venerdì 26 ottobre 2012

Chi inquina risarcisce. A Taranto? No, in Ecuador.


C'è un paese dove le aziende che arrecano danni alla salute dei cittadini vengono condannate a risarcimenti miliardari. Un paese dove i cittadini vittime dei reati ambientali non vengono lasciati soli, con il governo che invece di coprire gli interessi della multinazionale di turno si costituisce parte civile e tiene la schiena dritta. Questo paese purtroppo non è l'Italia dei Riva e del governo Monti. E' l'Ecuador della popolazione indigena amazzonica e del governo Correa.

Pochi giorni fa la Corte Suprema degli Stati Uniti ha messo la parola fine su un contenzioso legale durato due anni. La compagnia petrolifera americana Chevron è stata condannata a un risarcimento record di 18,5 miliardi di dollari a beneficio di 30mila indios ecuadoriani, firmatari di una "class action" atta a inchiodare la multinazionale a stelle e strisce alle sue responsabilità. I massimi giudici di Washington hanno confermato la sentenza del tribunale ecuadoriano che dichiarava la Chevron colpevole dello sversamento di 5,6 milioni di materiale tossico (tra petrolio, fanghi e altri inquinanti) nel periodo intercorso fra il 1964 e il 1990. Le analisi dei periti, sulle cui basi le sentenze sono state emesse, hanno contato oltre 900 pozzi petroliferi abbandonati e ricolmi di rifiuti: rifiuti che in molti casi hanno contaminato le acque sotterranee alterando la vivibilità dell'ecosistema amazzonico. 
La giustizia ecuadoriana al termine dei due gradi di giudizio aveva condannato lo scorso anno la Chevron a risarcire con 18,5 miliardi di dollari le collettività promotrici della class action. Ma la multinazionale non ha accettato il verdetto di Quito: si è rifiutata di pagare e si è rivolta alle autorità del paese dove ha sede legale (gli Usa). Il governo Correa nel frattempo ha mostrato i muscoli togliendo alla Chevron tutte le licenze commerciali per vendere benzina nei distributori ecuadoriani.
A quel punto erano due le autorità americane che potevano neutralizzare la sentenza di risarcimento: il presidente degli Stati Uniti e la Corte Suprema. Ma il governo Obama ha risposto picche, minacciando di imitare Correa e di ritirare le licenze commerciali per le pompe di benzina in caso di mancata ottemperanza alla sentenza ecuadoriana. E proprio in questo mese è arrivato l'ultimo verdetto, quello della Corte Suprema, anch'esso favorevole alle ragioni degli indios ecuadoriani. Per la Chevron a questo punto non resta che mettere mano al portafoglio: il colosso petrolifero texano ha un fatturato quasi doppio rispetto al pil dell'Ecuador, eppure ha trovato sulla sua strada uno stato deciso a far prevalere (per vie legali) le ragioni del bene comune. E il risultato è stato sensazionale.
Tommaso Giani

Per saperne di più: leggi il blog Sergio Di Cori Modigliani da cui questa notizia è tratta.

3 commenti:

  1. Troppo bello! Rispetto all'Ecuador e alla Corte Suprema americana!

    Come mai fin'adesso non ho letto quest'Articolo da altre parti.

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  2. Ciao Zsolt! La notizia è passata quasi sotto silenzio sui media italiani. Io l'ho saputo grazie al blog di Beppe Grillo, che spesso ospita interventi di esperti su questioni sudamericane come Sergio Di Cori Modigliani.

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  3. Ho fatto una ricerca con google tra i giornali on-line ungheresi... Assolutamente niente!

    Ma neanche bbc si occuppa di questa notizia.

    Se siami generosi possiamo dire che superficialitá, se siamo realisti ...

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(si prega la sintesi)