venerdì 15 luglio 2011

Sognando Essien

Immaginate uno scenario simile alle colline fra Cecina e Volterra, ma con ancora piu' verde, piu' aria di mare e meno centri abitati a portata di mano. Immaginate che in mezzo a questo paradiso eremitico spunti improvvisamente un cancello importante. E dietro a questo cancello, l'ingresso di un  campo di calcio. E poi un altro rettangolo da gioco. E poi un altro ancora... Un centro sportivo di lusso, con tanto di foresterie, aule studio e spazi ricreativi da fare invidia alla maggior parte delle nostre squadre di serie A. E' questa la casa del Feyenoord Ghana: stesso nome, stessi colori (bianco e rosso) e stessi padroni della blasonata societa' olandese. E' qui, a 50 km da Accra e a due passi dall'Oceano Atlantico, che decine di adolescenti africani inseguono il sogno del professionismo, dei contratti in Europa, del calcio che conta. Un sogno peraltro gia' realizzato da parecchi ragazzi transitati dalla stessa scuola calcio negli anni scorsi. Un esempio di efficienza, meticolosita' e fiuto del businnes applicato al mondo del pallone. Una storia, insomma, che vale la pena di essere raccontata dall'inizio.
Io ho il privilegio di farmela raccontare da Moses, general supervisor di questa Ferrari del calcio giovanile africano. Colui che il Feyenord Ghana lo ha visto nascere e lo ha seguito da dentro per 20 lunghi anni, dedicandoci anima e corpo, fino a diventarne una specie di santone: al tempo stesso amministratore delegato, memoria storica ed eminenza grigia. A dimostrazione che in Ghana la formalita' protocollare nemmeno sanno cosa sia, Moses si presenta davanti a me e al mio fido scudiero Kennedy in ciabatte e pantaloncini da gioco. Un amministratore delegato in abiti da magazziniere, giusto per ricordare che - anche quando c'e' da andare a braccetto con l'Europa - il Ghana rimane sempre il Ghana. E poi, come se non bastasse, ecco le sue prime parole di benvenuto alla vista della mia maglia blucerchiata - "Italiano, Sampdoria!" - che spalancano definitivamente le porte del nostro feeling.
Moses e' un sessantenne dinamico impossibile da incasellare. Da giovane ha fatto il calciatore in serie A ghanese, ma allo stesso tempo si e' laureato in scienze naturali, ha insegnato nelle scuole medie, ha allenato la nazionale di calcio universitaria e non ha mai smesso di frequentare i campetti di periferia, alla ricerca dei campioni del futuro. Ventitre anni fa il suo nome doveva gia' essere gettonatissimo nel sottobosco dei talent-scout ghanesi. Non a caso i dirigenti del settore giovanile del Feyenoord si rivolsero direttamente a lui per mettere su la loro rivoluzionaria filiale in Africa nera. "Era il 1988, ed era il primo esperimento del genere in Ghana. Una accademia per giovani calciatori. Io insieme a una equipe di altri tecnici fummo scelti dagli olandesi per gestire il loro investimento e portare avanti il progetto". Fu cosi' che dal nulla i soldi del Feyenoord si sono trasformati in campi di calcio, foresterie, aule scolastiche e chi piu' ne ha piu' ne metta. "Il progetto era chiaro fin dall'inizio. Noi dovevamo selezionare i giovanissimi calciatori piu' promettenti del paese, e anche delle nazioni vicine. Il Feyenoord dava la possibilita' di farli studiare oltreche' di farli allenare e partecipare a una serie di tornei in Europa. Il tutto a una sola condizione: che lo stesso Feyenoord avesse un diritto di opzione su tutti i tesserati della nostra societa' giovanile".
Il Feyenord Ghana dal 1988 non ha mai smesso di crescere. Il legame filiale col Feyenord olandese col tempo si e' leggermente allentato, anche perche' Moses e i suoi amici hanno saputo trovarsi degli sponsor autonomi e delle entrate remunerative, grazie soprattutto alla gestione dei cartellini dei prodotti migliori del vivaio. I campi e i giardini circostanti sembrano dei tappeti da golf; le strutture sono in continua espansione, dal punto di vista sia calcistico sia scolastico che occupazionale. "Abbiamo gli allenatori ma anche gli insegnanti e una nuova aula multimediale. In tutto diamo lavoro a 43 persone in pianta stabile". Di mese in mese stage e provini si susseguono, ma a restare a tempo pieno nell'organico della squadra non sono piu' di 70 ragazzi, dai 12 ai 18 anni. Moses mi riepiloga la loro giornata tipo: " Alle 5 e mezzo suona la sveglia. Dalle 6 alle 8 allenamento mattutino. Dalle 8 e mezzo alle 12 e mezzo scuola media o superiore, seguendo il programma ministeriale ghanese. Poi pausa pranzo, ancora scuola fino alle 16, e allenamento pomeridiano fino alle 18. Cena, sera libera, e poi tutti nelle camere". Non c'e' da girarci intorno: lo stile di vita e' a dir poco monacale, le regole sono rigide e Moses pretende dai suoi ragazzi il massimo dell'impegno. "Io credo molto nel rispetto delle regole, e d'altra parte i ragazzi sanno che fuori c'e' la fila, se loro non si comportano bene e' peggio per loro, non per noi". A parte le settimane di Natale, Pasqua e 15 giorni fra luglio e agosto, la vita nel calcio-collegio va avanti 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. "Abbiamo scelto questo posto non solo per i vantaggi dal punto di vista climatico - mi precisa Moses con un sorriso apparentemente sadico - ma anche perche' e' estremamente isolato. A piedi non vai da nessuna parte. Intorno alle recinzioni abbiamo una sorveglianza ininterrotta delle guardie private, che mi devono relazionare in caso di movimenti strani da parte dei ragazzi. Alla prima fuga sei perdonato, alla seconda cartellino giallo, alla terza arrivederci e grazie".
Per Moses non ci sono mezze misure. O il calcio o le ragazze. Si' certo, la domenica ci sono le gite al mare, ci sono le uscite per i tornei, ma tant'e', nella stragrande maggioranza del tempo si resta rigorosamente fra uomini. "Il discorso cambia a 18 anni, quando i ragazzi ormai sono troppo grandi per restare qui. Allora li diamo in prestito a squadre di serie A ghanese, o, se va ancora meglio, in Europa". Proprio come e' successo al centravanti Dominique Adiyiah, che due anni fa si mise in mostra nella squadra piu' forte di Accra (gli Hearts of Oak), guadagnandosi il pass per i mondiali under 18, l'esordio in nazionale e l'acquisto da parte del Milan. L'anno scorso e' stato in prestito in B nella Reggina senza dare troppe notizie di se', ma il contratto coi rossoneri e' lungo, e il prossimo anno il ragazzo avrà un'altra chance in prestito in serie A turca.
Intanto altri giovani sperano come lui di riuscire nel grande salto dal Feyenoord Ghana all'Europa. E i recenti exploit dei giocatori ghanesi nel calcio dei ricchi alimentano le loro speranze. "I nigeriani puntano troppo sulla forza fisica. Noi ghanesi invece abbiamo la tattica e la tecnica. Guardate centrocampisti come Asamoah o Boateng, sono forti e hanno pure ottimi piedi. Il calcio moderno sono loro". Moses ci crede, che fra poco anche ai Mondiali arrivi l'ora dell'Africa. "Per noi il tifo e' solo per la nazionale. Le squadre locali sono di basso livello, la gente fa i paragoni con le grandi d'Europa, e preferisce guardarsi il calcio vero in tv. Ma per la nazionale e' diverso. Il Ghana sta crescendo anno dopo anno, e io che so guardare lontano lavorando coi giovani vi dico che fra due mondiali in finale ci saranno le Black Star". E a quel punto noi, azzurri permettendo, sapremo per chi fare il tifo.








 

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