mercoledì 27 giugno 2012

Paga pantalone



Notizia di ieri: il Monte dei Paschi ha lanciato l'SOS allo stato italiano; Siena ha bisogno di soldi, e allora ecco 2 miliardi di prestito a condizioni agevolate da parte del Ministero del Tesoro. Questi 2 miliardi si sommeranno agli 1,9 miliardi già prestati alla banca senese dallo stato, nell'ambito dei cosiddetti Tremonti Bond. Il totale dell'esposizione del terzo istituto di credito italiano nei confronti del governo è quindi pronto ad aggirarsi sui 4 miliardi. Nel frattempo la capitalizzazione del Monte in borsa non arriva a 2 miliardi e mezzo. Quanto basta per parlare con cognizione di causa di nazionalizzazione mascherata.



"Dobbiamo dire grazie a tutti gli italiani che pagano le tasse - commenta il nostro segretario Fiba Toscana, Stefano Biondi - è merito dei contribuenti se il Monte dei Paschi ha ricevuto questa ciambella di salvataggio. Questo grazie però non cancella la nostra indignazione nei confronti dei vertici vecchi e nuovi del consiglio di amministrazione della banca. Il governo è stato chiamato a un soccorso in grande stile, in pratica una nazionalizzazione, per colpa dei gravissimi errori gestionali commessi negli ultimi anni. In cambio di questo soccorso però lo stato cosa ha chiesto? La nostra sensazione, purtroppo, è che al management sia rimasta la completa autonomia nelle scelte strategiche, nonostante di fatto la banca sia tenuta in vita con i soldi pubbici".
E a proposito di scelte strategiche, ecco cosa annuncia il nuovo piano industriale 2012-2015 approvato proprio oggi dal consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi: chiusura di 400 filiali, esternalizzazione di 2300 dipendenti del back office, taglio di altri 1200 impiegati rientranti nelle cessioni di alcune controllate (Biverbanca in primis), decurtazione del 5% degli stipendi per 12 mesi. Lacrime e sangue, insomma, che ricadono per forza di cose anche sulla "gloriosa" Fondazione (principale azionista della banca, espressione dei potentati politici locali e grande mammella a cui la città di Siena è finora rimasta attaccata per soddisfare vizi e sfizi): anche da quelle parti i rubinetti si stanno chiudendo a tappe forzate. Le erogazioni dirette della Fondazione a cultura, arte, istruzione, economia e sport senese nel 2012 si ridurranno da 100 a 50 milioni. Il prossimo anno scenderanno addirittura a 20 milioni.
E' il tramonto di un'epoca, forse l'ultima chiamata alla nostra classe dirigente politico-bancaria per cambiare radicalmente il modo di concepire il credito. La banca è un bene comune oppure la solita cricca di speculatori senza scrupoli? Per invertire la rotta il tempo stringe, cari comandanti. Ma anche l'equipaggio faccia qualcosa, per favore; almeno salvi la faccia, si faccia sentire, invece di rintanarsi per poi dare la colpa all'immancabile Schettino di turno. 
Tommaso Giani

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