venerdì 23 marzo 2012

Il nostro Vietnam non finisce qui

                                        
Il mondo sindacale è sotto attacco. Le bombe cadono ormai da anni, facendo vittime da tutte le parti: muoiono non solo le norme, i diritti acquisiti, la sempre minore stabilità dell'impiego; ma addirittura sono le parole a noi più care che stanno uscendo, profondamente ferite e manipolate, da questa guerra.
Pensate soltanto alla parola "lavoro", fondamento dell'art.1 della nostra Costituzione. Oggi non si dice più lavoro, ma "mercato del lavoro". E dietro a questo svilimento terminologico c'è un'ideologia precisa, che vuole trasformare la dignità dell'uomo e la solidarietà sociale in competizione sfrenata. Il lavoro non è una merce."Mercato del lavoro" mi fa stare male: mi fa pensare al mercato delle vacche, o ancora peggio, degli schiavi. Altro che esseri umani.


Viviamo in un Paese sempre più a sovranità limitata. Le riforme fiscali, pensionistiche e del lavoro che stanno piovendo negli ultimi mesi non sono oggetto di un programma politico legittimato dal corpo elettorale, bensì di una lettera top-secret spedita dalla cabina di comando della Banca centrale europea e arrivata alle nostre orecchie solo grazie a una soffiata giornalistica. Ma forse, a ben vedere, i veri architetti del programma del governo Monti si collocano a un livello ancora superiore: penso alle grandi centrali della finanza e alle imprese multinazionali. Lo stesso governo tedesco è convinto di
essere la locomotiva di questo terremoto neo-liberista, in realtà non si accorge di essere anch'esso eterodiretto. Il profondo vulnus democratico a cui siamo sottoposti sta sostituendo la solidarietà pan-europea con un darwinismo sociale esasperato: la Germania non muove un dito per far recuperare potere d'acquisto alle famiglie italiane o spagnole; mentre noi dal canto nostro ci gloriamo un giorno sì e l'altro pure di "non aver fatto la fine della Grecia". Ci rendiamo conto che queste politiche stanno uccidendo l'Europa vera, quella dell'unione fra i popoli?
L'era della concertazione e degli accordi del '93 sembra passato remoto. La concertazione sta morendo sotto i colpi di un governo schiacciasassi, che si sente talmente coperto dai poteri forti di Bruxelles e Berlino da non degnare di attenzione non dico i sindacati, ma nemmeno i partiti. Alla vigilia dello
sbarco della riforma del lavoro in parlamento, il ministro Fornero ha sciorinato il suo solito aut-aut: o promuovete la riforma, oppure mandateci a casa; con il tono altezzoso di chi sa che la sfiducia in questo frangente storico è un'arma fuori dotazione. Basta agitare il ricatto del debito pubblico per tagliare emendamenti, dibattito e contropoteri: è più golpista lo spread dei colonnelli sudamericani.
Di fronte a questo scenario di guerra, cosa poteva fare il sindacato? Sulle pensioni abbiamo avuto un primo test. Tutti i sindacati confederali, compreso il nostro, si sono opposti scegliendo la linea dura. Sciopero generale, manifestazioni, eccetera. Ma il governo ci ha sotterrato a tempo di record, così non abbiamo impedito la macelleria sociale attuata da una riforma previdenziale così profondamente ingiusta.
Non c’è  un’intesa  sottoscritta, nessun Sindacato ha potuto firmare niente, il Governo si è confrontato con le Parti Sociali, le ha ascoltate provando ad interpretare secondo la “propria linea”  le diverse posizioni espresse e il Governo non è stato equidistante ma latore di interessi sovranazionali di natura finanziaria piegati alle esigenze delle Multinazionali disponibili ad investire nel nostro Paese solo alle loro condizioni.  Da questo  nasce la Proposta del Governo che porterà autonomamente  con il Parlamento. Questa rivela due cose che conferma sempre più un Paese a Sovranità e Democrazia Limitata (solo apparentemente dalla BCE in realtà le Centrali che determinano questo vanno cercate altrove) e rivela inoltre che la Concertazione è sostanzialmente finita. Adesso ci consultano..  questo avviene anche per il vuoto di rappresentanza e di legittimazione che c'è cioè chiunque ci governa non ha piena sovranità (come dimostra la forza di un governo cosiddetto tecnico che non è stato legittimato dal voto dei cittadini ma ha un Potere enorme delegato da altri “Poteri” che non risiedono qua.. si comportano come Direttore Generale di una grande azienda che risponde al suo Consiglio di Amministrazione..)
In questa occasione allora si è scelto di cambiare tattica: al posto del braccio di ferro, un lavoro più minuzioso di interdizione punto per punto. E bisogna riconoscere che questa tattica almeno in parte ha pagato. Grazie a questo lavoro ai fianchi abbiamo per esempio portato a casa la stretta sul lavoro a tempo determinato (limitato nella sua durata massima e più costoso a livello contributivo per l'imprenditore) e sulle finte partite iva (da convertire in lavoro dipendente se si riscontra un cliente che copre da solo più del 75% del fatturato); per non parlare della messa al bando delle dimissioni in bianco o dell'apertura importante sul congedo obbligatorio di paternità. Per ora siamo poco più che al livello di buone intenzioni. Questi propositi si dovranno tradurre in provvedimenti concreti e minuziosi: su questo aspettiamo il governo al varco.
Anche il capitolo degli ammortizzatori sociali credo vada in una direzione convidisibile di ribilanciamento fra i diritti della minoranza dei lavoratori più protetti e il quasi nulla fino a oggi garantito ai lavoratori delle piccole imprese, quelli cioè che restano fuori dalle vertenze al ministero dello sviluppo economico, fuori dalla cassa integrazione, fuori dalla mobilità. Penso ai 55enni che perdono il lavoro in una piccola impresa artigiana: anche per loro scatterebbe la nuova Aspi fino a 18 mensilità. Ammetto che è un discorso difficile da metabolizzare per chi sta dalla parte nostra, quella più protetta, che vedrebbe diminuire la durata temporale degli ammortizzatori rispetto allo schema attuale: ma d'altra parte non si può non ammettere che anche il più sacrosanto dei diritti se è ristretto solo ad alcune categorie rischia di trasformarsi in privilegio. E il sindacato fino a oggi è riuscito poco o nulla nella missione di colmare questa voragine assestando il livello medio di protezione su uno standard accettabile per tutti.
Ma veniamo al nodo dell'art.18, dove il livello attuale del progetto di riforma è talmente una zona grigia da aprire un ventaglio molto più ampio della proposta rispetto all’art.18.  Il Governo non ha recepito  la posizione del Sindacato, e il “VULNUS” sui licenziamenti economici (ma in parte anche per quelli disciplinari..) è grave e inaccettabile..   Il Sindacato deve prendere iniziative molto forti seppur non ideologiche per contrastare la Cultura che sottointende alla Politica di questo Governo e provare con ogni mezzo Libero e non Violento a modificarne l'Azione.  Molto dipende da come verrà articolata in parlamento (o nei decreti attuativi) la casistica corrispondente ai tre contenitori: licenziamento discriminatorio, per motivi economici, per motivi disciplinari. Se ad esempio le fattispecie del licenziamento discriminatorio venissero ampliate significativamente si potrebbe addirittura parlare di una miglioria, visto che il diritto al reintegro per licenziamento discriminatorio è stato esteso dal progetto Fornero-Monti anche ai lavoratori delle imprese con meno di 16 dipendenti. Se invece a essere "gonfiati" fossero gli altri due contenitori, in particolare quello del licenziamento per motivi economici, il mondo del lavoro ne uscirebbe indubbiamente sconfitto. Dietro alla tipologia dei licenziamenti per motivi economici si nasconde infatti un buco nero molto pericoloso, da disinnescare assolutamente. Dobbiamo batterci affinché nei motivi economici non vadano a rientrare casistiche che permettessero ai datori di lavoro delle grandi aziende di scaricare a buon mercato lavoratori in là con gli anni per il solo motivo di "non essere più competitivi come i colleghi più giovani". In ogni caso, prima di esprimere giudizi definitivi aspettiamo il risultato del prossimo round parlamentare: un passaggio in cui anche il Pd (che appare rinunciatario su questioni primarie e queste sì centrali come la Legalità e la Lotta alla Corruzione dove è possibile recuperare le Risorse per riavviare una Politica di investimenti e quindi di Lavoro) si gioca moltissimo, vista l'alta valenza ideale dell'art.18 nell'elettorato di sinistra. In certi casi basterebbe un singolo emendamento per cambiare i connotati della riforma: ad esempio, un comma che obbligasse il datore di lavoro autore di un licenziamento individuale per ragioni economiche a non assumere per 4 anni altra forza lavoro con la stessa mansione (o in alternativa riassumere il lavoratore licenziato) avrebbe una portata non da poco.
C’è una domanda che oggi s’impone al Sindacato:  un Diritto per quanto legittimo e sacrosanto quando è ad appannaggio di pochi rischia di trasformarsi in un privilegio.. ora in Italia le tutele dello Statuto si applicano pienamente solo ad una minoranza dei lavoratori, questa è una questione che è stata fortemente sottovalutata.. è pensabile, corretto, nobile per il Sindacato operare in questo contesto perché si realizzi un innalzamento delle condizioni per tutti i lavoratori magari attraverso una manutenzione complessiva della materia avendo come Bussola di orientamento la Costituzione.?
E poi, in ogni caso, anche dopo il passaggio parlamentare il nostro Vietnam continuerà. Non possiamo abbassare la guardia di fronte a un governo che va avanti a suon di impoverimento, austerity e pressione fiscale per le classi medie e meno abbienti. Continuano a dirci che la modifica dell'art.18 è un tema centrale per la ripresa, ma io credo piuttosto che il problema sia a monte. Dobbiamo e dovremo batterci per un nuovo paradigma economico in cui la spesa pubblica torni a recitare un ruolo di primo piano, in cui la redistribuzione delle ricchezze diventi una parola d'ordine (aspettiamo ancora la patrimoniale...), in cui la filiera corta e i gruppi di acquisto solidale arrivino a togliere la terra sotto i piedi alle multinazionali, in cui la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata assurga a priorità vera, in cui la rappresentanza politica superi lo svilimento del sistema elettorale "porcellum" e del governo tecnico attuale. Ma soprattutto c'è bisogno di più Europa, di un'Europa diversa e veramente federale. La destra europea che sta governando ormai da anni ha fallito, consegnandoci nelle mani di un neo-liberismo sfrenato, fatto di privatizzazioni di servizi essenziali, di tagli al sociale e di ingigantimento delle disuguaglianze. A questo proposito le elezioni di aprile in Francia e anche quelle dell'anno prossimo in Germania rappresentano un fattore di cambiamento importante. La società civile italiana ed europea sono la nostra forza. Se stiamo uniti e non ci diamo per vinti c'è ancora spazio per veder nascere una nuova stagione di conquiste sociali.
Stefano Biondi, segretario Fiba Cisl Toscana

13 commenti:

  1. VI LEGGO VOLENTIERI.. E TROVO I VOSTRI RAGIONAMENTI E LE VOSTRE POSIZIONI ILLUMINATE E COERENTI CON L'IMPEGNO SINDACALE (ANCHE SE MOLTO DIVERSE DALLE MIE, NON CREDO PROPRIO CHE CI POSSA ESSERE UN MODO PACIFICO PER RISOLVERE IL CONFLITTO TRA CAPITALE E LAVORO) MA LA CISL NON SIETE VOI! SIETE UN'ECCEZIONE IN ORGANIZZAZIONE ORGANICA E FUNZIONALE AL POTERE ECONOMICO E FINANZIARIO CHE SE NE SERVE COME COPERTURA SOCIALE ALLE PROPRIE MALEFATTE, COMUNQUE,PUR CON CRITICA, VI STIMO E PENSO CHE SIETE MOLTO SOLI NELLA VOSTRA ORGANIZZAZIONE

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  2. sono d'accordo la fiba toscana è un'anomalia nella cisl e direi anche in genere nel sindacato le vostre idee sono intelligenti e rare vi conosco incontrandovi in molte occasioni come Terra Futura e Banca Etica e capisco perchè nonostante siate cisl in Toscana avete molto seguito e credibilità e il vostro impegno è vero e dura da anni segno che non è improvvisato o di facciata però rischiate anche di legittimare un sindacato come la cisl ed esserne l'alibi civile e sociale coprendo agli occhi dei lavoratori le complicità e il servilismo che invece la cisl ha con i poteri forti i valori e le idee che proponete e praticate non hanno nulla da spartire con quelle del sindacato e in particolare della cisl

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  3. sono iscritta alla fiba da sempre e sono molto in crisi da tempo con una grande voglia di dimettermi per le posizioni della Cisl ma anche a causa del Sindacato nella mia azienda, il Monte dei Paschi, dove tutti i sindacati a cominciare dalla cgil ma purtroppo in perfetta sintonia e alleanza con il mio, hanno contribuito, seppur certamente con molte minori responsabilità rispetto al Management e alla Politica, alla distruzione di questa straordinaria e secolare esperienza Bancaria Sociale e Civile. Hanno partecipato a coprire le incompetenze e le follie di chi ha gestito impropriamente e indegnamente la Banca in cambio di un po' di sottogoverno (e ora fanno finta di non ricordare e cercano prendendo le distanze e mostrando i muscoli che dovevano usare ben prima, di ricostruirsi una verginità ma i lavoratori lo sanno benissimo com'è andata! non c'era solo il Sindaco come presenza impropria alla manifestazione, c'erano anche molti sindacalisti che di quel sistema hanno approffittato, anche loro andavano rincorsi). Se rimango iscritta è proprio per la Fiba Toscana perché queste le cose le ha dette con coraggio contro tutti da molti anni e poi assolutamente non condivido la valutazione che i Valori e le Idee che la Fiba Toscana esprime non appartengono alla Cisl, questa invece è la vera Cisl usurpata da altri, in loro riconosco le radici e la forza che ancora tengono accesa una fiammella di speranza dentro di me, a loro va il mio grazie anche se anch'io credo che siano molto soli.

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  4. Sono un Lucchese verace e taccagno e perciò, vista la situazione del sindacato fra contratto impresentabile e posizione sull'art.18 che fa gridare alto tradimento, stavo pensando di risparmiare il contributo sindacale, ma debbo dire grazie a "Bobone" che spesso con irruenza e modi non proprio garbati si interpone con questa mia decisione. Grazie per avermi portato a conoscenza di questa Forte e Precisa Posizione Politica del Segretario Regionale della Fiba Toscana che mi riconcilia con il mio Sindacato e mi fa sperare che almeno venderemo cara la pelle e se a Bonanni non va bene ditegli che la Cisl siamo anche noi!

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  5. Ho letto per curiosità su suggerimento di una collega ed amica della fiba con cui ho discusso l'argomento, sono apolitica e sono iscritta alla FABI e non sono assolutamente d'accordo che il Sindacato debba occuparsi di queste cose, sono problemi e questioni politiche. Anzi sono arrabbiata anche con la FABI che ha preso posizione. la Cisl, la CGIL e la UIL sono sindacati che fanno politica e non fanno gli interessi dei lavoratori, anche quello che ha scritto il vostro segretario è un trattato (che non ho nemmeno ben capito) di politichese. Sono questioni che dovrebbero riguardare la politica e non il sindacato, anche sul contratto tante cose e la questione dei disoccupati (che è importante) ma non ci riguarda mentre riguarda il parlamento avremmo ottenuto almeno quello che chiedevamo così invece non avremo noi il salario e i giovani non avranno il lavoro. Se i Sindacati autonomi si mettessero insieme a fare un po' di sano casino i nostri salari tornerebbero a crescere.

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    1. Oh cittina, non vorrei essere scortese ma mi sembri proprio un campione di qualunquismo, del peggiore, non c'è niente di più politico di chi chi si dichiara apolitico, o non lo sai che fai politica anche semplicemente scegliendo quali prodotti comprare. Proprio questo atteggiamento apparentemente neutrale, purtroppo abbastanza diffuso, ci ha regalato gli ultimi disastrosi 20 anni di governo che ci hanno messo in ginocchio filatando le ingiustizie e le sperequazioni sociali. Il discorso che fa il Segretario della Fiba è complesso e coraggioso tuttaltro che "politichese" anche se non lo condivido tutto, sono un compagno con sicure simpatie verso la CGIL, impegnato nel sociale e non sono nel sindacato ma conosco Stefano con il quale mi sono confrontato molte volte anche in modo acceso e polemico e conosco il suo rigore e le sue radici di cattolico democratico che interpetra con grande coerenza i suoi valori di riferimento, abbiamo analisi in parte diverse e soprattutto soluzioni diverse per regolare i rapporti sociali e civili ma è certo che possiamo fare un bel po' di strada insieme e la Cisl è fortunata ad avere un tale Sindacalista. Per il resto penso che la Cisl sia da troppo tempo tiepida con qualunque potere, il suo atteggiamento spacca e disorienta i lavoratori, non si può mediare all'infinito su aspetti sostanziali in cui è in gioco la dignità dei lavoratori come sull'art.18. A quando vi rivredremo con noi in Piazza? Saluteremo in tanti con gioia quel momento.

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  6. Concordo pienamente con il Segretario Regionale della Fiba, la battaglia riguarda oggi più che mai il nostro futuro. Sono iscritto Fiba e credo che come tutte le organizzazioni ha posizioni di vertice delle volte che condivido altre volte che non condivido o che non capisco, perchè l'interesse di un sindacato è salvaguardare sempre non solo i lavoratori ma le loro famiglie e la società più in generale.
    Ma restare dentro significa portare il proprio contributo e la propria critica. Basta di chi si tira sempre fuori, come fanno i politici che vanno da uno schieramento all'altro o fanno il proprio partito personale.
    Per ritornare alla politica, questo Governo fa di tutto invece per tutelare una piccola parte della popolazione che detiene le grandi ricchezze.
    Caro Monti cos'è per te l'equità?
    Mi riguarda l'Imu, l'Art.18, la Legalità, la disoccupazione, il prezzo della benzina, la scuola e tutto il resto.
    Certo che questa è politica, ma è possibile vivere e cambiare in meglio la società senza essere "cittadini" e partecipare alla vita politica del Paese?
    E cara iscritta della Fabi, io non so in che paese vivi, ma se ti metti a fare casino, come dici te, fai comunque politica!!!
    Comunque no alla modifica dell'art.18 proposta dal Governo!!!

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  7. Oh cittina, non vorrei essere scortese ma mi sembri proprio un campione di qualunquismo, del peggiore, non c'è niente di più politico di chi chi si dichiara apolitico, o non lo sai che fai politica anche semplicemente scegliendo quali prodotti comprare. Proprio questo atteggiamento apparentemente neutrale, purtroppo abbastanza diffuso, ci ha regalato gli ultimi disastrosi 20 anni di governo che ci hanno messo in ginocchio filatando le ingiustizie e le sperequazioni sociali. Il discorso che fa il Segretario della Fiba è complesso e coraggioso tuttaltro che "politichese" anche se non lo condivido tutto, sono un compagno con sicure simpatie verso la CGIL, impegnato nel sociale e non sono nel sindacato ma conosco Stefano con il quale mi sono confrontato molte volte anche in modo acceso e polemico e conosco il suo rigore e le sue radici di cattolico democratico che interpetra con grande coerenza i suoi valori di riferimento, abbiamo analisi in parte diverse e soprattutto soluzioni diverse per regolare i rapporti sociali e civili ma è certo che possiamo fare un bel po' di strada insieme e la Cisl è fortunata ad avere un tale Sindacalista. Per il resto penso che la Cisl sia da troppo tempo tiepida con qualunque potere, il suo atteggiamento spacca e disorienta i lavoratori, non si può mediare all'infinito su aspetti sostanziali in cui è in gioco la dignità dei lavoratori come sull'art.18. A quando vi rivredremo con noi in Piazza? Saluteremo in tanti con gioia quel momento.

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  8. La Domanda di Stefano Biondi riguardo la possibilità che un diritto, appannaggio di pochi, si trasformi in privilegio, è secondo me una questione nodale e non da sottovalutare: occorre però focalizzare la differenza tra diritti e privilegi.
    Purtroppo l’azione sindacale pare rivolta più ad accrescere, o al massimo conservare privilegi per determinate categoria di lavoratori, che allargare diritti, creando sdegno tra chi diritti non ha, e soddisfazione di quanti, demagogicamente, puntano ad abbattere la soglia dei diritti, spacciandoli, strumentalmente, per privilegi.
    Conseguenza …. il lavoratore privato si scaglia contro quello pubblico, il dipendente del commercio contro il bancario, l’insegnante col dipendente delle poste, il socio della cooperativa con l’assistente sanitario …….
    Mai come in questi momenti di crisi “nera” il sindacato deve puntare a far emergere il valore della solidarietà, evitando il massacro sociale della “guerra tra poveri” e deve scegliere, ora o mai più, la politica “meno privilegi e più diritti”.
    Per essere chiaro l’art. 18, non è un privilegio, ma un diritto, e non è su questo terreno la strada da intraprendere per “quadrare il cerchio” e “stiracchiare” l’unica norma che promuove concretamente le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro (leggasi art 4 costituzione e altro post in questo blog che meglio spiega cosa cambia con l’art. 18 light).
    I privilegi da mettere in discussione sono altri e ben conosciuti dai dirigenti sindacali nelle proprie categorie …… il prezzo da pagare potrebbe essere qualche tessera in meno (quella di quanti “usano” il sindacato solo per vantaggi personali - o viceversa!! - ) ma penso che la contropartita (meno privilegi e più diritti) sia altamente qualificata e una degna risposta per lo sviluppo del lavoro!

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  9. Strumentalmente i liberisti mettono in contrapposizione la tutela e il valore del posto di lavoro derivante anche dall'art.18, con le giuste esigenze dei giovani ad una buona occupazione. In realtà un poco alla volta si cerca di smantellare un sistema di welfare che ha sempre contraddistinto l'Europa rispetto ad altri contesti territoriali.Stiamo passando dal valore del posto di lavoro alla monetizzazione dello stesso.Come sindacato quindi, dobbiamo contrastare fermamente la nuova ipotesi formulata dal governo, rispetto ai licenziamenti economici, togliendo infatti la possibilita di reintegra, si mette in mano agli imprenditori un arma micidiale con il rischio di far passare come motivazione economica ciò che è discriminatorio.
    Non credo che anche per il governo sarebbe un problema adottare il modello "tedesco", temo invece che la rigidità dimostrata nasconda la volontà di sconfiggere politicamente anche il sindacato.

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  10. ... riflettevo oggi su questa cosa dei licenziamenti per motivi economici: in un paese dove molti imprenditori pagano fior fiore di esperti per ridurre al minimo le imposte da pagare (evasori?) fino a dichiarare impunemente perdite d'esercizio anche nel caso di attività fiorenti, quale valore può avere la motivazione economica: sono così abituati a fingersi sul lastrico per non pagare che figurati che fatica faranno a fingersi sul lastrico per licenziare...
    METTIAMO IN SALVO L'ARTICOLO 18

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  11. mi sono dimesso dalla Fiba tre anni fa' proprio per le posizioni della cisl, non mi sono dimesso perchè trattava ma per come lo faceva e poi noi lavoratori non siamo mai consultati preventivamente, le posizioni e spesso gli accordi li leggiamo il giorno dopo sui giornali e qualche rara volta su qualche comunicato ma sempre il giorno dopo a noi rimane solo di fare la ratifica e siccome sei iscritto la devi fare quasi per dovere e comunque mi risulta che questo non accade solo a me semplice lavoratore o iscritto ma parlando con molti sindacalisti di base mi dicono che succede anche a loro, ma che democrazia è questa? Non mi sono iscritto ad ALTRI SINDACATI perché non sono d'accordo nè mi riconosco con i massimalismi della sinistra nè con le corporazioni degli autonomi e in quanto a democrazia poi i sindacati sono tutti uguali, c'è chi fa finta di esserlo ma vuole imporre solo la sua idea e spesso lo fa' con aggressività, nella assemblea per il approvare il Contratto mi sono astenuto perché non riuscivo a capire niente e poi era una rissa continua e un intolleranza reciproca fra opposte fazioni evidente e deprimente. Ma non vi accorgete che vi siete allontanati dai lavoratori? e che questi percepiscono chiaramente di non contare nulla in organizzazioni di vertice, vi siete allontanati dalla gente come e peggio della politica e dei partiti, siete divisi, litigiosi fino all'esasperazione senza idee e progetto ed i lavoratori sono solo tessere per accreditarvi nei confronti delle aziende e competete tra di voi strappandovi il consenso anche per un solo iscritto con slealtà e promesse improprie di sottogoverno e conservare poterini meschini spesso di natura personale. Alla Fiba Toscana voglio dire che vi sto guardando, ogni tanto riaccendete in me un filo di speranza e le vostre idee mi piacciono, fateci capire che ci credete davvero e che le portate avanti e vi verremo dietro, ma ancora non mi fido, come qualcuno ha scritto e detto sembrate diversi, ma lo siete davvero? Sappiate che i lavoratori iscritti e non iscritti si sentono molto soli davanti ad un liberalismo imperante che si fa' ogni giorno più aggessivo. Non immaginate quanto ci sia bisogno e quanto sia agognato dai lavoratori un Sindacato Unito, Serio e CREDIBILE, Autonomo dai Partiti e dalle Aziende ma non dalla POLITICA, non vi vogliamo neutrali o insipidi, in questo terribile frangente vi vorremmo uniti pur nelle vostre diversità, senza secondi fini sganciati da ogni potere, puliti, forti, determinati come l'ultimo baluardo della giustizia e a difesa della Costituzione. Ma questo purtroppo è solo un SOGNO.

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  12. Bravo! pane al pane vino al vino.. non se ne pole più di questi sindacati divisi, litigiosi che passano il tempo a rubarsi gli iscritti e intanto i lavoratori sono massacrati, licenziati, vessati. La colpa è anche nostra perché ci rivolgiamo a loro spesso per piccoli favori e con richieste individuali e poi li votiamo. Dobbiamo smetterla di dare fiducia a simili sindacalisti, se c'è ancora qualche sindacalista con la S maiuscula che si faccia avanti, si faccia vedere e ce lo dimostri. Ora voglio proprio vedere cosa farete sull'art.18, se vi dividete anche su questo siete solo una feccia come i politici e non c'è più speranza!

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(si prega la sintesi)