sabato 16 luglio 2011

Giro di boa

La prima settimana di Ghana e' gia' alle spalle. Sono pronto per lasciare Accra e puntare verso ovest. Ieri sera anch'io mi sono fatto il bucato alla ghanese (per la prima volta in vita mia senza la lavatrice). Stamani di buon'ora ho caricato lo zaino, ho dimenticato sicuramente qualcosa e ho salutato Kennedy (nella foto con me davanti a casa) e Veronica con un imbarazzo che non vi dico. Trovare le parole giuste per ringraziarli sarebbe stato difficile anche in italiano. Figuriamoci in inglese. Da questi due fratelli ho ricevuto tanto, e non solo materialmente e logisticamente. Trascorrendo sette giorni con loro ho pian piano imparato a conoscerli e ad apprezzarli. Sono due ragazzi molto seri e molto pragmatici, in pieno contrasto con lo stereotipo dell'africano giulivo e stralunato che noi italioti saremmo portati ad aspettarci. Kennedy e Veronica, al contrario, danno l'impressione di essere cresciuti molto in fretta. A vedere da come si comportano e da quello che raccontano, sembra che il periodo dell'adolescenza e del fancazzismo universitario loro non l'abbiano nemmeno sfiorato. Lontani da casa fin dalle scuole superiori, con il padre morto ormai 10 anni fa e la mamma rimasta con altri parenti nel villaggio d'origine, Kennedy e Veronica le spalle coperte non le hanno mai avute. Sono certamente piu' fortunati dei vicini di casa senza bagno e acqua potabile, ma nemmeno sanno cosa vogliono dire parole come Ryanair, happy hour o discoteca, con cui noi occidentali della stessa eta' siamo abituati a trastullarci. Ne' lui ne' lei per esempio sono mai usciti dai confini del Ghana. Ne' lui ne' lei sembrano avere la possibilita' di volare una spanna piu' su dell'ordinaria amministrazione: le spese, la casa da ristrutturare, il lavoro da trovare e il visto per il Belgio da ottenere assorbono tutte le loro energie, senza spazio per divagazioni mondane. "Veronica, ma perche' stasera che siamo insieme per l'ultima volta non ce ne andiamo tutti e tre al cinema?", ho provato a buttar li' prima di cena. Lei mi ha riportato bruscamente sulla terra. "Grazie, ma il cinema costa davvero tanto. Preferiamo se ci lasci un'offerta, cosi' ci aiuti a pagare le bollette".
Veronica, la sorellina di Kennedy, ha 24 anni, e' laureata di scienze sociali e lavora come supervisore in un istituto privato di formazione lavoro e scuole professionali. Esce di casa la mattina e torna per cena. In questi giorni si sta dando da fare per presentare una candidatura in risposta a un annuncio dell'Unicef, che sta cercando personale in Ghana per un progetto di aiuto all'infanzia. L'inserzione sul Daily Graphic l'avevo vista io, sono contento che le sia interessata parecchio. Sarebbe bello se davvero riuscisse a spuntarla nella selezione. Nel frattempo dovra' organizzarsi per far fronte a un lungo periodo di solitudine in quel di Nungua, visto che Kennedy sta per togliere le tende e il matrimonio per ora non sembra all'orizzonte.
Kennedy invece da oggi riprendera' senza piu' incombenze da guardia del corpo la sua veglia quotidiana all'ambasciata del Belgio, in attesa del tanto agognato visto per motivi di studio. A Bruxelles ad aspettarlo ha gia' due sorelle partite prima di lui, la maggiore delle quali addirittura gia' sposata con un fiammingo. Kennedy ha individuato da tempo un corso post-laurea dell'universita' belga in bonifiche industriali, adatto per arricchire il suo curriculum. Tre anni di specializzazione e una qualifica con cui, chissa', potrebbe ritornare in Ghana con ben altre prospettive di inserimento nel mercato del lavoro. Se tutto va bene dovrebbe partire a fine agosto. Prima di congedarci gli ho detto che lo aspetto in Italia quanto prima per ricambiare l'accoglienza. Lui, pur sempre trincerato dietro la sua espressione imperturbabile, mi e' parso vagamente interessato. Dice che mi chiamera'. Gli auguro tutto il bene del mondo.     

 

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