mercoledì 9 maggio 2012

Il Monte dei fiaschi



Già dal titolo della puntata, che è anche il titolo di questo post, si intuiva che l'inchiesta di Report sul Monte dei Paschi non avrebbe risparmiato critiche scomode alla banca più antica d'Italia. Le accuse in effetti sono state così pepate e minuziose da riaccendere improvvisamente l'interesse della procura di Siena, che sulla scia di Milena Gabanelli ha deciso di aprire (con 5 anni di ritardo) un'inchiesta sull'operazione Antonveneta.



Per chi si fosse perso la visione di Report, ecco qui sotto sintetizzate le principali informazioni veicolate dal prestigioso programma giornalistico di Raitre:

- Il primo capitolo è dedicato alle operazioni nel ramo derivati. Un dirigente della banca che rimane anonimo parla di un ufficio londinese del Monte dei Paschi dedito esclusivamente alle scommesse finanziarie. L'ufficio era gestito da Gianluca Baldassarri, a cui la banca aveva affidato un portafoglio di 2,5 miliardi. Un fiume di denaro riversato in operazioni altamente speculative, come quella denominata Alexandria: 400 milioni di derivati (ovvero scommesse sui prezzi delle materie prime, sul valore delle monete o sul mercato immobiliare) intermediati da broker asiatici. Scommesse che l'impavido Baldassarri gestiva in completa autonomia, usando il proprio cellulare per chiudere le trattative al posto dei telefoni aziendali più facilmente controllabili dalla banca. Scommesse che hanno prodotto perdite devastanti al punto da indurre il neo-insediato direttore generale Fabrizio Viola a dimissionare Baldassarri in fretta e furia: nell'imbarazzo generale, con tanto di buonuscita, ma almeno con la garanzia di evitare diatribe legali e ripercussioni mediatiche compromettenti in stile Societé Generel vs Jerome Kerviel. Sempre la gola profonda di Report aggiunge che le perdite accumulate nel settore finanziario-speculativo sono state sapientemente occultate nella redazione degli ultimi bilanci del Monte; cioè spacchettate e imboscate nei settori più disparati, sempre con l'obiettivo di non dare nell'occhio e coprire le responsabilità.

- Poi vengono snocciolati alcuni dati. Per esempio, 34 miliardi, che sono gli euro quasi regalati negli ultimi mesi dalla Bce al Monte Paschi (prestito triennale, tasso 1%). Miliardi in parte depositati nei conti correnti della stessa Bce, per rimpinguare le riserve; in parte investiti nel debito pubblico italiano, che garantisce alti rendimenti sulla pelle di noi cittadini tartassati. A oggi i miliardi di euro investiti dal Monte nel debito italiano sono 26. I titoli del debito italiano però nel frattempo si stanno svalutando, e questo pesa negativamente sul bilancio della banca senese, insieme agli effetti tuttora nefasti dell'operazione Antonveneta di cui si dirà fra poco. Fatto sta che il bilancio 2011 è stato chiuso in rosso di 8 miliardi. Infine è sconfortante il dato relativo alle sofferenze, ovvero i crediti fatti a clienti in stato di insolvenza, che attualmente rappresentano il 10% del totale prestato, contro il più modesto 6-7% di sofferenze accusate dalle due maggiori banche italiane (Unicredit e Intesa San Paolo). Alla radice di queste sofferenze-record non ci sono tanto i mutui alle famiglie, quanto una serie di finanziamenti spropositati concessi ai grandi immobiliaristi. Report fa l'esempio della Imco, società controllata da Ligresti, finanziata nel 2010 per 80 milioni nell'ambito di un complesso residenziale da costruire a Milano. Il Monte ha poi completato l'opera rilevando la società e il totale dei suoi debiti (lievitati da 80 a 110 milioni) col risultato che un mese fa il tribunale di Milano ha chiesto il fallimento della stessa Imco.

- La terza parte è dedicata al famigerato affaire Antonveneta, comprata a 9 miliardi di euro da Banco Santander che solo un mese prima l'aveva acquistata da Abn Amro pagandola 6 miliardi. Una "cresta" gigantesca e inspiegabile, tale appunto da risvegliare proprio ieri i magistrati della Procura di Siena, che 5 anni dopo il misfatto decidono di aprire un'inchiesta per aggiottaggio. Report spiega come l'operazione sia stata decisa dall'allora consiglio di amministrazione di Mps senza uno straccio di due diligence (ovvero di valutazione contabile preventiva). Tutto molto naif, improvvisato, velocissimo. La banca non aveva liquidità per l'operazione, che così è stata finanziata tramite prestiti postumi (i famosi Tremonti bond) e soprattutto grazie a un poderoso aumento di capitale da 5 miliardi, pesato primariamente sulle spalle della Fondazione Monte Paschi, l'ente cittadino espresso dalla politica locale nonché azionista di maggioranza (al tempo assoluta) della banca senese. Così la fondazione ha pensato bene di vendere tutte le sue partecipazioni e di indebitarsi a sua volta per regalare al Monte il capitale necessario per la grande acquisizione. E nessuno - dalla politica ai sindacati ai media locali - ha ritenuto opportuno protestare. E qui arriva l'atto d'accusa più duro espresso dall'autore dell'inchiesta televisiva, Paolo Mondani. Viene infatti dipinto il quadro di un "groviglio armonioso" (o meglio massonico) che avviluppa in modo perverso la vita della città-banca. Dal direttore del Corriere di Siena ai sindacati locali, dai politici alle contrade, tutti in qualche modo sarebbero succubi di un sistema che fino a poco tempo fa offriva lavoro e contributi a tutti, e che quindi era troppo importante per essere messo in discussione. I risultati di quella colpevole inerzia si vedono ora, col brusco risveglio dei contratti di solidarietà imposti con la forza a tutti i dipendenti, lo sciopero fuori tempo massimo e le erogazioni della Fondazione alla città prosciugate.    
Tommaso Giani    

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