domenica 19 febbraio 2012

Banche pubbliche, se non ora quando?



Il sistema del credito è sempre più inceppato. Gli ultimi dati Bankitalia hanno accertato nella seconda metà del 2011 una flessione di oltre il 2% dei prestiti erogati a livello nazionale. Le edizioni di questi giorni del Sole 24 Ore si sono trasformati in "muri del pianto" di carta stampata, costellati di centinaia di grida di dolore da parte di piccoli e medi imprenditori rimasti a secco di liquidità.



I grandi sacerdoti del libero mercato sono sempre pronti a invocare privatizzazioni (dai servizi idrici alle ferrovie) non appena vedono aleggiare sulla pubblica amministrazione la minima ombra di inefficienza. Ma perché il giochino non dovrebbe valere a parti invertite? Se c'è un settore che in questa recessione di sistema si è distinto particolarmente in negativo, quello è il mondo bancario, che continua a usufruire delle centinaia di miliardi di finanziamenti all'1% della Banca centrale europea, per poi nascondere il fiume di denaro nei forzieri della stessa Bce o nel risiko dei debiti sovrani. E' come se un ponte levatoio si alzasse, e la parte della città oltre il fiume rimanesse isolata per giorni e giorni. Invece di insistere a mandare carovane di provviste sempre sulla stessa strada interrotta, forse non sarebbe il caso di approntare percorsi alternativi per guadare il fiume?
Se la Banca centrale europea, che detiene la sovranità monetaria sulla zona Euro, decidesse davvero di aiutare l'economia, magari si porrebbe il problema di attivare schemi innovativi per uscire dall'empasse. Penso per esempio a una fitta rete di agenzie pubbliche per il credito all'impresa, organizzate su base provinciale con la partecipazione del mondo dell'associazionismo. Penso a esperimenti di "banche dal basso" che già esistono e hanno ottenuto risultati significativi, seppure in miniatura, in quartieri difficili come Le Piagge a Firenze. E anche in Francia l'ingresso d'emergenza del settore pubblico nelle attività creditizie non è roba da sovversivi, bensì un punto del programma elettorale del candidato socialista Francois Hollande.
Al contrario della maggioranza dei lettori-bancari di questo blog io non sono un addetto ai lavori, quindi resto consapevole del rischio che corro di "spararle troppo grosse". Prendete questo mio sfogo come una provocazione, un punto di partenza per affrontare un problema che in ogni caso esiste, e dalla cui risoluzione dipendono migliaia di famiglie e di posti di lavoro. A voi la palla.     
Tommaso Giani
      

1 commento:

  1. sono convinta, anche se mi piacerebbe essere smentita che i clienti delle banche non siano mai stati trattati, al tempo dell'accordo interbancario, male come può capitare oggi in regime di concorrenza, so per certo che i lavoratori si trovano spesso in difficoltà come non era mai accaduto e se si leggono i bilanci delle banche non vi è mai stato, come da quanto le banche sono SpA, tanto spostamento di denaro tra il luogo della raccolta e quello degli investimenti come oggi. Se il progetto di trasformazione del sistema bancario ha danneggiato clientela, territori e dipendenti, chi o cosa impedisce di provare un'altra strada che possa dare prospetive migliori?

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