martedì 27 marzo 2012

La finanziaria di Obama


E' una notizia di un mese fa, che però non ha avuto il risalto che meritava sui media della nostra Europa. La notizia arriva dall'America, e per noi mediterranei piagati dalla chemioterapia dell'austerity sembra quasi fantascienza. Si tratta della finanziaria 2013 proposta dal governo Obama. Un "budget" all'insegna della progressività nelle imposte e dell'aumento della spesa pubblica per sostenere l'occupazione.

A differenza della setta del pareggio di bilancio a tutti i costi al potere in Europa, Oltreoceano la vecchia ricetta keynesiana non sembra passata di moda. Gli Usa infatti anche per il prossimo anno faranno affidamento su un deficit importante (8,5% del pil) per finanziare le spese dello stato; questo soprattutto grazie a una banca centrale capace, a differenza della Bce, di prestare soldi direttamente al governo senza passare dall'intermediazione bancaria e senza innescare la febbre dello spread.
Altra componente importante per dare ossigeno prezioso alla finanza pubblica a stelle e strisce sarà l'aumento delle imposte sulle fasce più abbienti della popolazione. L'aliquota massima sui redditi individuali passa infatti dal 35 al 39%; la tassa sul capital gain finanziario sale dal 15 al 20%; l'imposta di successione dal 35 al 45%; alle maggiori banche nazionali verranno spillati 61 miliardi a titolo di risarcimento per le operazioni di salvataggio pubbliche del 2008-2009; e infine, una nuova aliquota supplementare del 30% sui redditi dei milionari.
Dal lato delle uscite invece spiccano i 476 miliardi di dollari per l'ammodernamento delle reti ferroviarie e autostradali, i 30 miliardi per l'assunzione di nuovi pompieri e insegnanti, oltre alla conferma dell'impegno da oltre mille miliardi di dollari per implementare l'avvento della copertura sanitaria pubblica universale.
In questo grafico del New York Times, cliccando sulla voce "deparments total" si possono misurare i cambiamenti nella spesa pubblica rispetto allo scorso anno ministero per ministero. Si vedrà che mentre la difesa registra una flessione, la sanità e la spesa sociale assistono a incrementi significativi, guadagnandosi i due gradini più alti sul podio delle voci più costose della spesa pubblica. Insomma, la diversità dei numeri e della volontà politica fra Usa e sud-Europa è impressionante. Da una parte chi risponde alla crisi immettendo soldi pubblici nell'economia e provando a ridurre le disuguaglianze sociali. Dall'altra chi si autoflagella pervicacemente facendo impennare (vedi Grecia) il numero dei suicidi e dei bambini denutriti, motivati sempre con la stessa, indiscussa e sacrilega spegazione: "ce lo chiedono i mercati".
Tommaso Giani

Per saperne di più: gli articoli del Sole 24 ore e della Stampa che descrivono con maggiori dettagli la manovra Obama.    

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