mercoledì 11 aprile 2012

L'austerity è come la camorra


Ogni anno a Napoli 10mila bambini abbandonano la scuola dell'obbligo e cominciano anzitempo a lavorare. In nero, per pochi euro al giorno, consegnando pizze a domicilio o lavando piatti in un retrobottega. Il fenomeno è agghiacciante e sotto gli occhi di tutti: per scorgerlo non serve la lente di ingrandimento; di bambini che lavorano se ne vedono dappertutto, dai Quartieri Spagnoli alle periferie più anonime. Quindici giorni fa si è messa in cerca di questi bambini anche una reporter del principale quotidiano francese, Le Monde, che ha dedicato alla vicenda un lungo articolo.

Contro il fenomeno dell'abbandono scolastico nel capoluogo campano le armi dello stato sociale sono sempre più spuntate. Eppure le risorse umane per combattere l'incultura ci sarebbero. Basta chiedere a Giovanni Savino, 33 anni, educatore professionale nel quartiere Barra, una delle periferie più malandate della città partenopea. L'articolo di Le Monde lo dipinge come un eroe romantico dei nostri tempi: un personaggio da film, che ogni mattina si sveglia con la missione di accompagnare a scuola la manciata di bambini affidatigli dalla preside dell'istituto con cui collabora. Sembra il surrogato di uno scuolabus, in realtà è molto di più. E' un rapporto di amicizia e di fiducia reciproca da coltivare giorno dopo giorno, anche il pomeriggio, quando i bambini vanno in cerca di Giovanni per svolgere i compiti, prendere coraggio e non gettare la spugna.
Il diavolo tentatore veste i panni del potere camorristico, che offre l'illusione dei soldi facili e della criminalità come prepotente ascensore sociale. Giovanni e i suoi colleghi della cooperativa "Il tappeto di Iqbal" rispondono offrendo ai bambini del quartiere Barra pomeriggi di istruzione e divertimento fuori dal comune. La svolta degli ultimi due anni è stata in particolare l'idea del circo: la proposta di riempire il tempo libero dei ragazzini insegnando loro le tecniche dei clown, dei giocolieri, degli equilibristi e dei trampolieri. Sull'onda dell'entusiasmo è nata una compagnia circense che sta facendo miracoli: tournee in tutta Italia, applausi, divertimento e pure discreti incassi.
Fin qui sembrerebbe una storia idilliaca, e invece purtroppo non è così. Giovanni Savino e i colleghi della cooperativa sono senza stipendio da due anni. Colpa del taglio selvaggio ai trasferimenti del governo ai comuni, che ha spinto le amministrazioni Iervolino e De Magistris a scaricare sugli operatori sociali buona parte del giro di vite. Così la guerra contro la dispersione scolastica va avanti a suon di volontariato, appiedata rispetto alle vere priorità delle grandi opere e dei nuovi cacciabombardieri da acquistare. Così ecco che la cruda verità viene a galla: dietro i freddi numeri del fiscal compact e del rigore, predicato ai quattro venti dal governo tedesco ai cuginastri dell'eurozona, si nasconde la condanna a morte per presidi di socialità come quello di Giovanni Savino e del Tappeto di Iqbal, tenuti aperti nonostante tutto, facendo i salti mortali e vivendo alla giornata. E allora la provocazione del titolo di questo post non è più così difficile da capire. L'austerity e la camorra sembrano il gatto e la volpe di una stessa società: una toglie il futuro ai ragazzini delle classi popolari; l'altra dentro questo scempio ci sguazza famelica, reclutando fra di loro il suo esercito criminale.

Per saperne di più: l'articolo di Le Monde tradotto in italiano       

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