venerdì 2 novembre 2012

Nobel della vergogna



L'Unione europea ha ricevuto nel mese scorso il premio nobel per la pace. Dalla nascita della confederazione, il vecchio continente non ha più conosciuto lo spettro della guerra. Peccato però che le politiche di austerity così ferocemente propugnate in ambito comunitario rischino seriamente di infangare i meriti dei primi decenni post-bellici. Ad esacerbare il senso di inopportunità di questo riconoscimento concorrono due notizie arrivate proprio da Bruxelles nel mese di ottobre.

La prima è la chiusura del programma Erasmus, il fondo comunitario che ha permesso per quasi 30 anni agli universitari europei di studiare per un anno all'estero senza spese di vitto e alloggio. La campana d'allarme (o forse sarebbe meglio parlare di campana a morto) è stata fatta risuonare dal presidente della commissione bilancio del parlamento europeo, il francese Alain Lamassoure: la sua denuncia ha fatto il giro del mondo gettando nel panico milioni di studenti, una volta appreso che i fondi per l'Erasmus sono prosciugati a causa del mancato contributo dei vari paesi Ue; in mancanza di nuove iniezioni di liquidità, sul fiore all'occhiello delle politiche giovanili comunitarie calerebbe il sipario a fine 2012. All'appello non mancano soltanto le quote dei paesi più dissanguati dalle politiche di rientro del debito estero, ma anche quelle di paesi come Germania, Francia e Gran Bretagna, i quali per statuto e per motivi di sussidiarietà sono chiamati a un contributo maggiore rispetto alle necessità dei loro studenti, e che evidentemente preferiscono lasciar morire il fondo Erasmus consci del fatto che i loro studenti continuerebbero comunque a usufruire del diritto di studiare all'estero grazie a finanziamenti diretti nazionali. Il tutto a discapito degli stati più impoveriti, come Spagna, Grecia, Italia, Portogallo: per gli studenti di queste nazioni il diritto di studiare all'estero verrà effettivamente messo a repentaglio. E la denuncia di Lamassoure non si è limitata purtroppo al fondo Erasmus: secondo il parlamentare Ppe infatti anche il Fondo sociale europeo (che finanzia progetti di riqualificazione professionale e corsi di formazione a livello comunitario) è alla frutta.
Ma la notizia che fa ancora più male arriva sul fronte alimentare. In questo caso a lanciare l'allarme è stato il coordinamento europeo del Banco Alimentare, la onlus (il cui ramo italiano è gestito da Comunione e Liberazione) che si occupa di rifornire gratuitamente di prodotti alimentari le associazioni di volontariato operanti sul territorio, dalle comunità di accoglienza ai centri Caritas delle parrocchie. Il bilancio preventivo appena approvato dalla Commissione europea ha tagliato la spesa per le forniture al Banco Alimentare del 30%: dai 500 milioni di euro annui già stanziati per il 2013 si passerà nel 2014 ai 335 milioni. Una scelta politica che toglierà da mangiare a buona parte dei 5 milioni di famiglie bisognose europee (tante sono quelle attualmente assistite dalla rete europea del Banco Alimentare). Più che di Nobel per la pace, forse sarebbe il caso di parlare di crimine contro l'umanità.
Tommaso Giani  

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