mercoledì 7 novembre 2012

Un Rutellum ci seppellirà


Ieri dalla commissione affari costituzionali del senato è stata votata una bozza di legge elettorale che grida allo scandalo. L'obiettivo dichiarato del suo proponente, Francesco Rutelli, è esplicito: far fuori il Movimento 5 Stelle. Lo stratagemma è semplice quanto disarmante: ridurre (fino a renderlo insignificante) il premio di maggioranza, spalancando le porte ad altri 5 anni di governo Monti.

A dimostrazione della impresentabilità di questa legge è il fatto che gli strali contro di essa sono arrivati non solo dagli editoriali dei giornali di sinistra (Repubblica) ma anche da quelli di destra (Il Giornale), nonostante il tentativo di colpo di mano rutelliano sia stato messo a segno grazie ai voti della vecchia maggioranza berlusconiana: Udc-Lega-Pdl.
Entrando più direttamente nel merito della questione, è facile capire le conseguenze di un premio di maggioranza incassabile solo superando la soglia del 42,5% dei voti. Un premio simile, che si riduce ad un aiutino di poco più del 10% dei seggi, rende inevitabile l'allestimento di un'altra grande coalizione bipartisan; più o meno la stessa che sta sostenendo in questo momento il governo tecnico. Con la legge attuale, tiene a precisare l'ex radicale ex ecologista ex socialdemocratico ex papista e ora aspirante principe centrista, si rischierebbe di consegnare le chiavi del governo al Movimento 5 Stelle, che nutre concrete possibilità di imporsi come primo partito alle prossime politiche. Rutelli e i suoi cugini dell'Udc (i veri ultrà del governo Monti e della sua macelleria sociale) stanno trovando una preziosa sponda parlamentare nell'irresponsabilità del Pdl, che presentendo una vittoria del centro-sinistra alle prossime elezioni sembra disposto a tutto pur di non finire all'opposizione. A rimetterci invece, oltre a Beppe Grillo, c'è ovviamente il Partito democratico, che con la modifica della legge elettorale vedrebbe sfumare la possibilità di un governare: non a caso Pierluigi Bersani si è giustamente incollerito. Ma a rimetterci siamo soprattutto noi cittadini, condannati (se la bozza di legge elettorale andrà in porto) a un epilogo simile a quello visto in Grecia nelle elezioni della primavera scorsa, dove il proporzionale senza premio di maggioranza ha prodotto prima l'ingovernabilità e poi la grande ammucchiata centrodestra-centrosinistra: una maggioranza viscosa e frastagliata, non connotata a livello politico, economico e valoriale; un interlocutore debole, fatto apposta per essere eterodiretto dalla Troika dei privatizzatori.
Tommaso Giani 

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