lunedì 4 marzo 2013

Non è un paese per supermanager


Il popolo svizzero ha appena cambiato la costituzione con un referendum che profuma di giustizia sociale. La riforma, espressione della democrazia diretta e sancita da una netta vittoria dei sì in ogni cantone, mette fuorilegge i bonus milionari dei supermanager delle aziende elvetiche: niente più premi di ingresso né buonuscite, niente più introiti personali agganciati alla stipula di un determinato contratto di vendita o di acquisizione. E come se non bastasse, anche lo stipendio base dei dirigenti subirà un probabilissimo e robusto dimagrimento, essendo deciso non più dalla cerchia ristretta del consiglio di amministrazione bensì dall'intera assemblea degli azionisti.
Si tratta di una vittoria clamorosa, considerando che parliamo non solo di manager pubblici  ma anche e soprattutto di quelli privati: non solo ferrovia ed energia, insomma; ma anche banche, farmaceutica e tutto il resto. Una vittoria della gente ma in particolare del politico che ha avviato l'iter referendario, l'imprenditore Thomas Minder, che prima di entrare in politica si occupava a tempo pieno di produrre toilette per aerei. Il fallimento recente della compagnia di bandiera Swiss Air lo aveva messo in crisi: di più, lo aveva indignato, considerando i superbonus a cui i dirigenti del colosso del trasporto elvetico non avevano saputo rinunciare nonostante l'azienda naufragata. L'iniziativa di Minder è stata ostacolata da tutti i partiti, compreso quello conservatore a cui lo stesso parlamentare appartiene. Ma a prevalere sulle lobby e sul palazzo è stata la voglia di giustizia del popolo svizzero, che quasi in sincronia con l'affermazione di Beppe Grillo alle nostre elezioni politiche ha lanciato un messaggio inequivocabile alla casta dei troppo ricchi: la vera casta, il vero primo gradino della scala sociale, di fronte al quale anche i politici tanto odiati diventano insignificanti cagnolini al guinzaglio.  

Per saperne di più: leggi l'articolo del Corriere della Sera.

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