domenica 3 giugno 2012

L'epidemia dei "Compro oro"



Il fenomeno ormai è visibile a occhio nudo. I negozi "Compro oro" stanno fiorendo come funghi in ogni quartiere delle nostre città. Un exploit sorprendente, per non dire allarmante. La polizia di Roma stima che almeno il 14% di queste attività sia un paravento per la criminalità organizzata.

Va bene la crisi, ma possibile che le difficoltà economiche delle famiglie e le loro disponibilità di preziosi siano tali da giustificare una presenza così massiccia di questi negozi sul territorio? Eppure a questo tipo di esercizi la potenza di fuoco economica sembra non mancare, almeno a giudicare dalle pubblicità a tappeto con cui stanno tappezzando i muri, le pagine di giornale e le tv locali delle nostre città. La polizia stima in 40mila euro il costo medio annuale speso in pubblicità da ogni Compro Oro.
Un altro fatto che salta all'occhio delle autorità di controllo, soprattutto nelle grandi città dove questi negozi hanno attecchito già da qualche anno, è la rapidità con cui i Compro Oro passano di mano, da un gestore all'altro, spesso nel giro di pochi mesi. Ottenere la licenza infatti non è difficile: la Questura competente territorialmente la rilascia a qualsiasi richiedente, basta che abbia la fedina penale pulita. Quindi a eventuali esponenti della criminalità organizzata basta trovare un semplice prestanome, e il gioco può cominciare.
E' il gioco del riciclaggio, che avviene mescolando alle poche vendite reali numerose altre transazioni fittizie. Così al nominativo della povera vecchietta (che si è venduta l'anello per arrivare alla fine del mese) il negozio-lavanderia intesta altre vendite di gioielli che la signora non ha mai effettuato. In questo modo vengono giustificate entrate provenienti da attività illegali, che diventano a quel punto pronte per entrare in banca e alimentare nuovi affari della malavita.
In questo profluvio di Compro Oro si distinguono parecchie analogie con il più o meno contemporaneo boom di sale da gioco e slot machine. Nell'uno e nell'altro caso siamo di fronte a fenomeni la cui diffusione è scivolata fuori controllo, con le autorità (amministrative e di sicurezza) incapaci di irreggimentarne la crescita. Nell'uno e nell'altro caso si tratta di attività che speculano sull'impoverimento dei ceti più bassi, e di attività dietro cui l'ombra lunga delle mafie si fa sempre più minacciosa.
E' bello vedere le strade piene di saracinesche alzate e di negozi aperti. Ma il valore aggiunto del piccolo commercio è la sua dimensione di socialità, il suo contributo all'incremento dei rapporti di vicinato e all'identità di un quartiere. Tutte qualità che un Compro Oro o una sala scommesse (anche quando non infiltrata dalla criminalità) difficilmente potrà mai vantare. E allora bisogna che tutti noi drizziamo le antenne: i sindaci che fanno le ordinanze, le forze dell'ordine che fanno i controlli, i cittadini che fanno i contratti di affitto. Alla prossima richiesta di un nuovo Compro Oro forse sarebbe l'ora di rispondere all'unisono con un lungimirante "no, grazie".
Tommaso Giani

Per saperne di più: leggi l'inchiesta di Repubblica sui Compro Oro.      

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