lunedì 2 aprile 2012

Caro Monti, lo spread da ridurre è quello della corruzione.

Ricorrono quest'anno i vent'anni di “Mani pulite”: il 17 febbraio 1992 Mario Chiesa, il “mariuolo”, gettando nel water quella mazzetta da sette milioni di lire, inaugurava la stagione della cosiddetta “Seconda Repubblica”, un paradiso dove nulla sarebbe più dovuto essere come prima; niente più imprenditori che utilizzavano i proventi dell'evasione fiscale per pagare i politici, piccoli e grandi; niente più politici interrogati in tribunale con la saliva bianca agli angoli della bocca; niente più “chi è senza peccato scagli la prima pietra” decantato in Parlamento da qualche imputato di corruzione ancorchè eccellente e forse in quanto tale lasciato libero; mai più le parole “resistere, resistere, resistere” pronunciate da un magistrato; mai più 43 suicidi per vergogna.

Ben diverso, purtroppo, il consuntivo; in piena Tangentopoli eravamo al 30° posto tra i paesi virtuosi rispetto ai fenomeni di corruzione; oggi siamo al 69°, al pari di Macedonia, Ghana, Isole Samoa; alle spalle di paesi come Namibia, Ruanda, Portorico: abbiamo perso 39 posizioni in vent'anni di seconda repubblica senza che neppure ce ne accorgessimo.

Il capitano dei carabinieri Antonio Zuliani arrestando proprio Mario Chiesa rispose a quel laconico “sono soldi miei” pronunciato dall'arrestato mentre si liberava del denaro con un severo “No, sono soldi nostri”.
Ecco, soldi nostri, soldi rubati a tutti noi, soldi che trascorsi vent'anni dall'anno zero della seconda repubblica stiamo ancora aspettando che ci vengano restituiti.
Non è cambiato nulla, anzi; l'evasione fiscale rispetto a quegli anni è più che raddoppiata, arrivando alla folle cifra di 125 miliardi di euro l'anno; la corruzione nel Paese, con i suoi 60 miliardi, rappresenta la metà del totale dell'intera Unione Europea; sommati erodono alla collettività un sociale quantificabile in 185 miliardi di euro, svariate leggi finanziare, queste ultime fatte soprattutto di tagli ai servizi e nuove tasse.
E' così che i costi di approccio al sistema sanitario aumentano sempre di più, le risonanze magnetiche, le T.a.c., le mammografie hanno ticket sempre più elevati ma soprattutto disponibilità temporali sempre più lontane, magari anche per cedere il passo a chi ne può usufruire subito perchè ha corrotto o a costo zero perchè evasore, con redditi dichiarati da sottosviluppo.
Oggi ritornano gli scandali della Milano-Serravalle, scopriamo tesorieri di partito ancor più spietati di quel Severino Citaristi che collezionò 74 avvisi di garanzia; vengono pubblicate le intercettazioni ambientali di preti-manager - pace all'anima loro - che, se confermate, vedono coinvolte strutture sanitarie votate all'eccellenza nelle peggiori commistioni con la politica, la pubblica amministrazione, i servizi segreti; rivediamo i manganelli per insanguinare le menti di chi manifesta contro lo scippo del proprio territorio per realizzare opere costosissime, inutili ma facili ed appetibili prede di mafie e politici corrotti, nel nome dello sviluppo, sviluppo, temo, solo di chi entrerà nell'affare direttamente o indirettamente; tutto questo ha un costo e per bilanciare i conti oggi si invoca una rivisitazione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, magari per favorire la crescita, il lavoro e gli investimenti dall'estero.
La corruzione, quel “fenomeno ambientale” come pare lo abbia definito vent'anni fa Cesare Romiti - allora amministratore di un'altra Fiat - a colloquio con i magistrati milanesi, è oggi più viva che mai, alimentata da un'evasione fiscale che cresce in maniera esponenziale.
A tal proposito il GAFI (il Gruppo di azione finanziaria internazionale che si occupa di lotta alle forme di riciclaggio) ha recentemente raccomandato ai paesi aderenti (tra cui l'Italia) di adottare adempimenti rafforzati e più stringenti per le persone esposte politicamente (aggiungo io magari ampliandone il palcoscenico a tutti i politici, anche di ambito locale) e normative altrettanto significative per la prevenzione, il controllo e l'emersione dei reati fiscali, nei confronti dei quali sarebbe inoltre opportuno abbassare ulteriormente i limiti entro i quali vengono ricompresi.
La normativa italiana di prevenzione e contrasto al riciclaggio, individuando nella lotta ai capitali accumulati illegalmente e nella loro confisca il maggior deterrente alla commissione del reato e nel canale bancario la via maestra per il perseguimento dello scopo criminale, chiede a noi bancari collaborazione attiva per l'emersione del fenomeno, sanzionando il lavoratore che non “collabora” o che lo faccia in ritardo rispetto a quando ne poteva avere il sospetto. La categoria diventa pertanto vero e proprio presidio di legalità, impegno ancor più cogente in un momento così difficile per la democrazia del Paese. Sono peraltro note a tutti le difficoltà di contesto (dalla crisi economico-finanziaria alle pressioni commerciali) e le scollature normative ove, mentre da un lato si restringe la possibilità di uso del contante, dall'altro è consentita l'emissione di carte di credito e di debito dai massimali di prelievo potenzialmente illimitati, per non parlare delle carte ricaricabili, per le quali non esiste neppure un limite numerico di possesso e gestione.

La “manutenzione” all'art. 38 del CCNL declinata dall'art. 13 dell'ipotesi di rinnovo del CCNL dei bancari non rappresenta il traguardo di tutela per i lavoratori; nella pratica potrà forse intervenire solo in alcuni casi, certamente residuali, relativi ad esempio a fenomeni di usura, trovando in questo caso le banche ancora inadempienti rispetto alle raccomandazioni emanate in materia nell'agosto scorso dall'Uif; le previsioni normative contenute nel decreto legislativo 231/01 sulla responsabilità amministrativa delle imprese, cui tutte le aziende si sono ovviamente prontamente adeguate, disattivano nei fatti le ipotesi di cui all'art. 13.

Il Sindacato deve farsi portatore di una rivisitazione della norma per quanto riguarda la responsabilità anche penale in capo ai singoli lavoratori, rappresentando nel contempo agli organi di Governo del Paese la gravità della situazione generale rispetto ai fenomeni di corruzione ed evasione fiscale i cui effetti riverberano soprattutto sulla fascia più debole della società, fascia che, nel momento di crisi attuale, tende ad ampliarsi ogni giorno di più.

Da più parti ormai si dice che siamo alle soglie della “Terza Repubblica”: vorremmo ci restituisse ciò che ci hanno rubato la prima e la seconda.

Francesco Buzzetti Fiba Cisl - Abruzzo

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