sabato 9 luglio 2011

Back to Ghana

Accra, un anno dopo. Tornare in Africa e' un po' come rinascere. Via tutti i comfort, i riferimenti, le difese. La vita qui si raccoglie a mani nude. Qui ho visto ragazzi della mia eta' farsi il bucato nelle bacinelle. Ho visto macchine di terza mano rimbalzare indenni dentro crateri apocalittici. Ho visto bambini giocare liberi fra le case. Ho visto chioschi di lamiera vendere cianfrusaglie a ore improbabili della sera. Ho visto che colore ha la notte in citta' quando di un lampione non c'e' nemmeno l'ombra. Ho visto donne bellissime camminare con il cesto in equilibrio sulla testa; e fiumi di gente accompagnarle in una marcia non competitiva sul ciglio della statale. E ho visto, ancor prima di tutto questo, il mio nome e cognome stampati a caratteri cubitali nella bolgia degli arrivi internazionali. Ho visto l'Accoglienza negli occhi del ragazzo che teneva in mano il cartello, e che in un baleno mi ha traghettato dall'aeroporto alla vita vera (quella nera).
Il ragazzo si chiama Kennedy, ha 26 anni e da ieri a questa parte per me e' diventato tutto: padrone di casa, esame di inglese, guida turistica, compagno di strada. Le vie infinite della chiesa globale ci hanno fatto incontrare (nello specifico, l'amicizia comune con padre Raphael Mensah) e mi hanno spalancato le porte di casa sua. Kennedy divide una villetta monofamiliare di 5 stanze con la sorellina Veronica: dei genitori per ora nessuna notizia; anzi, e' probabile che la loro assenza sia legata a doppio filo alla mia improvvisata, visto che la stanchezza del viaggio intercontinentale mi ha presentato il conto su di un bel letto matrimoniale, e fare due piu' due non e' difficile.
La casa e' praticamente a un passo dalla spiaggia, con le onde a lunga gittata dell'Oceano che suonano come piacevole sottofondo. Eppure qui il mare sembra non filarselo nessuno. Niente tintarella, niente tuffetti o tornei di beach volley. Nonostante il caldo umido e super-invitante, la gente sembra in altre faccende affaccendata. Da' l'idea di avere altro per la testa, cosi' anche il lungomare risulta a dir poco incopatibile con gli standard nostrani: zero tracce di movida, solo una stradetta rossa costellata di buche e pozzanghere. Chissa' perche', ma il traffico, l'asfalto e la vita scorrono su una parallela 500 metri piu' all'interno.

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