martedì 22 maggio 2012

Reddito di cittadinanza: se non ora quando?

                              

Su youtube ho scovato un interessantissimo documentario svizzero riguardo il reddito di cittadinanza, che nella pellicola è chiamato reddito di base. In poche parole, si tratterebbe di una somma di sussistenza (1000 euro al mese) da garantire indiscriminatamente a tutti i cittadini, ed erogata tramite i rimborsi Iva. L'idea è affascinante, al momento futuribile, ma solo apparentemente campata in aria. Nel documentario infatti ne discutono fior di accademici tedeschi.

In un momento come questo, in cui i suicidi per motivi economici si stanno susseguendo in Italia e negli altri paesi europei colpiti dalla crisi, il sogno di un reddito "ciambella di salvataggio" è sempre più ricorrente nelle discussioni di casa nostra. Avere una base economica sicura ci permetterebbe di cercare lavoro con più serenità e più potere contrattuale, e ci renderebbe più razionali nell'accogliere con soddisfazione i passi avanti delle tecnologie che stanno riuscendo a liberare l'uomo dai lavori più meccanici e meno gratificanti (come il casello autostradale, la catena di montaggio, il lavoro portuale, la pompa di benzina o la cassa al supermercato). Svincolare il lavoro dalla sopravvivenza decorosa sarebbe un salto di civiltà paragonabile al suffragio universale o alla scoperta della forma sferica del pianeta. Già, ma come raggiungere l'obiettivo? I professori germanici intervistati nel documentario puntano tutto sull'Iva, ovvero la tassa sui consumi, disprezzata da sempre negli ambienti di sinistra perché regressiva, ovvero uguale per tutti. La tesi dei fautori tedeschi del reddito di cittadinanza invece punta l'indice contro il mito dell'imposta sul reddito, da loro considerata facilmente aggirabile per i lavoratori autonomi più danarosi. In più l'imposta sul reddito penalizza le attività ad alto uso di personale (come un negozio di parrucchiere) a vantaggio delle attività ad alta automazione (come una lavanderia self-service): il titolare del negozio di parrucchiere pur impiegando molto più lavoro è costretto a pagare molte più tasse (il famoso cuneo fiscale) incorporate negli stipendi dei dipendenti, rispetto al proprietario della lavanderia che viene premiato dal fisco per il suo individualismo. E questo è poco accettabile socialmente. D'altra parte, aumentando l'Iva al 50% per tutti e abolendo l'imposta sul reddito, la discriminazione di cui sopra verrebbe meno.
Il meccanismo del reddito di cittadinanza teorizzato dagli accademici tedeschi attinge proprio dal gettito di questa Iva onnicomprensiva, che in parte verrebbe utilizzato per rimborsare a tutti i primi 1000 euro di tasse pagate attraverso gli acquisti del mese precedente. In questo modo chi ha speso in un mese meno di 2000 euro (ipotizzando un'Iva unica al 50%) avrebbe a fine mese un conto positivo col fisco, mentre per livelli di spesa molto maggiori di 2000 euro il bonus di 1000 euro assumerebbe sempre più un peso marginale, rendendo quindi l'Iva una imposta progressiva.
A oggi tutto questo sembra un'elucubrazione fantasiosa. Prima di pensare al reddito di cittadinanza bisogna infatti liberarsi dal giogo dello spread e degli interessi sul debito che si sta mangiando quote sempre crescenti di spesa pubblica. Probabilmente il sogno del reddito di cittadinanza diventerebbe più concreto solo nell'ambito di una nuova Europa: più federale, solidale, unita, democratica. Un motivo in più per dire no alle tentazioni nazionalistiche di ritorno.  
Tommaso Giani

Clicca qui per vedere il documentario sul reddito di cittadinanza (è in tedesco, ma sono attivabili i sottotitoli in italiano cliccando sul bottone CC)

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