venerdì 28 ottobre 2011

Tutto in una notte a Bruxelles.

Una botta da 15 MLD di euro per il capitale delle nostre banche. 100 Mld per le banche europee.
Due scosse di terremoto della massima intensità per il bilancio delle nostre banche decise in una serata dai capi di governo riuniti a Bruxelles Mercoledì sera.

Il core tier 1 di Basilea 3 entro il 30/6/2012 deve salire al 9% del complesso degli attivi ponderati (molto teoricamente) per il rischio e la contabilizzazione ai valori di mercato, e non al costo d’acquisto, dei titoli del debito sovrano.
Il Sole 24 ore pubblica le prime stime dei nuovi fabbisogni dei primi 5 gruppi italiani: circa 15 MLD. Poi in giornata escono dichiarazioni dei board delle banche e Intesa afferma di non avere necessità di rafforzare il patrimonio, Unicredit conteggia in 4.4 il fabbisogno di capitale al netto di un prestito convertibile in azioni, restano i 3,1-2,8-1,8 relativi rispettivamente a Monte Paschi, Banco Popolare, UBI. Anche queste cifre sono state accompagnate da dichiarazioni dei rispettivi vertici che richiamano voci patrimoniali a cui attingere per limitare l’impatto di queste nuove misure.
Per le svalutazioni del debito sovrano in portafoglio delle banche italiane sempre da IL Sole 24 ore di ieri si stima che il complesso dei BTP nei portafogli delle banche del nostro sistema sia di almeno 200 MLD e su questo stock potrebbe gravare una svalutazione del 10% (valori di mercato al 30/9/2011) a fronte di un utile netto 2011 stimato precedentemente, in questo stesso mese di ottobre, da Prometeia inferiore agli 8 MLD.
E’ un allarme rosso per la tenuta del nostro sistema economico. I piani industriale delle banche vengono cancellati in un sol colpo e l’impatto immediato con ogni probabilità sarà una restrizione creditizia dirompente (per far salire il rapporto, nella difficoltà di far crescere il capitale al numeratore, si agisce riducendo i prestiti che stanno al denominatore). Cosa determinerà in termini di redditività e di incidenza dei costi sui ricavi ulteriormente calanti?
Non c’è da sperare in dismissioni di assets, vendite di banche controllate o di sportelli a banche estere, tutta Europa avrà da rafforzare il capitale delle banche.
Cosa ne sarà delle banche locali che già dovevano far digerire un lungo digiuno di dividendi ai loro azionisti? Dove andranno a cercare i miliardi che mancano?
Chi potrà arginare la forza dell’economia criminale che dispone di liquidità illimitata e forza di governo di territori sempre più estesi?
E’ paradossale che l’Europa pretenda misure per la crescita dai paesi stritolati dal peso della stretta al bilancio e allo stesso tempo si adottino misure che funzioneranno come un turbocompressore delle spinte recessive. L’ortodossia monetarista che governa le istituzioni finanziarie internazionali ci sta distruggendo applicando sempre la legge del più forte, anche nelle crisi bancarie.
A chi ha deciso questo strappo dobbiamo chiedere: per caso c’è nascosto qualcosa di scabroso negli armadi delle banche? Vi siete dimenticati di tutte le doglianze sull’effetto prociclico dei vincoli sul capitale delle banche, e che in questo momento un’ulteriore stretta ci affonda nel circuito vizioso della recessione? Perché queste misure devono essere immediate e dirompenti se gli altri sistemi bancari, anche maggiormente colpiti dalla crisi finanziaria, come gli Stati Uniti, non hanno in programma niente di tutto ciò? Perché non c’è nessuna misura per limitare l’effetto leva delle banche tedesche, francesi, inglesi: i loro attivi finanziari restano ponderati a rischio zero: Dexia per esempio è andata in default ma il core tier 1 era eccellente, largamente superiore al 15%. Perché si dovranno svalutare i titoli del debito sovrano, ma niente si è deciso per chi ha in portafoglio titoli illiquidi, titoli strutturati, titoli tossici ancora tutti da svalutare?
Quale margine sussiste per modificare queste decisioni? A quali condizioni le banche potranno attingere al Fondo europeo per la stabilità finanziaria per colmare il gap sul core tier 1?
Ma la domanda più importante è un’altra:
- Cosa resta delle democrazie se decisioni talmente dirompenti vengono imposte senza neppure poterne valutare le conseguenze? 
Per il Sindacato sempre di più urge agire per la difesa della democrazia sempre più ostaggio delle tecnocrazie monetariste. E non c’è da essere schizzinosi nello scegliere da quale parte stare, o di aver paura di come ci chiameranno (comunisti, antagonisti, radicali, statalisti, ecc.), basta guardare a quanto sta accadendo e non andare dietro ai pifferai di Bruxelles.

1 commento:

  1. "Ma chi dovrebbe finanziare questa ricapitalizzazione? Il mercato privato, si è detto. Ma come? E a quali condizioni? E se queste condizioni non sono praticabili? Dato che il mercato privato vive un momento tutt'altro che felice, mi sebra inevitabile che alla fine l'onere ricadrebbe sugli stati, ilche significa nuovo debito pubblico, e insomma riotornare al punto di partenza. E se gli Stati non potranno intervenire, pur di rientrare nei vincoli del Tier1, che sono stati ribaditi, le banche non avrebbero altra scelta che ridurre il credito alle aziende. Bel modo di sostenere la ripresa."
    Jean Paul Fitoussi - La Repubblica 30/10/2011

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(si prega la sintesi)