mercoledì 24 agosto 2011

Proibizionismo, effetti collaterali


Da sempre i nostri governi stanno combattendo le tossicodipendenze a colpi di divieti. Illegale l'eroina, illegali la cannabis, la cocaina, le droghe sintetiche... Inseguendo l'utopia di debellare completamente l'uso di tali sostanze, abbiamo di fatto regalato un businness miliardario al mondo del crimine organizzato, che ovviamente non si fa scrupoli etici in materia di gestione.
Delegando alla mafia rinunciamo a ogni tipo di tracciabilità riguardo la filiera di produzione delle cosiddette droghe, aumentandone a dismisura la pericolosità e il prezzo. Con l'ulteriore aggravante di spingere il tossicodipendente squattrinato all'esasperazione, ai reati di strada, oppure alla ricerca di sostituti "fai da te": cocktail a base di farmaci reperiti in farmacia e mescolati in cucina, con esborsi di denaro inferiori ma effetti per la salute ancora più devastanti. Gli ultimi due esempi che rafforzano questa convinzione arrivano da due diverse parti dell'Europa.
Storia numero uno, Gran Bretagna: il paese dei sudditi di regina Elisabetta, dove il 90% della marjuana consumata è prodotto all'interno dei confini nazionali. Ma non vi immaginate la miriade di pianticelle di canapa fiorite su ogni terrazzo a uso personale. Le fabbriche della cannabis made in UK sono vere e proprie serre, in grande scala, in ogni città. Con un unico problema. Coltivare la canapa è illegale. Quindi bisogna nascondersi bene, non dare nell'occhio e non insospettire la polizia, che sul fronte del contrasto alla coltivazione sta lavorando sodo, smantellando orti clandestini al ritmo di 3 al giorno su territorio nazionale. Ci vogliono luoghi nascosti, magari l'intero appartamento di un condominio, e soprattutto operai invisibili. Per questo gli specialisti nella coltivazione e nel commercio all'ingrosso di cannabis nel Regno Unito sono diventati i gangster vietnamiti. Loro non hanno avuto scrupoli ad affidarsi alla manovalanza più indifesa e malleabile: i bambini. Bambini dai 13 anni in su lasciati partire dalla famiglie in Vietnam (uno dei paesi più poveri del sud est asiatico) dietro la promessa fasulla di un percorso di emancipazione in Europa; bambini ritrovatisi invece prigionieri 24 ore su 24 dentro i giardini chiusi della marjuana. A Londra come a Manchester, i poliziotti continuano a trovarne a decine: secondo il governo Cameron sono circa 80 all'anno i bambini vietnamiti contrabbandati in Gran Bretagna; costretti a lavorare sotto la luce caldissima e accecante di lampade giganti, scelte in sostituzione dei raggi del sole; con le finestre annerite e sprangate; senza una parola di inglese di cui far tesoro nell'ottica di una improbabile fuga salvifica. Anche quando arrivano i blitz delle forze dell'ordine, per questi fanciulli non è facile svincolarsi dagli aguzzini e cambiare vita. Hanno paura che la loro famiglia in Vietnam possa subire ritorsioni. Così spesso scelgono di non collaborare, o di scappare dalle case famiglia per tornare chissà in quali pessime mani. Domanda retorica: preferiamo la mafia vietnamita o una coltivazione controllata e senza abusi sui minori? Peccato che la risposta di noi cittadini benpensanti non sia ancora giunta abbastanza netta all'orecchio dei legislatori.
Storia numero due, Russia: il paese d'Europa dove l'eroina continua a mietere il numero maggiore di vittime; 30mila morti all'anno su 2 milioni di consumatori. L'eroina è illegale, e quindi distribuita dalla criminalità in base a logiche di mercato impietose. Il prezzo sta salendo, anche "per merito" della dura opera di repressione messa in atto negli ultimi anni dai presidenti Putin e Medvedev: tolleranza zero con gli spacciatori, ma anche investimenti zero (o quasi) in comunità di recupero. Così fra i giovani delle periferie più sfortunate di Mosca e di altre città si sta diffondendo una alternativa a buon mercato. Nel gergo dei tossici si chiama Krokodil. E' confezionata a base di codeina, un farmaco a basso contenuto di oppiacei (più leggero della morfina) usato per sedare la tosse e la diarrea. A differenza della morfina, la codeina è molto più accessibile: anche in Russia si trova in tutte le farmacie, sotto forma di pastiglie, e i farmacisti meno onesti le vendono anche senza prescrizione. Poi, una volta procuratisi le pastiglie, i malati di Krokodil vanno a mettere la codeina sul fuoco, mischiandola anche a prodotti impensabili come l'olio industriale. Ne viene fuori una miscela molto più potente e tossica dell'eroina, che i ragazzi si iniettano più volte al giorno. Le autorità di polizia russe stimano in 100mila l'ammontare di dipendenti da Krokodile, ma il numero è quasi sicuramente stimato per difetto. Nelle ultime settimane il quotidiano inglese Independent ha raccolto testimonianze strazianti legate a questa nuova piaga dell'est Europa, con descrizioni minuziose dei genitori sul processo di decomposizione a cui vanno incontro i propri figli ancor prima dell'overdose fatale. Ci sono filmati agghiaccianti che documentano corpi senza più pelle, carbonizzati, marciti, sfigurati. Ci vuole poco per immaginarsi quanto sia difficile tornare indietro dall'abisso di questa eroina dei poveri: si parla di crisi di astinenza molto più durature, frequenti e intense dell'eroina vera. E allora un'altra domanda (retorica) sorge spontanea: preferiamo una somministrazione di eroina controllata e accessibile attraverso canali sanitari pubblici, oppure i prezzi fuori controllo del mercato illegale con tutte le perversioni che ne possono conseguire? (Krokodil compreso?). La risposta diamocela da soli. Ma facciamo presto.
   
  

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