Avevamo pensato che ormai l’unico ostacolo
fosse il soffitto di cristallo, che la prossima lotta ci avrebbe portato a
varcarlo senza dover rinunciare al nostro essere donne e femmine, senza dover
rinunciare a veder crescere i nostri figli e senza dover assomigliare così
tanto agli uomini da rendere inutile la nostra presenza.
Avevamo pensato che entrando in numero
sufficiente nei consigli di amministrazione e nella politica avremo con la
nostra presenza contribuito a un diverso punto di vista utile a soluzioni
diverse da quelle che hanno creato tutti i problemi che il mondo vive oggi.
Avevamo pensato che le nostre figlie e i
nostri figli avrebbero vissuto un’armonia diversa dove le differenze di genere siano
da tutte e tutti percepite come una ricchezza e ognuno per la sua parte dona
quello che gli appartiene e riceve ciò che non ha.
All’improvviso ci troviamo invece a contare
cadaveri.
Cadaveri perché femmine.
Sono le bambine uccise alla nascita in Cina,
dove mancano all’appello così tante donne che nei prossimi anni ci sarà il
problema di trovar moglie a un esercito di figli unici maschi, ma dove è
considerato dalle madri stesse una disgrazia avere una figlia.
Sono le bambine uccise prima della nascita in
India dove è troppo costoso garantire una dote per ogni figlia e quindi meglio
risparmiare.
Sono le mogli, fidanzate, compagne che qui a
casa nostra vengono uccise per aver detto no, sono le donne violate perché non
hanno accettato di essere la femmina di un maschio che sceglie e decide per
tutti e due, sono donne che non hanno voce e nel silenzio della loro casa
muoiono.
Morire è il più grande dolore.
Morire prima di aver percorso fino in fondo
la strada della vita è la più grande sciagura.
Ci sono molti modi e luoghi in cui si può
trovare la morte, ma morire in casa, nel luogo che esprime la massima sicurezza,
per mano di qualcuno scelto per percorrere insieme un pezzo di vita va oltre
ogni comprensione.
Non possiamo fermarci. Non dobbiamo smettere
di lottare guardando avanti.
Ma dobbiamo anche farci carico di queste
nostre sorelle, non possiamo lasciarle sole, chiuse in casa ad aspettare la
morte, dobbiamo mostrare loro che un’altra opzione è possibile che possono e
devono chiedere di essere artefici del loro destino, dobbiamo pretendere che le
loro denunce siano ascoltate, dobbiamo essere capaci di interpretare i segnali
di allarme che arrivano dall’altro lato della strada o dalla vicina del piano
di sopra, dobbiamo smettere di essere sordi alle grida che trapelano
dall’appartamento accanto.
Dobbiamo tornare a scendere in piazza a far vedere
che ci siamo, che amiamo queste donne che vivono nella paura, che sapremo
sostenere il loro coraggio, che potremo, insieme agli uomini che amano le donne,
costruire un’alleanza per vivere sicure fuori, ma soprattutto dentro casa.
Massa Bruna, Segretaria Regionale Fiba Cisl Toscana
anche oggi un lutto ...
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