sabato 16 marzo 2013

Papa Francesco e la primavera sudamericana


L'unico continente in cui negli ultimi 20 anni si sono ridotte le disuguaglianze fra ricchi e poveri è il Sudamerica: il Sudamerica socialista del Brasile, dell'Argentina, del Venezuela, dell'Ecuador e dell'Uruguay; il Sudamerica di Cristina Fernandez, di Dilma Yussef, di Rafael Correa. E da pochi giorni anche il Sudamerica di Jorge Mario Bergoglio, divenuto non a caso papa col nome pesantissimo di Francesco.



Nell'ultimo articolo di Sergio Di Cori Modigliani, giornalista free lance osservatore acuto delle società latino-americane avendo vissuto per un lungo periodo in Argentina, la speranza di un papa sostenitore di politiche pubbliche per la promozione dei diritti sociali dei più poveri viene alimentata con convinzione. Di Cori dipinge un Bergoglio a due velocità: zavorrato alla dottrina del Magistero cattolico sui temi della bioetica (matrimoni gay, aborto, ecc.) ma allo stesso tempo schierato su posizioni di avanguardia per quel che riguarda l'economia. Il giornalista riporta uno stralcio di un suo discorso recente riguardo l'ingiustizia del meccanismo del debito pubblico: un grido di denuncia a chiare lettere contro le politiche neo-liberiste di taglio alla spesa pubblica che stanno mietendo povertà su scala globale. Di Cori aggiunge anche che è fuor di dubbio il rapporto di amicizia e di stima reciproca che intercorre fra l'ex vescovo di Buenos Aires e i capi di stato di Argentina ed Ecuador, promotori dei famosi default selettivi che hanno rilanciato lo sviluppo di quei paesi mandando su tutte le furie il Fondo monetario internazionale e i creditori internazionali. Sull'Ecuador in particolare si dice addirittura che fu Bergoglio a ispirare e sostenere la scelta dell'allora neo-presidente Correa di espellere gli ambasciatori vaticani a Quito ("in quota" Opus Dei) sostituendoli con esponenti progressisti dell'ordine dei gesuiti. La speranza è che questa sensibilità progressista del nuovo Papa venga istillata con coraggio anche nel Vecchio Continente, con l'appoggio a nuove politiche keynesiane e con buona pace per i vari Merkel, Monti e Draghi.
L'articolo dice la sua anche riguardo le polemiche sui presunti passi falsi commessi da Bergoglio ai tempi della dittatura di Videla, non smentendo le accuse di mancanza di protezione verso i confratelli gesuiti scomodi al regime, ma aggiungendo che in un secondo momento fu lo stesso Bergoglio ad adoperarsi con alacrità e diplomazia per ottenere che i due religiosi fossero rilasciati.

Per saperne di più: leggi l'articolo sul blog di Sergio Di Cori Modigliani.     

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