martedì 1 novembre 2011

Cemento zero



La faccia sorridente che vedete sopra è quella di un giovane sindaco dell'hinterland milanese. Si chiama Domenico Finiguerra, figlio di immigrati dalla Basilicata, primo cittadino di Cassinetta di Lugagnano. E' stato eletto sulle ali di una lista civica ambientalista, ed è diventato famoso grazie a una scelta politica rivoluzionaria: il piano regolatore a cemento zero. In un'Italia che si mangia 120 ettari di paesaggio al giorno, dove i Comuni si prestano a vendere permessi edilizi a go go pur di rammendare gli esangui bilanci municipali, il sindaco Domenico e i suoi elettori hanno virato in direzione ostinata e contraria. Da qui in avanti - la carta vincente che Finiguerra si è giocato in campagna elettorale - si costruisce soltanto riammodernando vecchi edifici abbandonati o da ristrutturare. Il resto non si tocca: resta agricolo, polmone verde. Quasi una riserva indiana, nel pieno di una metropoli (quella milanese) che finora ha primeggiato a livello nazionale per quantità e velocità di ettari di suolo vergine cementificati.


Per dire no alle richieste dei palazzinari e rinunciare ai loro soldi, il sindaco ribelle è dovuto correre ai ripari con delle contromisure impopolari, come un aumento dell'Ici. I sacrifici però sono stati accettati dalla cittadinanza, perché mirati e condivisi: il sindaco e gli assessori viaggiano in bicicletta, le consulenze sono state tagliate e la fantasia è balzata al potere. La fantasia, sì, perché il comune di Cassinetta si è spremuto le meningi e ha escogitato nuove improbabili fonti di entrate: per esempio le due ville comunali immerse nel verde, affittate alla cittadinanza per le feste di matrimonio e altri ricevimenti in grande stile.
Quel che nel 2009 sembrava un progetto unico e irrelizzabile in conurbazioni più grandi, si sta dimostrando invece un modello da imitare. La provincia di Torino ha appena approvato un piano urbanistico sull'esempio di Cassinetta, e la prima conseguenza tangibile l'ha sperimentata la multinazionale del mobile Ikea, che già da inizio anno era in trattative per l'acquisto di un terreno agricolo su cui impiantare un suo nuovo megastore. La procedura è stata fatta decadere ex lege dalla Provincia, che invece ha proposto agli "svedesi" un ex capannone industriale dismesso come alternativa a cemento zero. Dopo una prima reazione risentita, ora i manager di Ikea stanno meditando.
Cassinetta di Lugagnano è diventata così la bandiera di un movimento, fatto di istituzioni e società civile, chiamato Salviamo il paesaggio. La prima assemblea nazionale si è tenuta sabato scorso proprio nel comune amministrato dalla giunta Finiguerra: e il risalto dell'iniziativa ha acquisito in ultima battuta un'eco inaspettata, soprattutto a causa dell'alluvione nel Levante Ligure e in Lunigiana, che ha risvegliato ad ampio raggio vecchie inquietudini riguardo il famelico sfruttamento del suolo a uso abitativo. "A chi ci accusa di boicottare il settore dell'edilizia, rispondo che da noi il lavoro l'hanno perso solo le grandi imprese - dice il sindaco Finiguerra - mentre per le riconversioni e le ristrutturazioni non ci siamo mai fermati, infatti il piano regolatore prevede negli anni a venire un aumento seppur modesto della popolazione di Cassinetta". Per non parlare dei benefici all'ambiente e all'agricoltura, in un'Italia che a forza di costruire rischia sempre più di compromettere la sua stabilità idrogeologica e la sua autosufficienza alimentare.
Sabato all'assemblea di Salviamo il paesaggio di Cassinetta c'era pure il nuovo assessore all'urbanistica del comune di Milano, Stefano Boeri, che ha mostrato grande simpatia per il neonato movimento di Finiguerra. L'allestimento dell'expo 2015 sarà il primo vero banco di prova per misurare la serietà della disintossicazione da cemento auspicata dalla giunta Pisapia.      

1 commento:

  1. Parlavamo proprio nei giorni scorsi, io e mia moglie, dell'assurdità di grandi fabbriche abbandonate, di altre opere iniziate e rimaste incompiute e nuove costruzioni che "bruciano" spazzi all'agricoltura, o ai fiumi e ai boschi.
    Siamo consapevoli che molti sono gli "interessi" in gioco, ma un buon amministratore del bene pubblico "deve", secondo noi, proseguire nel "solco tracciato" da Domenico.
    Ce lo auguriamo per noi ed anche per i nostri figli ...

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(si prega la sintesi)