venerdì 5 ottobre 2012

L'orto di via Gluck


"Là dove c'era l'erba ora c'è una città", cantava Celentano negli anni 60, alla vista del quartiere di casa sua inghiottito dal cemento. Milano era ed è rimasta fino ai nostri giorni il simbolo dell'edilizia italiana più proterva, capace di guadagnare sempre più terreno ai danni delle campagne circostanti. Le polemiche riguardo l'Expo 2015 da allestire nella zona nord-ovest della città sono solo l'ultima puntata della interminabile abbuffata palazzinara sotto la madonnina. Eppure in questi tempi di grande ripensamento, fra crisi del mattone e ritrovate sensibilità ecologiche da parte dei cittadini, qualche segnale di inversione di tendenza si inizia a intravedere. Ed ecco che Milano si scopre contagiata dalla febbre degli orti urbani.
      
La nuova rivoluzione agricola meneghina ha preso piede in quartieri semicentrali della città (Affori, Precotto, Giambellino e altri ancora, compresa Isola, il quartiere della famosa via Gluck del Molleggiato): appezzamenti di terra prospicienti edifici abbandonati, come nel caso dell'ex manicomio Paolo Pini; oppure semplicemente prati incolti e messi lì come inutile separé fra un palazzo condominiale e l'altro.
Di queste piccole terre di nessuno si sono appropriati gruppi di milanesi dei rispettivi quartieri, che spesso già si conoscevano per far parte della stessa associazione culturale o dello stesso gruppo di acquisto solidale. I cittadini-contadini hanno quindi imbracciato la vanga, sparso il terriccio e cominciato a dissodare e seminare i terreni sotto casa. Sono nati orti non recintati, con piante e alberi alla portata di tutti: vi sono cresciuti pomodori, fagioli, piselli e altri ortaggi.
Un bellissimo Rinascimento, considerando che di esperienze di questo tipo ne stanno nascendo ormai a decine all'interno della metropoli lombarda. Un Rinascimento apprezzato anche dall'amministrazione comunale, che ha deciso di incentivare queste pratiche agricole mettendo a disposizione nuove aree destinate a orti urbani e assegnati ad associazioni tramite specifici bandi. Le virtù degli orti urbani sono estetiche, alimentari ma soprattutto educative. Le giovani generazioni cresciute in città ormai si stavano convincendo alla falsa verità che le cose da mangiare nascono direttamente sugli scaffali dei supermercati. Ma oggi il modello legato alla grande distribuzione e al mercato globale sta mostrando tutti i suoi difetti, a causa della diminuzione del potere di acquisto di tante famiglie e della insostenibilità economica per tante imprese agricole costrette a chiudere: e in questo contesto di transizione il riscoprire che il cibo possiamo coltivarcelo anche nell'orto sottocasa è una conquista non da poco. L'orto condominiale coltiva non solo ortaggi ma anche amicizie e rapporti di vicinato. L'orto è un inno alla sostenibilità ambientale ed economica delle filiere corte. L'orto ridà valore e dignità a quel "ritorno alla terra" che fino a ieri era considerato uno stigma sociale e uno spauracchio di povertà, ma che invece potrebbe rivelarsi un pilastro di emancipazione delle nostre vite oltre la crisi.
Tommaso Giani

Per saperne di più, guarda la clip di presentazione dell'orto urbano del quartiere Precotto.   

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