martedì 19 marzo 2013

Nuove forme di colonizzazione


E' gravissimo quello che sta succedendo a Cipro in questi giorni: Il Fondo salva-stati dell'Unione Europea è intervenuto con 10 miliardi di nuovi prestiti, concessi però solo a condizione che altri 7 miliardi siano rastrellati con un prelievo forzoso dai conti correnti bancari ciprioti. Decurtazione del 7% dei risparmi sui depositi inferiori ai 100mila euro, e del 10% a quelli superiori alla suddetta soglia. Nel frattempo la rete dei bancomat di Cipro è stata bloccata a tempo indefinito, per evitare che i cittadini possano correre allo sportello a ritirare i loro risparmi.



Il governo di Nicosia è stato messo con le spalle al muro. Privo di sovranità monetaria come tutti i paesi dell'eurozona, e con l'assoluto bisogno di liquidità per salvare le banche dal fallimento, l'unica scelta alternativa all'uscita unilaterale dall'euro era quella di rivolgersi agli aguzzini dell'Unione europea.
Ecco come commenta la notizia l'editorialista del Financial Times Wolfgang Manchau:

 Hanno optato per una tassa sul patrimonio pressoché senza progressività. Non c'è nemmeno una deroga per le persone con pochi spiccioli di risparmio.   Se si voleva soffiare sul fuoco dell’ insurrezione nel sud Europa, questo è certamente il modo migliore per farlo.  Il danno politico di questo accordo sul  lungo termine sarà  enorme. Nel breve, il pericolo è costituito da una corsa agli sportelli generalizzata e  non solo a Cipro.   Come nel caso della Grecia, i ministri delle finanze hanno dichiarato : "Non preoccupatevi, questa è una situazione unica". Ma ciò è vero solo in senso strettamente legale.

Certo l’haircut sui Bond  in Grecia è stato indubbiamente tecnicamente differente dall’haircut Cipriota. Ed entrambi risulteranno differenti da un'eventuale altra manovra del genere fatta altrove.   A meno di rinvii  dell’ultima ora che dovessero riguardare  i piccoli risparmiatori, non si potrebbe che considerare una mossa perfettamente razionale l’eventuale  ritiro dei depositi da parte dei risparmiatori Ciproti al fine di cautelarsi  da ulteriori haircut o tasse. Lo stesso discorso   varrebbe anche per i risparmiatori di altre nazioni del Sud .

In considerazione del rapporto debito Pil Italiano, o dell'indebitamento combinato e pubblico/privato di Spagna e Portogallo, per questi governi non c'è modo  di assicurare autonomamente  tutti i depositi bancari. Il salvataggio di Cipro ha dimostrato che le nazioni creditrici insisteranno da ora in poi che qualsiasi salvataggio delle banche venga  co-finanziato dai depositanti.

La cosa davvero sconcertante è perché la gente non ha ritirato isoldi prima? Non hanno letto i giornali? Che forse hanno avutofiducia nelle promesse del  nuovo presidente di Cipro, che dichiarava che non avrebbe mai accettato provvedimenti di questo genere? E perché i depositi non si sono volatilizzati nel resto dell’Europa meridionale?  Forse che anche loro si fidano dei loro governi? Continueranno a farlo ora?

Certo nell’Eurozona vi  sono alcuni vincoli  per arginare la corsa agli sportelli. Alcuni paesi  impongono dei limiti di prelievo giornalieri, apparentemente come misura contro il riciclaggio di denaro.  Né è facile aprire un conto bancario in un paese straniero. In molti casi, è necessario avere la residenza. Potrebbe essere necessario recarsi di persona, ed è necessario parlare la lingua locale - o almeno l’inglese.   Ma tali limitazioni  non mi rassicurano più di tanto. Qualora la paura dovesse raggiungere il livello di guardia, la gente agirebbe, e la corsa agli sportelli si trasformerebbe in un processo autoalimentato.  Negli ultimi otto mesi si sono sentiti commenti molto compiaciuti riguardo alla crisi della zona euro.

Molte persone avranno anche pensato che la crisi fosse finita, a seguito della garanzia  offerta dal  presidente  della banca centrale Mario Draghi, sulle funzioni di   prestatore di ultima istanza della banca stessa. I risparmiatori  ora capiranno  che se la crisi era finita, era solo perché l’Eurozona  aveva trovato una nuova fonte di finanziamento: i loro risparmi.

Questo invece l'articolo allarmato del Fatto Quotidiano che dà notizia dei fatti ciprioti:

Mentre noi ci gingilliamo con la politica italiana, i ministri delle Finanze europei hanno trovato un modo per far ripartire la crisi dell’euro che pareva almeno sopita. La decisione dell’eurogruppo, nella notte tra venerdì e sabato, ha sconvolto i mercati mondiali: i soldi per salvare il sistema bancario di Cipro arriveranno in parte dall’Europa e in parte dai conti correnti ciprioti.
Per la prima volta dall’inizio della crisi i cittadini sono chiamati a sostenere il peso della crisi finanziaria non tramite le tasse, ma direttamente con i propri risparmi, con un prelievo forzoso che ricorda quello di Giuliano Amato durante la crisi valutaria del 1992
Lo schema dell’accordo raggiunto a Bruxelles è questo: a Cipro servono circa 17,5 miliardi per salvare un sistema bancario in dissesto soprattutto per colpa della crisi della vicina Grecia. Dieci miliardi arriveranno dall’Europa, 5,8 saranno invece prelevati dai conti correnti sotto forma di unatassa una tantum del 9,9 per cento per i depositi superiori ai 100mila euro e del 6,75 per quelli sotto tale soglia.
Il Parlamento di Cipro deve deliberare il prelievo perché, giuridicamente, si tratta di una imposta straordinaria e, anche se imposta dall’esterno, deve essere ratificata secondo le normali procedure democratiche. Le banche restano chiuse, oggi e per almeno un paio di giorni, per evitare che i conti correnti vengano svuotati nella più classica delle corse agli sportelli (che come conseguenza inevitabile ha il fallimento immediato della banca).
In teoria non ci dovremmo preoccupare per un Paese minuscolo come Cipro, che ha un Pil di circa 18 miliardi (quasi 100 volte meno dell’Italia). Non dovrebbero suscitare particolare solidarietà neppure i correntisti ciprioti: molti conti sui cui transitano grosse somme sono spesso riconducibili alla criminalità russa che usa Cipro come base per il riciclaggio. E un bail out, un salvataggio, da 17 miliardi che impatto può avere sull’intera Unione europea? Se questo ragionamento fosse valido, non saremmo alle prese da quattro anni con il caso della Grecia. Anche perché sui mercati contano i principi, oltre che i numeri. Da adesso si sa che, in caso di salvataggio di un Paese in crisi, il costo può essere scaricato anche sui conti correnti.
Il clima di ieri sui mercati lo riassume bene la nota di Lars Seier Christensen, amministratore delegato di Saxo Bank: “ Questa è una chiara violazione dei diritti di proprietà fondamentali, dettata ad un piccolo paese da poteri stranieri e deve far rabbrividire ogni correntista europeo”. E la ragione è questa: “Se si può fare una volta, si può fare anche la seconda. Se si può confiscare il 10% dei soldi dei clienti di una banca, si può arrivare fino al 25, al 50 o addirittura al 100%. Credo che adesso vedremo la situazione peggiorare sempre di più, perché i politici faranno qualsiasi cosa pur di mantenere l’euro in vita”, scrive Christensen.
L’eurogruppo, pare su ispirazione della Germania (ossessionata dalla solita logica dei compiti a casa e del non fare regali a nessuno), ha scavato una crepa nello scudo di Mario Draghi attorno all’euro. Fino a venerdì eravamo tranquilli che, in caso di necessità, la Bce avrebbe fatto “whatever it takes” (tutto il necessario, secondo la celebre frase di Draghi) per difendere l’euro. Nel caso dell’Italia, troppo grossa per essere salvata dai fondi salva Stati europei, significherebbe usare la Bce per comprare titoli di Stato o finanziare la ristrutturazione del sistema bancario.
Ora, invece, si è creato un precedente: prima di usare il bazooka della Bce si può chiedere ai risparmiatori di sopportare una parte del prezzo del salvataggio. E se hanno dovuto pagare i ciprioti, figuriamoci se sarebbero risparmiati i ben più ricchi italiani.
Si balla di nuovo, insomma. La crisi dell’euro è tornata. E questa volta non è colpa dei mercati brutti e cattivi, ma di politici stupidi e inadeguati alle sfide che la Storia ha chiesto loro di affrontare.
In bocca al lupo al prossimo governo italiano. Non avrà vita facile in Europa.  

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