martedì 12 luglio 2011

Stand up for your rights

Da sempre sono convinto che uno degli indici basilari per misurare la qualita' della vita in un paese sia la condizione della sua sanita' pubblica. Ecco perche' visitare un ospedale "del popolo" qui ad Accra era un mio pallino fin dal momento in cui prenotai il biglietto aereo per l'Africa. Ancora una volta, il mio genio della lampada ghanese (alias Kennedy) ha esaudito il desiderio. Ancora una volta ci siamo imbarcati sul furgone della speranza (alias Tro-Tro), ci siamo sciroppati la nostra dose quotidiana di traffico a passo d'uomo, buche maledette e litri di sudore. E ancora una volta abbiamo trovato un amico di Kennedy ad aspettarci sorridente alla discesa. 
Stavolta era il turno di Jonathan, un affabile spilungone di 40 anni, responsabile della contabilita' e degli acquisti del La Hospital di Accra.Con mio sommo piacere Jonathan ha pensato bene di ritagliarsi la mezzora antecedente la pausa pranzo per regalarmi un giro approfondito della struttura ospedaliera. Un complesso nato qualche decennio fa come poliambulatorio di quartiere, ma che negli ultimi anni - un po' per l'aumento vistoso della popolazione, un po' per la grande intraprendenza del governo nazionale - si e' sottoposto a una continua serie di ampliamenti, fino a diventare una delle piu' importanti cittadelle sanitarie del Ghana. 
Il fiore all'occhiello dell'ospedale e' una foto di Michelle e Barack Obama attorniati da medici e infermieri di colore in una corsia di un ospedale non meglio identificato. Ma alla precisazione provvede subito Jonathan: "L'ospedale e' questo!". La visita ad Accra della coppia presidenziale a stelle e strisce piu' africana della storia risale all'estate del 2009. A fissare l'agenda e indirizzare la scelta proprio su questo ospedale e' stato l'ambasciatore americano in Ghana, che a quanto pare aveva degli amici impiegati qui ed e' riuscito a tirar fuori il coniglio dal cilindro."Mai viste cosi' tante forze di sicurezza dispiegate - racconta Jonathan - i poliziotti erano appostati anche sui tetti. Pero' al contempo era anche un servizio discreto, perche' noi del personale abbiamo potuto scambiare facilmente i saluti con gli Obama. Io ho in casa la foto con la signora Michelle, una meraviglia".
La visita al La Hospital non deve essere passata inosservata nemmeno agli occhi della first lady americana; non a caso la fondazione benefica da lei presieduta ha instaurato nei mesi successivi una parnership molto proficua con la struttura di Accra: e i frutti si vedono, con una palazzina nuova di zecca pronta ad essere inaugurata con le funzioni di reparto maternita'.
Intanto il nostro giro dell'ospedale prende piede. La struttura e' grandicella, simile all'ospedale di Pontedera; ma fra i dipendenti si respira un clima familiare. Me ne accorgo dalla complicita' e dalla spontaneita' con cui Jonathan e il personale si salutano, chiamandosi per nome, all'entrata e all'uscita di ogni reparto. I problemi burocratici non esistono. Jonathan mi fa vedere tutti e tre i piani del baraccone: la pediatria, il consultorio, la banca del sangue, la chirurgia, la medicina, la lavanderia, gli uffici. Gli interni e le attrezzature sono tutti molto datati, sembra il set di un film anni 70. Pero' ci sono anche grande decoro, pulizia e dignita'. Niente barellati nei corridoi, niente camerate oceaniche, niente squallore asettico. Anzi, subito davanti all'ospedale c'e' la spiaggia con l'Oceano che riempie i polmoni di aria buona e poesia; e tutto intorno una serie di aiuole verdi e molto ben curate (almeno per gli altalenanti standard ghanesi).
Jonathan affettuosamente si unisce a noi anche per pranzo. Ci acquartieriamo al risorantino del personale, e continuiamo a scambiarci opinioni in libertà. Sanita' italiana e ghanese si mischiano davanti a un piatto di polenta appallottolata, da intingere in un sughetto piccante e poi mangiare rigorosamente con le mani. Io tiro fuori le polemiche nostrane sul fine vita e il testamento biologico, e per Jonathan deve essere come leggere il futuro in una sfera di cristallo: mi fa scrivere su un foglietto il nome di Eluana Englaro per continuare a cercare informazioni su internet di sua iniziativa. Jonathan dal canto suo mi spiega che per ora i problemi del Ghana sono concentrati all'altro estremo del viaggio della vita. Mi parla di mortalita' infantile, e della piaga della malaria che continua a uccidere mgliaia di bambini soprattutto nelle zone rurali, dove le condizioni igieniche sono precarie e gli insetticidi oggetti misteriosi. In compenso il sistema-sanita' si sta espandendo a macchia d'olio: ospedali e presidi sono distribuiti ormai in tutte le province, a discapito dell'ignoranza e delle stregonerie dei guaritori tradizionali. Per me e' confortante scoprire che se da noi il welfare sta rischiando di implodere sotto i colpi di leggi finanziarie lacrime e sangue, c'e' ancora una parte di mondo dove il movimento dei diritti sociali sembra navigare col vento in poppa. Abbiamo troppo bisogno di queste notizie. Per prendere spunto e continuare a lottare per un mondo piu' uguale e piu' giusto. Per tutti.

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