martedì 15 maggio 2012

Tutti insieme pericolosamente


Il capitalismo finanziario italiano gode di un primato poco onorevole a livello internazionale: siamo i campioni del mondo in partecipazioni incrociate. Aziende quotate in Borsa che a loro volta hanno quote in altre aziende che a loro volta detengono pacchetti azionari delle aziende di cui sopra. Triangolazioni micidiali che vedono un manipolo di famiglie suddividersi i bocconi pregiati di Piazza Affari. Triangolazioni che vedono in Mediobanca l'indiscussa cabina di regia del diabolico intreccio.

Mediobanca è la prima banca italiana per capitalizzazione. Ha costruito il suo prestigio negli ultimi decenni agendo come banca di investimento, cioè accumulando partecipazioni nelle più importanti realtà finanziarie del nostro paese. La sua quota più importante è il 13% di Generali, primo gruppo assicurativo italiano. Generali a sua volta è legata a Unicredit, che detiene il 9% di azioni della stessa Mediobanca. Questo è il triangolo principale, attorno a cui si innerva un groviglio complessissimo di partecipazioni incrociate, tale da coinvolgere Rcs (editore del Corriere della sera), Pirelli e Telecom.
Nel consiglio di amministrazione di Mediobanca nessuna grande famiglia imprenditoriale del Belpaese è fuori dai giochi. Dentro il salotto buono di piazzetta Cuccia siedono i Berlusconi come i Benetton, i Tronchetti Provera come i Ligresti. Ciascuna di queste famiglie si sdoppia poi in decine di altre partecipazioni in altrettanti cda di aziende quotate, cementando ancora di più l'effetto piovra che tutto pervade. Un intreccio molto pericoloso per i piccoli azionisti e per la salute dell'economia italiana in genere, specialmente in tempi di crisi, dove i rischi di un effetto valanga andrebbero contrastati anziché incentivati. Il vantaggio invece è tutto per le famiglie del salotto buono, che grazie alle partecipazioni in svariate banche sono riuscite con una facilità disarmante a strappare finanziamenti improvvidi, ora trasformatisi spesso e volentieri in sofferenze. Il caso principe è quello del costruttore e assicuratore siculo-milanese Ligresti, ora a rischio fallimento, i cui prestiti ultra-milionari stanno pesando sui bilanci di molte banche di cui lo stesso Ligresti partecipava: vedi Monte dei Paschi, ma soprattutto Mediobanca, che è esposta con Fondiaria Sai per 1 miliardo di euro. E anche l'esposizione massiccia in titoli di stato italiani da parte di Piazzetta Cuccia preoccupa non poco gli analisti, che iniziano a ventilare per la banca guidata dall'ad Alberto Nagel un aumento di capitale d'emergenza. Negli ultimi 6 mesi infatti il titolo Mediobanca ha perso il 40% del suo valore, molto al di sopra della media delle perdite del settore bancario.
Sul problema endemico delle partecipazioni incrociate il governo Monti ha provato a battere un colpo. Nelle pieghe del decreto Salva Italia, infatti, vige una norma che impedisce a una stessa persona fisica di sedere nel consiglio di amministrazione di più istituzioni finanziarie operanti nello stesso settore. Provvedimento apprezzabile forse a livello di buone intenzioni, ma di fatto facilmente aggirabile dalle famiglie "col dono dell'ubiquità", tramite l'utilizzo di semplici prestanome.
Tommaso Giani
 
 Per saperne di più: leggi l'articolo del Financial Times (in inglese) da cui sono tratte queste informazioni.    

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