martedì 14 febbraio 2012

Alla ricerca del bene comune


Ci è arrivata una riflessione dalla Fiba abruzzese sul tema dell'etica nell'economia e nella società. La pubblichiamo qui di seguito.

Quali sono le origini della crisi? Dove ci porterà? Quali i rimedi per uscirne?
Sicuramente la crisi statunitense dei mutui subprime è stata la causa scatenante del contagio mondiale, con il conseguente indebolimento del relativo sistema economico/finanziario. Nel nostro Paese è sembrata accanirsi particolarmente, soprattutto in rapporto alle condizioni in cui versano le altre economie europee avanzate. La ricetta per uscirne passa necessariamente attraverso la riforma dell'etica, considerando lo stato di grave malattia in cui versa: soprusi, arroganze, egoismi, avidità, rincorse al potere, cecità per i bisogni del “vicino di vita” sono appuntamenti fissi nella nostra quotidianità. Non abbiamo una cultura del bene comune ma ci limitiamo a recintare e tener pulito ognuno il proprio giardino sporcando tutt'attorno.
Tutte queste brutture sociali trovano ovviamente riscontro anche nella realtà economica comune, esplicitandosi con evasione fiscale, corruzione, usura e rifacendosi il trucco con il riciclaggio, che rende questi fenomeni collegati,  dipendenti tra loro.
Secondo la priorità data dai numeri, l'evasione fiscale svetta su tutti, con i suoi 125 miliardi di euro annui di mancato introito da parte dello Stato, conseguenza di un imponibile non dichiarato pari a 270 miliardi. Cifre strabilianti; ma noi siamo bravi, terzi al mondo dietro solo a Stati Uniti e Brasile nei valori assoluti ma primi se consideriamo i valori pro-capite, anche in rapporto ai rispettivi riscontri economici e geografici.
In periodo di crisi i poveri sono più poveri - alimentando il mercato dell'usura -  i ricchi più ricchi, gli evasori aumentano di numero e peso specifico, portando acqua al mulino della corruzione e disintegrando lo stato sociale, la Sanità, la scuola, i servizi sociali, i sistemi di tenuta dell'economia (fiscale, pensionistico, del lavoro); godono delle agevolazioni previste per i concittadini della fasce di reddito più basse: sempre loro. D'altro canto lo Stato fino ad ora si è difeso tagliando tutto anziché organizzando l'attacco alle piaghe, non solo culturali, che ci dilaniano; l'impatto infatti è anche economico, distogliendo dalla legalità centinaia di miliardi di euro l'anno destinati, se regolarmente dichiarati, ad un comune stato di benessere.
Si ricorre all'usuraio per pagare le tasse, i debiti di gioco, per un difficoltoso accesso al credito; si evadono le tasse e si è corrotti e corruttori per il Suv, la casa al mare o la vacanza a Cortina. Già, Cortina; questa splendida località dolomitica ci ha appena regalato il quadro reale della situazione. In un recente servizio televisivo la giornalista ferma un Suv e chiede al guidatore quale fosse il reddito dichiarato; questi risponde “io non sono di qui, sono solo di passaggio”. Come se l'evasione fosse reato solo a Cortina. Nell'immaginario comune il messaggio è che evadere sia una forma di difesa dallo Stato, una specie di ammortizzatore sociale, pertanto evadere è lecito, tranne a Cortina dove ti beccano! D'altronde la politica ci ha abituati a pensarla così: “L’evasione di chi paga il 50% dei tributi non l’ho inventata io. È una verità che esiste. Un diritto naturale che è nel cuore degli uomini”. Sono le parole rincuoranti di Silvio Berlusconi regalateci nel  febbraio 2005 durante la trasmissione radiofonica “Radio anch'io”, parole che hanno fatto il giro del mondo contribuendo a dare, tra l'altro, un'immagine del nostro Paese che porta  altri Capi di Stato a sorridere – o forse a ridere - di noi.
Sovrintende a tutto ciò il riciclaggio, perchè i soldi sporchi vanno lavati, devono essere immessi nel circuito legale, proprio come gli utili della criminalità di vario genere, organizzata e non; finiscono tutti, infatti, nello stesso calderone, nel circuito dell'intermediazione creditizia che fa capo a  banche e Poste. Il legislatore, conscio del problema e allertato dalle innumerevoli indagini della Magistratura in questo senso, emana continuamente nuove disposizioni antiriciclaggio, consegnando a banche e banchieri le chiavi della soluzione al problema; infatti le norme prevedono forme di controllo, analisi, verifica ed approfondimento in capo a banche e bancari – questi ultimi colpiti da pesanti sanzioni penali ed amministrative qualora non rispettino le norme; in questo contesto la Fiba Cisl è da sempre in prima linea per una corretta informazione a lavoratori e clienti – i quali a volte si trovano ad affrontare anche spiacevoli discussioni con la clientela, poco propensa a giustificare la propria operatività. Ma la legge è chiara: le banche devono monitorare l'operatività dei clienti, segnalando all'autorità competente  - l'Unità di Informazione Finanziaria della Banca d'Italia – le operazioni e le operatività sospette, così come devono comunicare al Ministero dell'economia e finanze gli illeciti trasferimenti di contante tra soggetti diversi a partire da soglie prestabilite (oggi 1.000 euro); per fare ciò è necessario, in molte occasioni, analizzare le singole operazioni facendo sottoscrivere al cliente le motivazioni alla base delle stesse, come avviene negli altri paesi europei.  E' pertanto lecito fare con i propri soldi ciò che si vuole, rispettando però le regole di tracciabilità delle operazioni oltre certi limiti di importo.
Anche questo è riforma dell'etica.
Francesco Buzzetti (Fiba Cisl Abruzzo)

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