martedì 6 dicembre 2011

Aiuto, stanno morendo i treni regionali



Provate ad andare sul sito di Trenitalia e consultare gli orari dei treni fra Pontedera e Firenze in un giorno qualsiasi a partire dal 13 dicembre prossimo. La risposta del cervellone elettronico sarà glaciale: nessuna soluzione trovata. E la musica non cambierà per ogni altra tratta normalmente coperta da treni regionali, in Toscana come in qualsiasi altra regione. Buio pesto, nessuna soluzione disponibile. Roba da brividi.

Fra meno di una settimana entrerà in vigore il nuovo orario stagionale delle ferrovie, e al momento gli unici treni caricati sono i collegamenti ad alta velocità. E te pareva. Quelli sembrano vivere su un pianeta a parte, dove gli introiti aumentano, gli orari si infittiscono, nuovi concorrenti privati si affiancano e gli investimenti pubblici abbondano. Solo 10 giorni fa, alla presenza del capo dello stato Giorgio Napolitano, lo stato maggiore di Trenitalia ha inaugurato la nuova stazione alta velocità di Roma Tiburtina; al contempo proseguono imperterriti i mega-progetti per altre stazioni sotterranee e altri tunnel interminabili, sempre a uso e consumo dei passeggeri-trottole.
Il popolo dei pendolari invece deve cominciare a prepararsi al peggio. Sta infatti per diventare realtà il taglio selvaggio dei trasferimenti agli enti locali a uso trasporto pubblico adottato dalle ultime finanziarie del governo Berlusconi. Le risorse a disposizione delle Regioni per sussidiare i treni regionali a partire dall'inizio dell'anno prossimo crolleranno del 75%:  solo 400 milioni a fronte dei 1600 dell'anno 2011. Questa mannaia pesa come un macigno nella stesura del nuovo orario, non a caso ancora clamorosamente in stand by: il fatto è che i treni regionali per conservare biglietti e abbonamenti a prezzo politico non possono prescindere dal contributo pubblico. Per la sola Toscana, ha dichiarato pochi giorni fa l'assessore regionale Ceccobao, mancano all'appello la bellezza di 50 milioni, rispetto allo stanziamento di 12 mesi fa. Questo si traduce in due conseguenze inevitabili: diminuzione dei treni, aumento delle tariffe e delle accise sulla benzina (in veste di tampone parziale d'emergenza).
Ma il disastro non finisce qui. A piangere lacrime di rabbia sono, oltre ai pendolari, anche gli habitué dei treni a lunga percorrenza (nord-sud e viceversa), i quali non essendo redditizi come i Frecciarossa sono condannati a uno sfoltimento senza precedenti negli orari in uscita la prossima settimana. Trenitalia è talmente in difficoltà da non essere riuscita, per l'appunto in prossimità delle festività natalizie, a rinnovare il contratto di appalto con l'azienda che cura il servizio di assistenza a bordo dei vagoni cuccette. Così in fondo alla homepage del sito delle ferrovie si può già leggere una comunicazione raggelante in cui si avvisa la clientela di possibili soppressioni di treni notturni. E' un indizio in più di veridicità della vox populi preoccupata che parla di soppressione totale dei treni a lunga percorrenza (i vecchi Espressi), coi passeggeri siciliani e calabresi obbligati a cambiare a Roma e usare il Frecciarossa per raggiungere le città del nord.
L'impressione insomma è che il passo all'indietro che ci prepariamo a subire fra pochi giorni sia di dimensioni epocali. Da una parte si invocano l'ecologia e la mobilità sostenibile anche e soprattutto sulle brevi distanze. Dall'altra si depotenzia in modo così eclatante il trasporto pubblico su ferro, condannando alla Fi-Pi-Li, all'Autopalio, all'Aurelia ecc. un numero sempre maggiore di italiani impoveriti. E il governo dei tecnocrati fa finta di non vedere.         
Tommaso Giani

1 commento:

  1. Per fortuna allarme rientrato, l'orario è finalmente uscito, e nonostante i tagli selvaggi i regionali sono rimasti senza variazioni di rilievo (almeno sulle tratte toscane che più mi interessano, ovvero Firenze-Pontedera-Pisa-Viareggio-La Spezia). Certo, resta l'acqua alla gola, resta la disdetta dell'acquisto di decine di nuovi treni per il trasporto locale. Resta anche la protesta dei cuccettisti lasciati senza contratto e i relativi disagi natalizi per i treni a lunga percorrenza. Ma nonostante tutto il timore era di una rinuncia molto maggiore. Si può quindi tirare un sospiro di sollievo. Almeno per il 2012 i regionali sono salvi. (Tommaso Giani)

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