti. Ed è proprio questo il caso del Presidio di piazzale Trento e
dei suoi occupanti. “Mandiamo avanti questo spazio in centro città perché
vogliamo rendere consapevoli le persone delle nostre storie e dei nostri
problemi”, racconta Marco, che ha una ditta per installare pannelli solari: “Si
fa presto a chiamarci evasori. Ma noi non lo siamo. Noi non scappiamo dal fisco
o dalle banche: noi finché abbiamo potuto abbiamo pagato tutto, se adesso non
lo facciamo più è perché materialmente non ce la facciamo”. Marco col suo
racconto parte da lontano, e mi spiega come la crisi abbia morso in Sardegna
molto prima che nel resto d’Italia. “La prima botta per gli imprenditori
agricoli è arrivata nel 1994, quando la Commissione europea mise fuori legge le
iniziative di sostegno al credito praticate dalla Regione nei confronti dei
mutui erogati dal Banco di Sardegna alle aziende agricole sarde. Senza il
cuscinetto della Regione gli interessi dei mutui sono schizzati all’insù anche
di 9 punti percentuali, mettendo tanti piccoli produttori agricoli in seria
difficoltà. E al danno si è aggiunta la beffa. Per tutti questi anni, dal 1994
fino al 2012, la Regione ha continuato a erogare al Banco di Sardegna decine e
decine di milioni di euro; somme che la banca non poteva più concedere a noi
imprenditori a causa del divieto dell’Unione Europea, ma che nemmeno si è
degnata di restituire all’ente pubblico. La Regione ha ammesso lo scandalo solo
lo scorso anno, scusandosi e dicendo che si è trattato di un errore. Noi siamo
convinti invece che ci sia stata malafede, che su quei soldi destinati ai
contadini ci abbiano mangiato i soliti noti, eppure la Procura non ha ancora
fatto partire uno straccio di inchiesta”. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="font-family: Calibri;">L’anno scorso (il 25 luglio 2012), quando una funzionaria
della Regione ha ammesso pubblicamente la donazione ultra-milionaria e
ultra-decennale al Banco di Sardegna non più vincolata ai prestiti produttivi,
gli imprenditori del Presidio hanno risposto con una catena umana intorno alla
sede centrale della principale banca isolana. “Le manifestazioni sono il nostro
modo preferito di comunicare – spiega Maddalena, ragioniera senza stipendio da
4 mesi nonché moglie di Peppino, un impresario edile che lavora col contagocce
– la nonviolenza è il nostro principale punto fermo; il resto lo fanno il
nostro colore e la nostra creatività”. Così il Presidio si è fatto conoscere
grazie a pacifiche azioni di disturbo condotte all’ingresso del tribunale di
Cagliari i giorni in cui sono in programma le aste giudiziarie. Quando vengono
messi in vendita al migliore offerente i macchinari e gli strumenti pignorati a
imprenditori amici del Presidio, Marco Maddalena Peppino e gli altri
organizzano davanti al palazzo di giustizia una specie di carnevale satirico,
per denunciare l’accaduto e allontanare i potenziali acquirenti. Nel magazzino
del presidio sono riposti i “ferri del mestiere”: manichini, maschere, striscioni, cappi
stilizzati. E poi ci sono gli slogan diretti alle banche e a Equitalia: “Non ci
suiciderete!”. Un can-can molto colorito e ben organizzato, che il più delle
volte è riuscito ad attirare l’attenzione dei media locali e a mandare deserte
le aste. La stessa tattica vincente è stata usata più di una volta il giorno
delle esecuzioni forzate condotte sulle aziende agricole, in modo da respingere
l’assalto dell’ufficiale giudiziario e salvare il piccolo agricoltore dallo
sfratto. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>In una di queste manifestazioni
si è imbattuta lo scorso anno la curiosità di Giacomo, universitario di 20 anni
che a Cagliari vive, studia scienze politiche e fa scautismo: “I miei genitori
sono impiegati, quindi non vivevo direttamente in famiglia le problematiche dei
piccoli imprenditori in crisi braccati dal fisco e dalle banche. Ma poi ho
incontrato loro, e la loro lotta è diventata anche la mia”. Giacomo sorprende
per lo stacco generazionale che lo separa dagli altri attivisti del Presidio, e
sorprende soprattutto per l’entusiasmo di conoscere e di impegnarsi che
trasmette all’interlocutore fin dal primo sguardo. La sua freschezza e la sua
dimestichezza con le nuove tecnologie hanno dato al Presidio una marcia in più
dal punto di vista comunicativo: dai filmati al profilo Facebook, che hanno
favorito la saldatura con i movimenti “dal basso” attivi in altre zone
d’Italia; non a caso nel tendone davanti alla Regione campeggiano, insieme alle
bandiere immancabili dei Quattro Mori, anche quelle degli ambientalisti No Tav
e degli antimilitaristi della campagna No F-35. “Insieme noi del Presidio
facciamo un sacco di cose – mi racconta l’inesauribile Giacomo, accompagnandomi
prima a cena e poi addirittura sull’autobus – abbiamo manifestato per far
togliere il parcheggio a pagamento davanti all’ospedale di Cagliari, e poi per
richiamare l’attenzione sull’area archeologica di Turixeddu, lasciata nel più
assoluto degrado alle porte della città; abbiamo solidarizzato con <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>striscioni di incoraggiamento sotto casa di
Salvatore Usala, un malato di Sla che recentemente si è battuto contro lo
spauracchio dei tagli alla sanità del governo Monti, e qualche giorno dopo
anche lui si è unito al Presidio venendoci a trovare. Insieme facciamo anche la
spesa, da contadini nostri amici fuori città, e ci diamo una mano come in una
grande famiglia”. La prossima sfida del Presidio è quella di affiancare alla
tenda di piazzale Trento un altro cuore pulsante: stavolta non in città ma in
campagna; un luogo abitabile 24 ore su 24, dove si possa coltivare non solo la
terra ma anche un diverso stile di vita, più sostenibile e meno competitivo, da
testimoniare e da raccontare agli ospiti che verrebbero a far visita: “Abbiamo
già avuto un’occasione, una fattoria ci era stata offerta ma non eravamo ancora
pronti per questo salto. Speriamo di avere presto un’altra possibilità.
L’importante è continuare a cercare, senza stancarsi, senza mollare. Non a caso
io ho scelto di studiare qui e di non lasciare la Sardegna”. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<strong><span style="font-family: Calibri;">Tommaso Giani</span></strong></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="font-family: Calibri;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
</div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-50810276719792896772013-03-08T18:52:00.002+01:002013-03-08T18:52:55.801+01:00La fantasia è donna<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_xtQVGaRx1x774A6RJU_-__cu1niVvUrm1RpvzPe_gAx6md8CMK0PBFonpYYBk9VwYh_J8bLHfSSChDreFgPJirTiMtBvhzwnNcU9SntvYnpjyz9xS3h-FgoTuHUsBMHIoZZTv9qLqJGp/s1600/hollande.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="222" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_xtQVGaRx1x774A6RJU_-__cu1niVvUrm1RpvzPe_gAx6md8CMK0PBFonpYYBk9VwYh_J8bLHfSSChDreFgPJirTiMtBvhzwnNcU9SntvYnpjyz9xS3h-FgoTuHUsBMHIoZZTv9qLqJGp/s320/hollande.jpg" width="320" /></a></div>
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Ho scelto di celebrare la festa della donna facendo rimbalzare su questo blog la storia di Ingrid Vaca Diez. Ingrid è una avvocatessa cinquantenne boliviana che da 10 anni ha cambiato lavoro, diventando architetto. A farla svoltare è stata un'idea visionaria: utilizzare i rifiuti che inondano la città come materia prima per costruire case al posto delle baraccopoli. Così Ingrid si è messa a raccogliere in casa centinaia e centinaia di bottiglie di plastica, mentre il marito le dava della pazza. Ingrid ha riempito le bottiglie con la terra, e le bottiglie sono diventate mattoni.<div>
<a name='more'></a><br /></div>
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Per mettere alla prova il suo sogno Ingrid ha iniziato a lavorare nel quartiere dove era nata e cresciuta, uno dei più poveri di Santa Cruz. L'architetto-riciclone ha bussato baracca per baracca offrendo alle famiglie la sua proposta originale: una casa di bottiglie. Le prime famiglie hanno accettato, così mamma, babbo e figli si sono trasformati in muratori a tempo perso per la loro nuova abitazione, sotto la direzione di Ingrid che nel frattempo continuava a svuotare i cassonetti della città in cerca di nuovo materiale. Sette anni fa la prima casa è stata terminata. La prima di una lunga serie, visto che altre famiglie del quartiere si sono rivolte alle cure di Ingrid, e poi famiglie di altri quartieri, e addirittura di altre città della Bolivia e del Sudamerica. Così l'idea folle di Ingrid è diventata un lavoro, e centinaia di famiglie povere hanno visto avverarsi il sogno di una casa in muratura, grazie alla tecnologia super-ecologica e super-economica inventata dall'architetto per caso. </div>
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<b>Tommaso Giani</b></div>
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Per saperne di più: guarda il <a href="http://www.aljazeera.com/programmes/viewfinder/2013/01/20131994836277368.html">documentario</a> di Al Jazeera da cui è tratto questo articolo.</div>
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Per saperne di più: visita il sito della Ong di Ingrid Vaca Diez, <a href="http://www.casaconbotellas.com/">www.casaconbotellas.com</a> </div>
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Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-21008626813306242972013-03-04T22:41:00.002+01:002013-03-04T22:41:11.060+01:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-50595103113927996122013-03-04T22:41:00.000+01:002013-03-04T22:41:00.502+01:00Non è un paese per supermanager<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMGVAmtr8Mb3CVUqInurzpJKhEB3ROXaLnLqQXVlgvecN-U80Bl2IMW8y6f8p9uUR28HxXOMs16PwQns6XcYeOwaIYcaPE_kdCVd0-8L3vyh7UCk6MyBSteo4T_ix_vp2qD6Abul6ywJoA/s1600/de+merode.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMGVAmtr8Mb3CVUqInurzpJKhEB3ROXaLnLqQXVlgvecN-U80Bl2IMW8y6f8p9uUR28HxXOMs16PwQns6XcYeOwaIYcaPE_kdCVd0-8L3vyh7UCk6MyBSteo4T_ix_vp2qD6Abul6ywJoA/s1600/de+merode.jpg" /></a></div>
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Il popolo svizzero ha appena cambiato la costituzione con un referendum che profuma di giustizia sociale. La riforma, espressione della democrazia diretta e sancita da una netta vittoria dei sì in ogni cantone, mette fuorilegge i bonus milionari dei supermanager delle aziende elvetiche: niente più premi di ingresso né buonuscite, niente più introiti personali agganciati alla stipula di un determinato contratto di vendita o di acquisizione. E come se non bastasse, anche lo stipendio base dei dirigenti subirà un probabilissimo e robusto dimagrimento, essendo deciso non più dalla cerchia ristretta del consiglio di amministrazione bensì dall'intera assemblea degli azionisti.<a name='more'></a><br /><div>
Si tratta di una vittoria clamorosa, considerando che parliamo non solo di manager pubblici ma anche e soprattutto di quelli privati: non solo ferrovia ed energia, insomma; ma anche banche, farmaceutica e tutto il resto. Una vittoria della gente ma in particolare del politico che ha avviato l'iter referendario, l'imprenditore Thomas Minder, che prima di entrare in politica si occupava a tempo pieno di produrre toilette per aerei. Il fallimento recente della compagnia di bandiera Swiss Air lo aveva messo in crisi: di più, lo aveva indignato, considerando i superbonus a cui i dirigenti del colosso del trasporto elvetico non avevano saputo rinunciare nonostante l'azienda naufragata. L'iniziativa di Minder è stata ostacolata da tutti i partiti, compreso quello conservatore a cui lo stesso parlamentare appartiene. Ma a prevalere sulle lobby e sul palazzo è stata la voglia di giustizia del popolo svizzero, che quasi in sincronia con l'affermazione di Beppe Grillo alle nostre elezioni politiche ha lanciato un messaggio inequivocabile alla casta dei troppo ricchi: la vera casta, il vero primo gradino della scala sociale, di fronte al quale anche i politici tanto odiati diventano insignificanti cagnolini al guinzaglio. </div>
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Per saperne di più: leggi l'articolo del <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1TCEEI">Corriere della Sera</a>.</div>
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Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-12357159141570097362013-02-18T20:46:00.000+01:002013-02-18T20:46:09.026+01:00I nuovi schiavi europei<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzwLjS13vLgtC4_OJj7WAM81eAwutFcgjeSPWydxldXEmR7JiA6qaLBBfVEsuj0WwbKpJSg1k9rc6PNm6Cb-DYIq3-nhU-CKcoC9fY3L_WXlowk8FGkZx91Hwi945oBcgUDa0AM8a_sEoS/s1600/jak.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="208" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzwLjS13vLgtC4_OJj7WAM81eAwutFcgjeSPWydxldXEmR7JiA6qaLBBfVEsuj0WwbKpJSg1k9rc6PNm6Cb-DYIq3-nhU-CKcoC9fY3L_WXlowk8FGkZx91Hwi945oBcgUDa0AM8a_sEoS/s320/jak.jpg" width="320" /></a></div>
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In Germania da alcuni giorni non si parla d'altro. E se pensate alle dimissioni di papa Ratzinger siete fuori strada. A scuotere l'opinione pubblica tedesca è stato piuttosto un documentario trasmesso dalla televisione di stato, che immortala le condizioni di lavoro a cui sono stati sottoposti 5mila lavoratori della Amazon nel periodo natalizio. Si tratta soprattutto di immigrati giunti dai paesi euromediterranei, soprattutto dalla Spagna: un esercito di disoccupati alla disperata ricerca di reddito, che nei mesi di novembre e dicembre si sono presentati nei centri di smistamento di Augusta e Costanza rispondendo a un annuncio di richiesta di personale da parte della più importante multinazionale americana di commercio on-line.<br />
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I due giornalisti tedeschi infiltrati sono riusciti a mescolarsi fra questi lavoratori interinali, incaricati di confezionare i pacchi postali da spedire ai clienti tedeschi che con un semplice click avevano appena comprato telefoni, tablet, televisori, computer e altro tramite Amazon come regalo di Natale. Ebbene, i filmati e le interviste raccolte dipingono un quadro vergognoso. A cominciare dalla paga, al di sotto dei 10 euro lordi l'ora, il 15% in meno di quanto pubblicizzato da Amazon negli annunci. Ma ormai i disoccupati spagnoli avevano fatto il viaggio, avevano in ogni caso bisogno di soldi, così il contratto l'hanno firmato comunque.<br />
E alla truffa retributiva si aggiunge il regime quasi militare a cui erano sottoposti i lavoratori in trasferta: obbligati ad alloggiare in residence predisposti dall'azienda, stipati in camerate "alla cinese", sorvegliati giorno e notte da guardie private lugubri e riecheggianti sinistramente i connotati di un gruppo nostalgico neo-nazista. Anfibi, divise nere con un marchio e un acronimo caro ai naziskin teutonici, teste rasate, modi burberi e poteri discrezionali: a quanto pare più di un lavoratore è stato allontanato per semplici rimostranze nei confronti degli onnipresenti guardiani, oppure perché si era azzardato a lasciare una sera il dormitorio senza il permesso dei vigilantes. I dormitori fra l'altro non sempre erano così vicini al luogo di lavoro. Una lavoratrice spagnola, ex insegnante di storia dell'arte, precaria e disoccupata, ha dichiarato ai giornalisti di aver dovuto camminare fino a 17 chilometri prima di giungere al punto di raccolta dove i minibus dell'azienda passavano a prendere la manodopera.<br />
Questa storia di sfruttamento, completamente sfuggita al radar dei sindacati tedeschi, è l'ennesima dimostrazione di come il peggioramento delle condizioni di vita in Europa (vedi politiche di austerity) stia abbassando continuamente l'asticella dei diritti dei lavoratori. Menomale che almeno il buon giornalismo d'inchiesta riesce ancora a risvegliare il senso civico della popolazione. La pagina Facebook della filiale tedesca di Amazon è da giorni bersaglio di critiche violente da parte dei cittadini telespettatori, molti dei quali annunciano un boicottaggio nei confronti del colosso americano che vende per corrispondenza. <br />
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Per saperne di più: leggi l'<a href="http://articolo/">articolo</a> del Corriere della Sera che riporta la notizia.</div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-74038602010637953772013-02-17T21:00:00.000+01:002013-02-17T21:00:36.582+01:00Quello che i programmi non dicono<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcgQI6iXvTyw1ZcGkWSiGgr4zlJ-U48II2FwYZvVRR_2N6ncUB_oFWZh6tmrzObb_aLnxAC9Ljh6VghDqJteyuKFmUdBs1bNvugt1KMFjOW1VssKEFyYmrNSwSsCT3EW5mLqrQrNbnHQ2N/s1600/barclays.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="101" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcgQI6iXvTyw1ZcGkWSiGgr4zlJ-U48II2FwYZvVRR_2N6ncUB_oFWZh6tmrzObb_aLnxAC9Ljh6VghDqJteyuKFmUdBs1bNvugt1KMFjOW1VssKEFyYmrNSwSsCT3EW5mLqrQrNbnHQ2N/s320/barclays.jpg" width="320" /></a></div>
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E' bello sognare coi programmi elettorali delle tre coalizioni reduci dall'appoggio al governo tecnico. Tutti promettono, più o meno sfacciatamente, crescita economica e allentamento della pressione fiscale. Quello su cui in campagna elettorale si tralascia di discutere è invece il doppio nodo gordiano del trattato europeo Fiscal Compact e del pareggio di bilancio inserito nella Costituzione. Parliamo di pilastri normativi che, se rispettati, comporteranno proprio quello che i candidati premier hanno più paura di dire adesso: aumento delle tasse e altre manovre lacrime e sangue. <br />
<a name='more'></a><br />
Delle scelte obbligate imposte al prossimo governo dal pareggio di bilancio obbligatorio se ne è occupato il Fatto Quotidiano di oggi, che stima in 15 miliardi l'importo della manovra correttiva del 2013. Così, mentre Berlusconi promette di rimborsare l'Imu, Monti più prudentemente di applicare uno sconto sulla tassa sulla casa del prossimo anno, e Bersani assicura il via a lavori di ristrutturazione nelle scuole e al pagamento dei miliardi di debito arretrato della pubblica amministrazione alle piccole e medie imprese, la verità è che la musica da ascoltare all'indomani della formazione del nuovo governo sarà ancora all'insegna dei tagli e delle tasse.<br />
L'unica variabile che potrebbe cambiare veramente le carte in tavola all'interno della moneta unica e delle regole esistenti sono piuttosto le elezioni tedesche, in programma a settembre: toccherebbe infatti alla Germania, la locomotiva d'Europa, cambiare modello economico puntando sulla domanda interna anziché sulle esportazioni, ridando quindi fiato alle economie mediterranee fino a oggi schiacciate sui loro stessi mercati dalla micidiale concorrenza teutonica. Ma sempre secondo l'analisi del Fatto Quotidiano l'orientamento dei due principali partiti tedeschi (Cdu e Spd) sembra ancora quello dell'export e della competizione commerciale con i paesi Pigs. <br />
E allora alla luce di questo scenario apparentemente senza via d'uscita, ecco che il dibattito sulla permanenza dell'Italia in questa gabbia di austerity e di mancanza di sovranità monetaria torna prepotentemente a bomba, come si può leggere nella ridda di commenti scritti in calce all'articolo del Fatto Quotidiano sopra citato. Chi ha paura di parlare di uscita dell'Italia dall'euro? <br />
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Per saperne di più: leggi l'<a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/17/pareggio-di-bilancio-e-recessione-lagenda-del-prossimo-governo-con-mani-legate/494972/">articolo</a> del Fatto Quotidiano.</div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-77397062043264491042013-02-15T11:37:00.002+01:002013-02-15T11:37:33.755+01:00Popolare di Spoleto commissariata<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkvQg9BcjqVig2UC-Lazl51_S3rcEXr3ZrOHUqjTNicxnBISYPeuba9TrUSN2wEtDgDzY3gUB1l81WXEirk-SG3LNqcM4d8BXlzEJhL3bxJ0FHSF4aKiHVbyzBK-zBhkabkblPCmlGPblv/s1600/francuccio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkvQg9BcjqVig2UC-Lazl51_S3rcEXr3ZrOHUqjTNicxnBISYPeuba9TrUSN2wEtDgDzY3gUB1l81WXEirk-SG3LNqcM4d8BXlzEJhL3bxJ0FHSF4aKiHVbyzBK-zBhkabkblPCmlGPblv/s320/francuccio.jpg" width="320" /></a></div>
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Si tratta di una notizia di cronaca locale, ma in questo clima di caccia al banchiere (esploso con le indagini di varie procure sui manager del Monte dei Paschi) anche l'apparente scandaletto locale può e deve far drizzare le antenne. La notizia è che una delle banche più importanti del centro Italia, la Popolare di Spoleto, è stata commissariata da Bankitalia. Il fattore di ulteriore interesse è che il Monte dei Paschi rappresentava al momento del commissariamento il secondo azionista dell'istituto umbro, con un pacchetto del 26% del capitale.<br />
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<a name='more'></a>Le ragioni del commissariamento sono ancora oscure. Le uniche carte in tavola su cui elaborare ipotesi sono gli ultimi stravolgimenti avvenuti in seno al consiglio di amministrazione di Spoleto nell'ultimo mese. Prima il cambio della guardia al management avvenuto a inizio anno, con la nomina a presidente di Alberto Brandani, ex Monte Paschi ed ex Ferrovie, democristiano di lungo corso e oggi braccio destro di Casini all'Udc. Poi la scadenza dell'opzione put che obbligava il socio di maggioranza - la holding cooperativa Spoleto Credito Servizi - a comprare la quota azionaria detenuta dal Monte dei Paschi. La spiegazione più piana è che la holding cooperativa si sia trovata in condizioni di difficoltà finanziarie tali da non riuscire più a onorare la scadenza dell'opzione. Ma la presenza del disastrato Monte dei Paschi al centro della contesa spinge a disegnare ulteriori foschi scenari.<br />
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Per saperne di più: leggi l'<a href="http://www.repubblica.it/economia/finanza/2013/02/12/news/la_pop_spoleto_finisce_in_amministrazione_straordinaria-52472678/?rss">articolo</a> di Repubblica</div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-67767882317515568522013-02-09T10:55:00.000+01:002013-02-09T10:55:10.262+01:00Europa a due velocità<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTfPuG9vIJsPz01L_41UmQeO2gsXQCdAcPujylizuwhFVPWB4jd-EtaLOl_gvPbhPvg_Hl2BN7LxOnrM8vksDANtVA4P9VH3ciVra6yrDiDvD_6_8rL-1lNGTQHPDOMkY12_CVpMzj-Cju/s1600/grecia.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTfPuG9vIJsPz01L_41UmQeO2gsXQCdAcPujylizuwhFVPWB4jd-EtaLOl_gvPbhPvg_Hl2BN7LxOnrM8vksDANtVA4P9VH3ciVra6yrDiDvD_6_8rL-1lNGTQHPDOMkY12_CVpMzj-Cju/s320/grecia.png" width="306" /></a></div>
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In Grecia immagini come questa continuano a essere all'ordine del giorno. Un gruppo di contadini di Atene dà appuntamento alla cittadinanza davanti al ministero dell'agricoltura per distribuire gratuitamente frutta e verdura. Centinaia di persone si ritrovano a fare a gara per mendicare un sacchetto di patate o di pomodori. Nonostante i ripetuti inviti alla calma il clima si surriscalda: la coda diventa rissa, alcune persone cadono a terra e rimangono pestate.<br />
<a name='more'></a><br />
In Italia non siamo da meno, festeggiando (si fa per dire) il record assoluto di cassa integrazione: i sotto-occupati o disoccupati assistiti dall'Inps a gennaio e coinvolti in ristrutturazioni produttive sono saliti a 510mila, per un esborso complessivo per l'ente previdenziale di 89 milioni di euro mensili: più 61% rispetto al gennaio 2012.<br />
In Germania invece troviamo l'altra faccia della medaglia. Nel 2012 la locomotiva tedesca ha celebrato il suo, di record: non di cassintegrati, bensì di esportazioni. Le merci prodotte nel paese teutonico e vendute all'estero sono aumentate in termini contabili del 3,4% rispetto all'anno precedente, raggiungendo in valore assoluto il tetto di 1100 miliardi di euro. L'aumento nell'export di Berlino riflette due tendenze opposte: una diminuzione delle vendite nel resto d'Europa piagata dalla recessione, più che compensata però da un aumento robusto degli affari nei paesi asiatici e americani.<br />
Notizie che confermano il trend di un'Europa a due velocità, con una Germania che per ora continua a macinare crescita mentre Italia, Spagna, Grecia e compagnia sprofondano ogni giorno di più nell'impoverimento. In un articolo di oggi sulla prima pagina del Secolo XIX, l'economista Loretta Napoleoni e il giurista Paolo Becchi puntano il dito contro la moneta unica come principale responsabile di questa faglia economica in allargamento fra centro e periferia dell'Europa. I due autori denunciano l'euro in quanto gabbia unica per economie troppo differenti tra loro: un sistema che in assenza di trasferimenti fiscali compensativi - nel nuovo bilancio Ue appena stilato l'Italia continuerà a contribuire in misura maggiore rispetto ai corrispondenti introiti da Bruxelles - assicura alle economie più tecnologicamente avanzate e più efficienti un vantaggio competitivo sempre maggiore, spingendo i partner euromediterranei nella spirale dell'impoverimento. Becchi e Napoleoni concludono la loro analisi invocando l'introduzione di un euro a doppia velocità, utile a riflettere le diverse esigenze monetarie e fiscali all'interno dell'Unione europea. In parole povere, occorrerebbe dotare i paesi più colpiti dalla recessione di una moneta diversa da quella della Germania: un "euro dei poveri" gestito da una banca centrale diversa da Francoforte e disposta a svalutare massicciamente (come avvenuto nel 1992 con la lira, peraltro senza alcun effetto inflattivo) in modo da ridare fiato alla spesa pubblica e far tornare appetibili gli export dei relativi paesi. Becchi e Napoleoni vedono l'euro a due velocità come l'unica soluzione di compromesso possibile per evitare il ritorno tout-court alle valute nazionali, estrema ratio che diventerebbe indispensabile in caso di mancato accordo, per liberare i cosiddetti paesi Pigs dalla camicia di forza dell'austerity e dell'arretramento del ruolo dello stato nell'economia. </div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-67251301380737222522013-02-05T23:06:00.002+01:002013-02-05T23:06:26.056+01:00Il disarmo in prima serata<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1lpecvcNmynAq409WV8KAi74R-vau6cRuJrLVkNvhN0yzrD5GKyyu9iTzxo2CZAnsg8H3I5iPg5-ID35t73DIlK9k8coTkqbSJECETfDPsaTQqW1vcx57ukyeqm1wnqg9IEEW3Nxe894F/s1600/san+francisco.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1lpecvcNmynAq409WV8KAi74R-vau6cRuJrLVkNvhN0yzrD5GKyyu9iTzxo2CZAnsg8H3I5iPg5-ID35t73DIlK9k8coTkqbSJECETfDPsaTQqW1vcx57ukyeqm1wnqg9IEEW3Nxe894F/s320/san+francisco.jpg" width="252" /></a></div>
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Due ore di grande televisione domenica sera: merito del solito bravissimo Riccardo Iacona e della sua squadra di giornalisti, che su Raitre hanno imbastito un documentario di due ore sulle spese militari. Un tema scottante che non era mai stato trattato prima d'ora sulle televisioni nazionali con questa completezza e con questo coraggio. La visione offre una miriade di informazioni, emozioni, spunti di riflessione, ondate di sdegno e slanci di utopia concreta. Per il sindacato responsabile di questo sito c'è stata pure la soddisfazione ulteriore di vedere intervistato un nostro carissimo amico: Gianni Alioti della Fim-Cisl, alfiere del movimento italiano per il disarmo.<br />
<a name='more'></a><br />
Gianni è stato intervistato da Iacona nel paesino di Cameri, provincia di Novara, davanti alla sede dello stabilimento Alenia deputato a produrre le ali e ad assemblare i restanti pezzi degli ormai famosi aerei F-35, acquistati dall'esercito italiano ma prodotti in America dalla Lockeed Martin. Gianni è intervenuto per ridimensionare i proclami sbandierati dall'impresa bellica di stato, proclami che parlano di 10mila posti di lavoro italiani grazie al progetto F-35. La verità è che al momento di operai al lavoro a Cameri ce ne sono solo 120, e che le migliaia di lavoratori coinvolti in un ipotetico futuro non saranno in ogni caso nuovi assunti, trattandosi piuttosto di trasferimenti da altri siti produttivi Alenia. Ma al di là del balletto dei numeri, i rilievi di Gianni Alioti e dell'inchiesta di Iacona evidenziano come l'investimento F-35 si profila più che mai deludente considerando il totale di forza lavoro in rapporto all'investimento (12 miliardi di euro per 90 aerei): con gli stessi soldi pubblici, utilizzati però in altri settori produttivi o al limite nel settore degli aerei militari ma con una tecnologia europea, le ricadute occupazionali per l'Italia sarebbero state ben maggiori.<br />
La puntata di Presadiretta arricchisce l'analisi con un reportage negli Stati Uniti, sui luoghi dove gli F-35 sono stati progettati e dove la stragrande maggioranza dei componenti verrà prodotta. Una serie di interviste a ingegneri, giornalisti ed esperti del settore fa le pulci a questi aerei dal punto di vista tecnico, evidenziandone limiti e difetti che metterebbero in difficoltà i piloti e farebbero lievitare i costi di utilizzo e riparazione. Poi il documentario torna in Italia, per interpellare il mondo della politica: qui fra i pochissimi a guadagnare punti agli occhi del telespettatore c'è l'ex segretario generale Cisl Savino Pezzotta, che nel dicembre scorso ha disobbedito alla disciplina del suo partito (Udc), allo stesso modo del collega Sarrubbi del Pd e in compagnia del gruppo Italia dei Valori, per votare no al rinnovo del budget per il ministero della difesa fissato in svariate decine di miliardi. Il gruppetto dei pacifisti eretici del parlamento ha avuto la sfrontatezza di rilasciare a Iacona parole di fuoco: fra le altre, "la politica italiana di difesa non è in mano all'esercito o ai ministri, ma a Finmeccanica".<br />
Poi inizia una importante sezione dedicata alla Sardegna, e in particolare al poligono militare di Quirra, il più grande d'Italia: così grande da estendersi dalle colline fino al litorale e al mare aperto, così grande da inglobare oltre il 50% del territorio dei comuni isolani interessati. In questa base sterminata (e, come l'inchiesta giornalistica precisa, in Sardegna ce ne sono pure delle altre) si combatte ininterrottamente dagli anni '60 una guerra simulata: bombe e missili sganciati in tutte le salse, acrobazie spericolate di caccia volteggianti a tutte le ore, esplosioni shock in serie, inquinamento radioattivo alle stelle, con effetti devastanti sul paesaggio e sulle persone. La bonifica dell'area, nel caso venisse intrapresa, si aggirerebbe intorno al miliardo di euro secondo il sindaco di uno dei comuni attraversati dal poligono. E intanto ci sono i costi umani ed economici connessi ai malati di tumore, che nella zona abbondano con incidenza terribilmente maggiore rispetto alla media nazionale. Si ammalano i pastori, e si ammalano i militari. Si ammalano anche gli animali, alcuni dei quali affetti da malformazioni genetiche paurose, come testimoniano alcune foto horror scattate nei dintorni della base a capre con 8 zampe o a galline con un occhio solo. Lo scorso anno la procura di Lanusei ha deciso di aprire un fascicolo per disastro colposo, e un gruppo nutrito di generali dell'esercito finirà alla sbarra in un processo importantissimo che comincerà a marzo.<br />
Per ritrovare la speranza bisogna aspettare il finale del programma, ambientato in Costa Rica, l'unico paese del mondo de-militarizzato: qui a farci riflettere e a farci sognare è la voce della presidente dello stato centroamericano, Laura Chinchilla, che spiega come sia stato possibile per il suo paese puntare a tutta forza sulla tutela paesaggistica, sullo sviluppo in campo educativo e sanitario: tutte queste scelte sono state rinforzate dal fatto di non spendere una lira in un esercito che nemmeno esiste sulla carta. Non a caso il tasso di alfabetizzazione costaricano (oltre il 90%) è il più alto in confronto a tutti gli altri stati centro-americani, e non a caso (sempre a differenza dei vicini di casa colombiani, messicani honduregni, ecc.) in Costa Rica le parole "guerra civile" e "colpo di stato" non si sa nemmeno cosa vogliano dire.<br />
<strong>Tommaso Giani</strong><br />
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Per saperne di più: guarda la puntata di <a href="http://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-bde57ae7-6f56-441f-a2ff-ee8cbcc002ea.html">Presadiretta</a> sulle spese militari</div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-31400198455878534972013-02-03T20:48:00.001+01:002013-02-03T20:48:58.723+01:00Mps, allo stato gli oneri ma non il timone<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBEizZT6diQxKBtFJOH_-s3qBiyeN3o_mmOpLAAgmKmQi5WSgavbX-zlB8rF9z2atQSimq1CsmKlgju07b9A8FjunCCYMZ-9yEoKnPYc97e4RVD-oIGeDkLQfTzBM4KhTHqz687m4f7rgc/s1600/profumo-viola-montepaschi-159463.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="288" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBEizZT6diQxKBtFJOH_-s3qBiyeN3o_mmOpLAAgmKmQi5WSgavbX-zlB8rF9z2atQSimq1CsmKlgju07b9A8FjunCCYMZ-9yEoKnPYc97e4RVD-oIGeDkLQfTzBM4KhTHqz687m4f7rgc/s320/profumo-viola-montepaschi-159463.jpg" width="320" /></a></div>
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I 4 miliardi di Monti bond erogati al Monte dei Paschi in difficoltà non si tradurranno, almeno nei prossimi 5 anni, in alcuna possibilità per il governo italiano di influire sulle decisioni del cda della banca senese. Come illustra Vladimiro Giacché nel suo ultimo articolo pubblicato su Liberazione, questo salvataggio statale poteva rappresentare l'occasione per una svolta: la prima inversione di tendenza dopo l'ondata privatizzatrice sancita per legge nel 1992; la rinascita di una grande banca finalizzata non più alla massimizzazione del profitto di breve periodo, ma all'interesse della collettività e all'accesso al credito diffuso. <br />
<a name='more'></a><br />
Invece il presidente Profumo tende a precisare che lo stato non eserciterà alcuna ingerenza nella gestione del Monte, che sarà quindi libero di spendere come meglio crede il prestito pubblico salvavita. <br />
Per saperne di più, leggi per intero l'<a href="http://keynesblog.com/2013/02/01/monte-dei-paschi-una-privatizzazione-disastrosa/">articolo</a> di Giacché<br />
</div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-3955747847299747632013-01-31T00:09:00.001+01:002013-01-31T00:09:46.786+01:00Dopo gli scandali servono le riforme<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitYiifB-jftrOEVgu1mP__xZj35E80QHhYMAZ0PyIF3uG_3GPoyM1gMrnY1A1Kf7EiXMliR2pJxBNkUPr5urRI_f6RHBUCMABReFZB6HhXgoVjO5h8sjiww88Vo9hUXuAi5-8RwE0ZiPTR/s1600/MontePaschiSiena.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="172" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitYiifB-jftrOEVgu1mP__xZj35E80QHhYMAZ0PyIF3uG_3GPoyM1gMrnY1A1Kf7EiXMliR2pJxBNkUPr5urRI_f6RHBUCMABReFZB6HhXgoVjO5h8sjiww88Vo9hUXuAi5-8RwE0ZiPTR/s320/MontePaschiSiena.jpg" width="320" /></a></div>
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A Siena continua il terremoto Monte dei Paschi: il titolo va sempre più giù, mentre si arricchiscono le indiscrezioni riguardo i derivati horror e l'acquisizione a prezzo astronomico di Antonveneta. I giornali di questi giorni raccontano lo scandalo senese che ancora aspetta la conclusione delle indagini della magistratura; nel frattempo fioriscono gli editoriali che, partendo dal caso Mps ma viaggiando più ad ampio respiro, provano a trarre delle ipotetiche lezioni per l'intero settore bancario.<br />
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<a name='more'></a><br /><br />
Gli articoli pubblicati sulle prime pagine di Avvenire e del Manifesto di ieri dimostrano che pur da prospettive ideologiche e valoriali diverse si può convergere riguardo la necessità di una riforma profonda del sistema bancario. Una riforma che in primo luogo obblighi le banche a separare la gestione dei risparmi dall'attività di speculazione finanziaria. Una riforma che riesca a disincentivare in modo effettivo il casinò dei derivati, attraverso una tassa sulle transazioni finanziarie. Una riforma che miri a contrastare il sovradimensionamento dei colossi bancari e a bloccare oltre un certo punto la sclerotica giostra delle acquisizioni, evitando di creare mostri troppo grandi per fallire e riportando il credito a una dimensione più vicina agli interessi delle famiglie e delle piccole imprese.<br />
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Per saperne di più: leggi gli editoriali di Leonardo Becchetti su <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&view=rs_home&currentArticle=1RDWC0">Avvenire</a> e di Andrea Baranes sul <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&view=rs_home&currentArticle=1RDTFB">Manifesto</a>.<br />
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Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-44155234913032258862013-01-28T17:36:00.000+01:002013-01-28T17:36:59.619+01:00Spagna, vendesi ospedali<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7ZjX91k520ZiKYJ_6rHUPhSppIem3_wDCU7IcFbkFf77SZ4ERhs2orQir0NNAFqFz4jZZYPuczyTBtPMTe4oABWzC0N_F0JoOMTv3fgmkJevTuLNa8wKs826dCguszRgZjI4g_SgnvCAI/s1600/MerkelHollande.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7ZjX91k520ZiKYJ_6rHUPhSppIem3_wDCU7IcFbkFf77SZ4ERhs2orQir0NNAFqFz4jZZYPuczyTBtPMTe4oABWzC0N_F0JoOMTv3fgmkJevTuLNa8wKs826dCguszRgZjI4g_SgnvCAI/s320/MerkelHollande.jpg" width="320" /></a></div>
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L'inferno dell'austerity varca confini sempre nuovi. Sull'altare del ripagamento del debito pubblico a tappe forzate può arrivare a essere immolato perfino il servizio sanitario nazionale. In Italia questo punto di non ritorno è stato solamente evocato dalle parole del premier Monti di un mese e mezzo fa. In Spagna invece la privatizzazione degli ospedali è già realtà. <br />
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Lo scorso dicembre l'assemblea legislativa della provincia di Madrid ha sancito la messa in vendita di 6 dei 21 ospedali della capitale iberica: una scelta necessaria, sottolineano i promotori, per abbattere la spesa pubblica e adeguarsi al taglio dei trasferimenti dallo stato centrale alle province (che in Spagna recitano il ruolo delle nostre regioni in qualità di enti gestori del servizio sanitario nazionale). <br />
L'approvazione della legge ha scatenato in questo mese di gennaio un'ondata di proteste. La cosiddetta "marea bianca", chiamata così per via del colore dei camici dei manifestanti, è scesa in piazza a ripetizione, calamitando il sostegno di centinaia di migliaia di cittadini spagnoli. Le persone di Madrid sono consapevoli che questi primi sei ospedali messi in vendita rappresentano una sorta di linea del Piave, che una volta scardinata potrebbe dare il la ad analoghe operazioni di apertura al privato in innumerevoli altri presidi ospedalieri. Per questo la trincea scavata dai lavoratori della sanità spagnola è stata molto profonda: la protesta più eclatante è stata compiuta da 322 dirigenti sanitari madrileni che sono usciti allo scoperto anticipando le loro dimissioni in caso di applicazione della legge "svendi-ospedali". </div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-34711412873497592432013-01-26T16:09:00.000+01:002013-01-26T16:09:39.015+01:00In sciopero per la pipì<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvGPh9JkBoBtwbs_a4-xsny8AkiQiRs23dTeVRWvjlzgdOzuheQtBx5Wb_Y5ZxZ1g1Qi-MotIe7j0TWAyM-ubjucjo0VaTOf0aiarbcwlSueQPsR0GijRZCAJqf4o_6A9QMFtysf4BfFH2/s1600/correa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvGPh9JkBoBtwbs_a4-xsny8AkiQiRs23dTeVRWvjlzgdOzuheQtBx5Wb_Y5ZxZ1g1Qi-MotIe7j0TWAyM-ubjucjo0VaTOf0aiarbcwlSueQPsR0GijRZCAJqf4o_6A9QMFtysf4BfFH2/s320/correa.jpg" width="320" /></a></div>
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In Cina è cominciata la stagione delle rivendicazioni operaie. A Pechino e dintorni la parola sciopero non è più un tabù. Le forme di protesta si stanno intensificando, e i diritti da reclamare sono tantissimi, a cominciare dalla banalissima facoltà di espletare i propri bisogni fisiologici: già, perché in molte fabbriche cinesi il tempo per andare a fare pipì è assente oppure dannatamente contingentato (2 minuti ogni giornata), e per chi infrange il divieto è prevista prima una multa e poi il licenziamento. Una condizione barbara, a cui mille operai metalmeccanici di Shangai si sono ribellati ottenendo una vittoria simbolo.<br />
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La notizia arriva dalla Shinmei, azienda cinese che produce componenti per l'elettronica. Qui gli operai in lotta per il diritto alla pipì hanno deciso di sequestrare dentro i capannoni 18 dirigenti dell'azienda. Fuori dalla fabbrica si è subito creato un ingente spiegamento di forze dell'ordine, ma i mille operai occupanti hanno tenuto duro, e non hanno liberato i manager prima di aver ottenuto la promessa che le norme sul divieto di andare in bagno sarebbero state riconsiderate.<br />
La protesta delle tute blu Shinmei dello scorso fine settimana è solo l'ultima delle proteste operaie scatenate negli ultimi mesi in Cina. Sono proteste coraggiose, perché in Cina il diritto di sciopero non esiste così come non esistono i sindacati. Eppure i lavoratori stanno ugualmente prendendo coscienza del potere negoziale che riescono a dispiegare non appena gli operai singoli diventano massa critica.<br />
La censura mediatica del regime di Pechino non riesce a filtrare del tutto queste notizie scomode; i social network sono pressoché impossibili da addomesticare, e allora il tam tam delle proteste si diffonde, incoraggiando altri operai a scendere in piazza. Così alla Chung Tai Printing 4000 lavoratori hanno iniziato uno sciopero da pionieri per ottenere gli scatti d'anzianità. Gli operai di un'azienda edile di Wuhan sono scesi in strada a ballare per attrarre l'attenzione dell'opinione pubblica riguardo i ritardi nei pagamenti dei loro stipendi da parte del datore di lavoro. Alla Jingshenghong Electronics gli operai hanno occupato una strada per chiedere e ottenere un adeguamento salariale, che prima della protesta era addirittura al di sotto del minimo stabilito dalla legge. Per non parlare delle proteste dei lavoratori Foxonn, il gigante dell'industria elettronica nazionale (il produttore di tablet e telefonini per conto dei maggiori marchi planetari): in questa realtà, dove il tasso di suicidio all'interno degli stabilimenti è a livelli record, il riflettore sulle condizioni limite a cui sono sottoposti gli operai si è acceso prima che altrove. Prima le campagne di un gruppo di attivisti di Hong Kong, poi gli scioperi delle maestranze a partire da settembre hanno portato la Apple a riconoscere il proprio imbarazzo per i comportamenti tenuti dal suo principale contractor cinese. E la primavera dei diritti sindacali in Cina ha avuto inizio. </div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-45719844206176415872013-01-22T23:49:00.000+01:002013-01-22T23:49:08.056+01:00Gli scheletri nella cassaforte<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibYlNVdE_LkHPvSgQvYRIUO3G_hMhHvB2P2t0ILLGJqO1zV7FDHMONqSLGniqc1tRqdTs-jGMC7B2fzQzOJrseZ82CjUi01q8ZRytStmJGtmQ99Vu2g4q_9ZfKLM3JFmvfV9lNjonwIK_Z/s1600/Mussari.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibYlNVdE_LkHPvSgQvYRIUO3G_hMhHvB2P2t0ILLGJqO1zV7FDHMONqSLGniqc1tRqdTs-jGMC7B2fzQzOJrseZ82CjUi01q8ZRytStmJGtmQ99Vu2g4q_9ZfKLM3JFmvfV9lNjonwIK_Z/s320/Mussari.jpg" width="285" /></a></div>
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Il marasma che sta distruggendo la credibilità del Monte dei Paschi prosegue ormai al ritmo di uno scandalo alla settimana. Dopo lo scoop di Bloomberg riguardo il derivato capestro sottoscritto con la Deutsche Bank, questa volta a trovare lo scheletro nell'armadio (o meglio nella cassaforte) è il Fatto Quotidiano. Un articolo pubblicato oggi sul quotidiano diretto da Antonio Padellaro rintraccia l'esistenza di un ulteriore derivato con corrispondente voragine nei bilanci di Piazza Salimbeni: la controparte stavolta è la giapponese Nomura; un'altra banca capace di andare a nozze con l'armata brancaleone guidata dall'allora ad Giuseppe Mussari (fresco di dimissioni dalla presidenza dell'Abi dopo l'ennesimo scandalo che lo ha travolto).<br />
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La perdita in questa scommessa, di cui la attuale gestione Viola-Profumo sembra essere venuta a conoscenza solo da pochi giorni, è stata frettolosamente quantificata in 200 milioni, ma le voci di corridoio raccolte dal Fatto paventano un effettivo buco di entità addirittura tripla o quadrupla. <br />
Per leggere per intero l'articolo clicca <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1QVRH6">qui</a></div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-71534067448033846062013-01-19T17:55:00.000+01:002013-01-19T22:58:05.717+01:00Mps, ennesima umiliazione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwBQ2YUtwUueX9yn36QwaWrq08TY4cEFPPRthJRLozvo5vDBce_-Z2nxVWok_3hVkXDEqg3jww2tgWFJlO4AoNDvN7cb7epZk8Oj-kV0lBQymRylKaS1_nehJwzXYF4Y-ukN7Tl_mQzzTs/s1600/scec.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="226" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwBQ2YUtwUueX9yn36QwaWrq08TY4cEFPPRthJRLozvo5vDBce_-Z2nxVWok_3hVkXDEqg3jww2tgWFJlO4AoNDvN7cb7epZk8Oj-kV0lBQymRylKaS1_nehJwzXYF4Y-ukN7Tl_mQzzTs/s320/scec.jpg" width="320" /></a></div>
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L'aiuto governativo di 4 miliardi di euro concesso nei mesi scorsi tramite i Tremonti e Monti bond non sono stati l'unica stampella per rianimare il bilancio esangue del Monte dei Paschi. Stando infatti alla notizia diffusa l'altro ieri da Bloomberg (la più autorevole agenzia d'informazione finanziaria americana), nel 2008 in "soccorso" del Monte sono giunti anche gli avvoltoi tedeschi della Deutsche Bank: i banchieri di Berlino, proprio nell'anno horribilis dell'acquisizione di Banca Antonveneta e del conseguente buco di bilancio da parte dell'istituto toscano, hanno stipulato con Rocca Salimbeni un derivato da 1.5 miliardi di euro, con andamento legato ai tassi di interesse dell'euro e ai valori azionari di Intesa Sanpaolo. <br />
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Tanto per cambiare, la scommessa negli anni si è ritorta contro Mps: e quello che all'inizio sembrava un salvagente, già nel 2011 vedeva la banca senese sotto di 220 milioni nei confronti del colosso finanziario teutonico. Gli analisti intervistati da Bloomberg ironizzano pesantemente, dicendo che i termini della scommessa erano così sbilanciati a favore di Berlino che sembra quasi impossibile ipotizzare una stipula in buona fede da parte dei manager senesi. L'agenzia americana rincara ulteriormente la dose specificando che il derivato acceso nel 2008 (e non ancora del tutto estinto) è stato in qualche modo l'erede di un precedente contratto speculativo regolato dagli stessi due partner con una perdita secca per Siena di 367 milioni. Sommando quindi i saldi dei due derivati in successione, il rosso per Mps nelle scommesse con Deutsche Bank ammonta a quasi 600 milioni.<br />
Interpellato da Bloomberg, l'ufficio stampa della banca presieduta da Profumo sembra cadere dalle nuvole, diramando un comunicato che non smentisce la notizia e che anzi dichiara di aver iniziato una analisi approfondita sui contratti speculativi accesi nei precedenti esercizi e tuttora in portafoglio all'istituto toscano. Alla faccia della tempestività di intervento e della trasparenza nelle comunicazioni societarie.<br />
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Per saperne di più: leggi l'<a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/17/monte-dei-paschi-di-siena-ora-spunta-scommessa-in-derivati-con-deutsche-bank/472277/">articolo</a> del Fatto Quotidiano sulla vicenda. </div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-25025362840434978222013-01-15T16:12:00.000+01:002013-01-15T16:15:23.660+01:00Il potere delle banche centrali<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeE-UTOl5bePGoK2Ctd1eKZ6Dz96Rkf6WR3NpyrTONiqxf4pt5r2plGKfxGGadWdKOMH6rz4aRbM6ToAh0GJ6LvfP_auFOk9G0uiXmad7zW9DyGU0Iphh2InST6SFLcAUROeNoK3kZei12/s1600/bini+smaghi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeE-UTOl5bePGoK2Ctd1eKZ6Dz96Rkf6WR3NpyrTONiqxf4pt5r2plGKfxGGadWdKOMH6rz4aRbM6ToAh0GJ6LvfP_auFOk9G0uiXmad7zW9DyGU0Iphh2InST6SFLcAUROeNoK3kZei12/s1600/bini+smaghi.jpg" /></a></div>
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Illuminante l'articolo di Federico Rampini su Repubblica di oggi. La tesi del celebre corrispondente dagli Usa del giornale del gruppo Espresso è che il ruolo delle banche centrali sia diventato decisivo nell'orientare le sorti delle rispettive economie d'area. La Fed americana sta stampando moneta a man bassa per finanziare il governo Obama e le sue politiche interventiste di rilancio della spesa pubblica e dell'occupazione. La banca centrale giapponese si sta orientando sullo stesso binario, con intensità forse ancora maggiore, almeno a giudicare dai programmi del neo-eletto premier conservatore Shinzo Abe: anche a Tokio infatti si parla di stampare moneta in quantità industriale; per deprezzare lo yen, rilanciare le esportazioni, e soprattutto per implentare un piano mastodontico di investimenti pubblici nel ramo edilizia e infrastrutture antisisma. <br />
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L'altro lato della medaglia è invece il ruolo conservativo giocato fino a oggi in Europa dalla Bce, svincolata dalla politica e controllata dalla banche centrali nazionali (e quindi dalle banche private dell'Eurozona); ostaggio in particolare dei falchi della Bundesbank, i veri ideologi dell'austerity prolungata. Per la Bce l'unico nemico da combattere si chiama inflazione, e lo statuto addirittura proibisce a Draghi e compagni di finanziare direttamente gli stati. La spesa pubblica, invece che un antidoto per riattivare i redditi e il lavoro, è considerata qui da noi come la fonte di tutti i mali: vedi Fiscal Compact, impegno di riduzione a colpi d'accetta il debito pubblico, appoggiato unanimamente in parlamento da Bersani e Berlusconi. Gli effetti della cura Frankestein di Francoforte si specchiano negli ultimi dati sulla produzione industriale dell'eurozona, crollata ai livelli minimi di 4 anni fa. Eppure in campagna elettorale si parla d'altro: Imu sì, Imu no; redditometro, diritti omosessuali. La dipartita da questa Unione Europea non è materia di dibattito né tantomeno carta coraggiosa da giocare per ottenere qualcosa di significativo durante i vertici con la Germania. Sia Pd che Pdl continuano a intessere ragionevoli auspici riguardo un'evoluzione della Bce in senso americano. Ma quello che manca è il piano B: cosa facciamo se a Berlino continuano a non ascoltarci?<br />
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Per leggere l'articolo di Federico Rampini, clicca <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1QGZ0P">qui</a><br />
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Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-4085273815661326192013-01-14T18:57:00.001+01:002013-01-14T20:55:55.164+01:00Germania campionessa europea di povertà relativa<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSKc5Zfl9IBYO_AlF2-ivpf8JcJDWUWxasPJe8hvPVmeaJdCRTVybQo1nrQXhLEKdjizmU-Aq0SGkFuix284TSdT0JUesJpS7QNaMy-Py0qns8S9o_RU6gu4tmtT42LSxd6hlWPklrXrA8/s1600/Malala.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="217" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSKc5Zfl9IBYO_AlF2-ivpf8JcJDWUWxasPJe8hvPVmeaJdCRTVybQo1nrQXhLEKdjizmU-Aq0SGkFuix284TSdT0JUesJpS7QNaMy-Py0qns8S9o_RU6gu4tmtT42LSxd6hlWPklrXrA8/s320/Malala.jpg" width="320" /></a></div>
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La notizia è di quelle da non credere. Eppure la fonte è più che autorevole: si tratta dell'istituto comunitario di statistica Eurostat, che ha stilato una classifica in base alla percentuale di popolazione dei vari stati Ue che percepisce un reddito inferiore di 2/3 a quello medio nazionale. Questa particolare classifica della vergogna, che misura l'intensità delle disuguaglianze sociali interne ai singoli paesi, vede agli ultimi posti (quelli più virtuosi) le nazioni scandinave e la Francia. Niente di clamoroso, dunque. Ma la sorpresa arriva a mano a mano che si scorre verso l'alto la graduatoria, su su fino al primo posto, dove si scopre che, con il 22% di poveri relativi, la nazione dai redditi più sperequati in Europa è - udite udite - la locomotiva tedesca.<br />
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E allora si scopre che i dati più o meno lusinghieri sulla disoccupazione non dicono tutto. Se è vero infatti che i disoccupati tedeschi sono solo il 6% della forza lavoro, la classifica di Eurostat ricorda che il solo fatto di lavorare non implica affatto l'assenza di povertà<br />
Per fare un passo avanti nella spiegazione è necessario introdurre una parola-chiave: mini-job (che tradotto dall'inglese significa "lavoretto"). Sono contratti di lavoro di 15 ore settimanali, corrispondenti a una retribuzione mensile di 450 euro. Questi contratti furono introdotti nel 2003 dal governo socialdemocratico di Gehrard Schroeder con l'intento dichiarato di favorire l'ingresso graduale nel mondo del lavoro della popolazione giovanile: l'esempio classico dei fruitori del mini-job al tempo dell'entrata in vigore del relativo provvedimento normativo era lo studente universitario, in cerca appunto di "lavoretti" per coniugare lo studio e un minimo di autonomia economica.<br />
La realtà però ha visto questa tipologia contrattuale esplodere, coinvolgendo non solo gli studenti ma una platea vastissima di professioni: in questo momento i tedeschi sotto contratto con un mini-job sono 7 milioni e mezzo, quasi il 20% della popolazione attiva tedesca. Sono contratti che fanno gola ai datori di lavoro, dal momento che gli imprenditori su quei 450 euro pagano zero tasse e solo una minima quota di contributi; nel mini-job inoltre non sono previste né l'indennità di malattia né le ferie pagate. Ma il dato ancor più importante, denuncia una nota ufficiale della Dgb (principale sindacato tedesco), è che in numerosi casi i 450 euro sanciti in teoria come minimo contrattuale nemmeno vengono corrisposti per intero: secondo il sindacato infatti lo stipendio medio effettivo dei mini-job si aggira sui 260 euro. E allora ecco spiegato come i milioni di tedeschi che sopravvivono con questo tipo di contratti capestro (molto diffusi nei settori dell'assistenza domestica, della ristorazione, degli alberghi e dell'edilizia) vadano a ingrossare insieme ai disoccupati le fila dei poveri relativi.<br />
Quella dei mini-job è l'altra faccia del mondo del lavoro tedesco. Che quindi non è soltanto la tanto idolatrata Wolkswagen e il resto dell'"artiglieria pesante" che produce per l'esportazione. E' anche il mondo dei servizi a bassa professionalità che viene umiliato con contratti da fame. La conclusione di questo viaggio nel "dietro le quinte" dell'economia tedesca è che il drenaggio di ricchezze condotto negli ultimi 10 anni dall'economia della Germania ai danni di noi altri paesi euro-mediterranei non ha contribuito al benessere di un'intera nazione, ma solo di una minoranza mercantilista che continua a prosperare sulle spalle innanzitutto dei suoi connazionali più poveri.<br />
<strong>Tommaso Giani</strong><br />
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Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-50452173704874525232012-12-26T23:02:00.004+01:002012-12-26T23:02:52.076+01:00Ha perso Rosy, ha perso l'Italia<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNihunJmGplj3R2rLlFLxFx-JexXm6ZK5tUqXFQEKvI1JrOfV60NLZiUSVS_4kqSWm9Hgtp9vjMOXY1p2qU4LCvUSLXLu9mLsXVZcNFBnX5gdIWh8r4L4_6e1zg9AXf1yihA2rAgQnu6v6/s1600/copertina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNihunJmGplj3R2rLlFLxFx-JexXm6ZK5tUqXFQEKvI1JrOfV60NLZiUSVS_4kqSWm9Hgtp9vjMOXY1p2qU4LCvUSLXLu9mLsXVZcNFBnX5gdIWh8r4L4_6e1zg9AXf1yihA2rAgQnu6v6/s320/copertina.jpg" width="205" /></a></div>
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Rosy Canale è una giovane di Reggio Calabria, figlia di un sindacalista ferroviere e di una casalinga. Si diploma, poi si trasferisce a Pisa per laurearsi in lingue. Ci scappa anche un brillante dottorato a New York. Ma la vera passione di Rosy è la musica: la ragazza ha una bella voce e dei gusti raffinati; studiando negli Usa entra in contatto con mode e tendenze che nella sua Reggio sono ancora di là da venire. Avrebbe dunque tutte le carte in regola per aprire un locale notturno nella sua città. E l'occasione buona si presenta. Rosy in pochi mesi mette su il disco-pub più in voga in riva allo Stretto. Gli affari vanno a gonfie vele, finché a un certo punto la ndrangheta si mette di traverso.<br />
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I boss non vengono a chiedere un vero e proprio pizzo, ma pretendono di non avere ostacoli nello spaccio di droga all'interno della discoteca. Rosy non ci sta, allestisce un servizio di vigilanza interna per allontanare gli spacciatori. Rosy resiste ai primi tentativi intimidatori dei malavitosi, che allora decidono di alzare il livello del conflitto, per darle una lezione. Le tendono un agguato a notte fonda, dopo la chiusura del locale. Pedinano la sua macchina con un motorino. Lei tenta con sfrontatezza di farli deragliare con una frenata secca e una curva audace. Troppo audace. Il motorino cade, ma anche la macchina di Rosy va a schiantarsi contro un'auto parcheggiata a fianco. A quel punto i due picciotti caduti dal motorino sono fuori di loro stessi: raggiungono Rosy e la massacrano di botte, sfigurandole la faccia, facendole cadere parecchi denti e lesionandole gravemente un femore.<br />
La vita di Rosy, che nel frattempo è diventata anche una giovane ragazza madre, da quel momento non è più la stessa. Il trauma e la paura sono troppo forti per denunciare alla polizia o per resistere ancora. La giovane donna decide di svoltare: chiude il locale su due piedi e si trasferisce presso un'amica a Roma insieme alla bambina, per cambiare vita. La parentesi nella capitale dura più di 10 anni, finché il giorno di Ferragosto del 2007 Rosy si scopre incantata davanti al telegiornale. E' il giorno della strage di Duisburg, la guerra intestina in seno alla ndrangheta che colpisce alle spalle perfino una tranquilla cittadina tedesca. Le prime notizie riconducono la sparatoria di Duisburg alla cosiddetta "faida di San Luca", una guerra che coinvolge gruppi di famiglie ndranghetiste tutte provenienti dallo stesso remoto paesino dell'Aspromonte. Quelle immagini e quel sangue riaprono improvvisamente le ferite del passato di Rosy. Ma la scossa più potente per la giovane mamma calabrese in esilio a Roma deve ancora arrivare. Arriva pochi giorni dopo, con le immagini dei funerali, quando le telecamere radunate intorno alla chiesa di San Luca ritraggono il vestito bianco di Teresa Strangio, sorella di uno dei ragazzi uccisi a Duisburg. Teresa è l'unica donna vestita di bianco fra le decine di signore in nero radunate fra le panche. Il nero è il colore del dolore ma anche quello del rancore. Il bianco invece, come precisa con voce rotta Teresa ai giornalisti, è il colore del perdono e della pace. Il bianco di Teresa era il colore di chi voleva spezzare quel circolo vizioso della vendetta. Il bianco di Teresa è stata la molla che ha convinto Rosy a fare di nuovo le valigie, a lasciare le sicurezze romane e a tornare in Calabria. <br />
Rosy è tornata sul campo. Tornata inanzitutto per conoscere di persona Teresa, la donna della pace. E poi tornata per lasciarsi divorare dall'amore per la sua terra bella e maledetta. Tornata per guardare di nuovo la ndrangheta a testa alta. Per questo suo ritorno all'impegno civile, Rosy ha scelto proprio San Luca come campo di battaglia. Rosy si è data da fare per portare un raggio di speranza in quel paese dilaniato dall'odio. Ha cominciato dalla scuola media, dove è riuscita a entrare come educatrice e a coinvolgere i ragazzini in un corso di pittura. E infine si è rivolta alle donne, a Teresa e alle altre decine di ragazze e signore del paese che hanno accettato la sua proposta. Rosy ha fatto nascere il Movimento Donne di San Luca, accogliendo alle riunioni chiunque ne avesse voglia, senza richiedere certificati antimafia o dichiarazioni di intenti. A Rosy i proclami non interessavano. A lei interessavano i progetti, le possibilità concrete di cambiamento per il paesino: un laboratorio di cucito per le donne dell'associazione, un locale dove riunirsi, una mostra fotografica allestita a New York con i primi piani delle donne belle e ritrose del Movimento. L'ultima idea di Rosy avrebbe dovuto compiere ancora un passo in avanti sulla via della riscossa sociale e culturale di San Luca: si trattava di una ludoteca, da costruire al centro del paese, gestita dalle donne del Movimento e destinata a tutti i bambini sanluchesi; una casa dove giocare, imparare, crescere con valori diversi da quelli della strada.<br />
Il progetto-ludoteca è partito nel 2009 grazie a uno sponsor privato importante: per farlo continuare serviva un investimento pubblico, necessario per coprire le spese di gestione e i rimborsi spese alle mamme educatrici. Rosy quei soldi pubblici li ha cercati con tutte le sue forze. Ha bussato a mille porte, dalla prefettura ai sindaci fino alla regione. Nessuno ha detto sì. Così l'anno scorso la ludoteca è stata costretta a chiudere. E l'esperienza rivoluzionaria del Movimento Donne, che stava cominciando a bucare il video richiamando la meraviglia di testate nazionali e internazionali, ha subito una brusca battuta d'arresto. Rosy ha ammesso la sua sconfitta, accettando a malincuore una opportunità di lavoro lontano dalla Calabria. Ma al contempo, almeno stavolta, non ha accettato di tenere per sé la rabbia e lo sconforto incontrato di fronte a quella sfilza interminabile di porte chiuse. Da qui l'idea di raccontare la sua storia in un libro (bellissimo) scritto a quattro mani con la giornalista del Corriere della sera Emanuela Zuccalà. Grazie a questo libro ("La mia ndrangheta", edizioni Paoline) la storia di Rosy Canale è arrivata fino a me, e attraverso queste righe anche a voi che state leggendo. Il libro merita di essere letto, perché aiuta a capire la Calabria e San Luca al di là dei facili stereotipi giornalistici; perché fa emozionare durante l'altalena di stati d'animo della protagonista e delle sue valorose "moschettiere" del Movimento; ma soprattutto perché la denuncia finale che esso contiene deve diventare anche la nostra denuncia. Denuncia non solo e non tanto contro la ndrangheta, ma contro le istituzioni complici, che dovrebbero rappresentarci e che invece finiscono per abbandonare realtà magiche e dal valore inestimabile come quella del Movimento Donne di San Luca. Se siamo ancora capaci di sentimenti e di passione civile, la nostra indignazione deve essere gridata a voce alta. Non avere poche migliaia di euro annuali da spendere per evitare di chiudere la ludoteca, quella ludoteca, è una vergogna che dimostra una volta in più quanto l'attuale classe politica italiana (dal "premier credibile" fino all'ultimo dei sindaci collusi) stia diventando totalmente avulsa dal concetto di bene comune.<br />
<strong>Tommaso Giani</strong></div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-64479524213574947392012-12-23T18:24:00.002+01:002012-12-23T18:24:32.941+01:00La fata Nelsa e il professor Mario<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhv6YSfjL6wDYf6jyDiDcuLEUHqsNiuKQcCcl5Z_QJwsCuD79C-lzj5ULcZPKZxxYkpkMeXSrQFjHfhEoQT1JsAAG2aAHd_ZozRtI5CJLTwrYZsRnw3esENtzoPIXIvEO7Xmx1HxQRe1Hte/s1600/Mi+fido+di+te.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="152" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhv6YSfjL6wDYf6jyDiDcuLEUHqsNiuKQcCcl5Z_QJwsCuD79C-lzj5ULcZPKZxxYkpkMeXSrQFjHfhEoQT1JsAAG2aAHd_ZozRtI5CJLTwrYZsRnw3esENtzoPIXIvEO7Xmx1HxQRe1Hte/s320/Mi+fido+di+te.jpg" width="320" /></a></div>
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Nelsa Curbelo è una ex suora ecuadoriana di 70 anni. Da qualche anno, con la sua ong Ser Paz (essere pace) si è data una nuova missione: combattere a mani nude le bande armate che affliggono la vita della sua città, Guayaquil. Parliamo di una città di 2 milioni e mezzo di abitanti, dove gli affiliati alle gang criminali sono circa 60mila; una città dove la violenza è spesso l'unico mezzo di risoluzione delle controversie; una città dove si spara facilmente e dove la paura di muoversi in tanti quartieri è più forte di ogni desiderio di socialità. Eppure Nelsa ci ha creduto, è scesa in strada, ha cercato i capi delle bande, e ha cominciato a parlargli. Con risultati straordinari.<br />
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La carta vincente di nonna Nelsa è stata quella di far leva sugli aspetti positivi dei gruppi criminali (la fedeltà reciproca, il mutuo aiuto, la compattezza interna). Da qui l'idea non di smantellare i gruppi, ma di cambiare le loro finalità e la loro identità: traghettare la ragion d'essere della gang dal crimine al lavoro onesto. Grazie ai fondi messi a disposizione dall'Unicef e dal governo ecuadoriano, Nelsa ha potuto proporre ai giovani capi delle bande una alternativa concreta. Invece di rischiare il carcere o l'incolumità, perché non aderite a questo progetto? Perché non partecipate a questo corso di formazione? Così il vostro gruppo potrà gestire un'officina meccanica, oppure uno studio di registrazione, oppure una pasticceria o un negozio di parrucchiere. Un bel giorno il capo di una gang si è presentato da Nelsa per accettare la proposta. La breccia è stata aperta, e tanti ragazzi stanno continuando a cambiare vita. <br />
L'impresa di Nelsa è raccontata in un bellissimo documentario di Al Jazeera, ricco di immagini dal forte valore simbolico. Le telecamere della tv qatariana hanno immortalato per esempio la cerimonia tipica a cui una gang si sottopone per formalizzare l'inizio della collaborazione con la ong Ser Paz: tutte le loro armi, sia da taglio che da fuoco, vengono deposte sulla strada, e una ruspa ci passa sopra riducendo in poltiglia decine e decine di strumenti di morte. Il documentario mostra anche le attività commerciali in cui le ex gang si sono riciclate, e mostra infine le fasi salienti del torneo di Street Football (calcio di strada) che la ong di Nelsa ha organizzato fra le case del Quartiere della Pace, così denominato perché quello è stato il primo angolo di Guayaquil liberato dalla violenza delle gang, diventando quindi un simbolo di civilità e di riscossa sociale. A questo torneo di calcio hanno partecipato le squadre di varie bande, che hanno accettato di affrontarsi con fair play, in amicizia, e dentro la cornice di un gioco anziché in un regolamento di conti armi alla mano. La ex suora ha dato il calcio d'inizio alla finale e ha consegnato la coppa ai vincitori, mettendosi a ballare con i ragazzi, dimostrando una gioventù e un entusiasmo contagiosi.<br />
Storie come questa infondono speranza e fanno riflettere. Come bene sottolinea la eroica protagonista del documentario, la repressione della polizia è solo lo strumento di emergenza con cui combattere la criminalità giovanile. La vittoria duratura si può ottenere solo con le politiche sociali, offrendo ai giovani devianti una alternativa concreta di formazione e di emancipazione. Le politiche sociali come si sa costano: per mandare avanti con continuità un doposcuola o un centro di formazione-lavoro servono disponibilità e risorse umane incompatibili col solo volontariato. E le politiche sociali proprio in questi ultimi anni sono state le più colpite dai tagli drammatici inflitti agli enti locali dai vari governi Berlusconi e Monti: in giro per l'Italia chiudono le attività scolastiche pomeridiane, chiudono associazioni ricreative, chiudono comunità di recupero per tossicodipendenti perché le Asl e gli enti locali non hanno più i soldi per pagare gli operatori sociali. Queste scelte politiche sono catalogate dagli addetti ai lavori sotto le voci "sacrifici", "messa in sicurezza dei conti pubblici", "spending review", "operazione credibilità", "ce lo chiede l'Europa". Io preferisco chiamarle col loro nome: crimini contro la società. <br />
<strong>Tommaso Giani</strong><br />
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Per saperne di più: guarda il <a href="http://www.aljazeera.com/programmes/witness/2012/02/20122682121898381.html">documentario</a> di Al Jazeera sul lavoro di Nelsa Curbelo<br />
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Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1703605338070778542.post-71093314797060959972012-12-21T17:45:00.001+01:002012-12-21T17:45:27.073+01:00Paolo Savona: "Uscire dall'euro? Prepariamoci"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh64Tuw7ygeuIQobyohE_c_CgO2XLqk5Ozp1jDnsDZYonwcOxYBiM-kBq9Sv6N-MZ8C7PaxyLpmSMksiOWTyW1qjXbFEn1u6z0JnrMat4b77ME56ImX0w7xhzGJVrTGzPgy-IemPFKNjZTE/s1600/savona.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="254" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh64Tuw7ygeuIQobyohE_c_CgO2XLqk5Ozp1jDnsDZYonwcOxYBiM-kBq9Sv6N-MZ8C7PaxyLpmSMksiOWTyW1qjXbFEn1u6z0JnrMat4b77ME56ImX0w7xhzGJVrTGzPgy-IemPFKNjZTE/s320/savona.jpg" width="320" /></a></div>
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All'interno del Pd e del nuovo centro montiano è vietato mettere in discussione la permanenza dell'Italia nell'euro. Chi si azzarda solo a paventare lo scenario del ritorno alla lira viene bollato con il marchio infamante di "populista": ovvero ignorante, sprovveduto, incosciente, bravo solo a parlare alla pancia dell'elettorato. Peccato però che a parlare di "dibattito necessario sull'uscita dall'euro" si sia messo anche un certo Paolo Savona, che dei salotti buoni politici e finanziari è sempre stato assiduo frequentatore.<br />
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Paolo Savona è un economista che si è fatto le ossa in Banca d'Italia alle dipendenze di Paolo Baffi. E' stato ministro dell'industria nel governo Ciampi nel 1993, nonché presidente di aziende come Impregilo o Telecom Italia Mobile, e successivamente consigliere di amministrazione di Rcs e Aeroporti di Roma, fino alla carica attuale del Fondo interbancario di tutela dei depositi.<br />
Ultimamente Paolo Savona ha fatto parlare di sé anche per alcune sue prese di posizioni nettamente euroscettiche. In un filmato diffuso su internet, si può ascoltare un Savona molto esplicito nel definire la correlazione fra crisi del debito pubblico italiano e avvento dell'euro: euro che secondo Savona è definibile come "valuta straniera", nel senso che l'Italia non ha la sovranità per gestire il rubinetto del denaro; non ha una banca centrale nazionale prestatrice di ultima istanza, che corra in aiuto per acquistare i titoli di debito pubblico in modo da calmierare i tassi di interesse. Savona parla di un'Europa che ci strappa la sovranità fiscale senza darci un'unione politica: "Abbiamo firmato il patto di stabilità, il trattato di Maastricht e il Fiscal Compact con troppa leggerezza. La nostra classe dirigente è colpevole di questo". Un ritorno alla lira non sarebbe esente da traumi, precisa Savona, facendo riferimento in primo luogo all'inevitabile inflazione derivante da un ritorno ai cambi flessibili. Ma d'altra parte c'è il presente a tinte fosche che vede l'Italia inabissarsi sempre di più nella spirale dell'impoverimento e delle disuguaglianze sociali. "Non so fino a che punto il sistema potrà reggere andando avanti di questo passo", spiega il professore. "Io sono un europeista convinto, l'Europa è garanzia di pace, però al contrario di tanti dei miei maestri ed ex colleghi non sono un eurofanatico. L'Europa per me non è una religione da portare avanti ad ogni costo. Serve iniziare al più presto la discussione su una uscita dell'Italia dall'Ue e dall'euro. Serve elaborare un piano B da attuare nel caso in cui l'impasse dell'austerity dovesse protrarsi indefinitamente. Il dibattito deve cominciare subito, abbiamo già perso troppo tempo".<br />
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Per saperne di più: <a href="http://www.youtube.com/watch?v=bumSSzinA1Y">ascolta</a> gli 8 minuti di conferenza di Paolo Savona in cui vengono elaborati questi concetti. </div>
Fiba Cisl Toscanahttp://www.blogger.com/profile/17000741859206106946noreply@blogger.com0