lunedì 26 novembre 2012

Questa è una rapina


Oggi Mario Monti ha parlato di guerra senza quartiere all'evasione fiscale. Sì, ma quale evasione? Quella delle facili prede: la pagliuzza del commerciante di Cortina che non fa lo scontrino, suppongo. Più difficile che il premier si riferisse alla trave multi-miliardaria evasa delle principali banche italiane. Più difficile, visto che il suo stesso ministro dell'economia è indagato per aver rubato al fisco più di un miliardo di euro all'epoca in cui il suddetto era al timone di Intesa San Paolo. La banca fra l'altro ha deciso di patteggiare col fisco per restituire immediatamente una frazione del miliardo contestato. Se non è un'ammissione di colpevolezza poco ci manca. E il buon Passera che fa? Si dimette? Macché. Parla d'altro, impegnato com'è a contrabbandare lo sviluppo economico che ancora tarda a svilupparsi.

Queste notizie non si trovano su Repubblica o sul Corriere, bensì in un bel libro di Gianni Dragoni intitolato "Banchieri e Compari", appena edito da Chiarelettere. Il giornalista del Sole 24 Ore in questo suo ultimo saggio si sofferma non solo sulla mega-evasione di Intesa, Unicredit, Banco Popolare, Bpm e Monte Paschi (in totale 5 miliardi contestati dalla magistratura, di cui soltanto uno complessivamente restituito in sede di transazioni col fisco).
Nel libro si parla anche delle paghe multimilionarie dei supermanager a spese degli esuberi a cascata che incombono sempre più sinistramente sulla testa di migliaia di dipendenti bancari. Si parla con cifre e dati raggelanti riguardo le speculazioni delle banche nostrane in derivati e in titoli di stato, e si ricostruisce la ragnatela di interessi incrociati che - in pieno credit crunch - lascia le porte del credito ben spalancate agli affaristi soliti noti: da Zunino a Ligresti passando per Zaleski, il finanziere beneficiario di un mare di prestiti da Intesa San Paolo al fine di comprare azioni della stessa banca e rappresentare gli interessi dell'amico presidente Bazoli in seno a svariati cda.
Notizie simili non fanno che rendere manifesti gli effetti devastanti della privatizzazione del settore bancario. I furbetti dei quartierini continuano a festeggiare, mentre la barca Italia affonda e il mondo del credito si scolla sempre di più dalla sua originaria funzione sociale.
Tommaso Giani

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