mercoledì 8 febbraio 2012

Terre di stato in vendita


E' l'ultima vergogna italiana in questi anni di interminabile crisi. Con un decreto legislativo passato quasi inosservato un mese fa dal consiglio dei ministri, nell'ambito delle famose liberalizzazioni, il governo Monti ha deciso di mettere in vendita i terreni agricoli demaniali a vocazione agricola. Si tratta di una quantità di terra immensa: 300mila ettari, pari (grossolanamente) ad altrettanti campi di calcio. Il prezzo previsto è di 20mila euro per ettaro: una somma fuori dalla portata dei piccoli agricoltori, ma allo stesso tempo eccezionalmente allettante per i grandi gruppi di investimento.


Ieri l'altro alcune sigle dell'associazionismo agricolo, supportate da Legambiente e Libera, sono scese in piazza a Montecitorio per accendere i riflettori su questo provvedimento, ancora emendabile dal parlamento visto che il decreto del governo fissa solo la cornice legislativa, all'interno della quale è possibile un certo margine di manovra da parte di deputati e senatori.
La denuncia degli agricoltori è chiara: vendendo così si fa solo un regalo alle grandi aziende agricole, magari straniere, a uso e consumo del mercato cinese o coreano e a discapito della nostra sovranità alimentare; o peggio ancora, ai soliti palazzinari che poi saprebbero come fare per trasformare i terreni agricoli in terreni edificabili. Così, ecco il viatico per l'ennesima colata di cemento sul Belpaese. In più c'è il campanello d'allarme suonato da Libera, che ricorda come fra gli attori nazionali sempre ben forniti di liquidità da investire ci sia la criminalità organizzata.
La controproposta del movimento sceso in piazza lunedì a Roma è invece la seguente: trasformare la vendita in affitto, a prezzi accessibili anche per le piccole aziende agricole. Il che permetterebbe di salvaguardare le qualità agricole dei terreni, di creare posti di lavoro e di produrre nuovo gettito per lo stato (tramite l'Iva e altre imposte sulle imprese).
Il decreto da convertire è attualmente al vaglio delle commissioni competenti di camera e senato. Quindi l'ultima occasione per invertire la rotta è adesso. Riusciranno i nostri "eroi-onorevoli" a evitare l'ennesimo scempio ai danni del paesaggio e dell'economia italiana?
Tommaso Giani  

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