mercoledì 25 luglio 2012

Voglio la bancarotta


Vi segnalo una interessantissima intervista a Serge Latouche, economista famoso per la sua teoria della decrescita serena. Rispondendo alle domande della testata italiana online Lettera 43, Latouche provoca i lettori indicando come primo passo di uscita dalla crisi del debito la dichiarazione di bancarotta. E a seguire, l'uscita dall'euro, l'avvento di un protezionismo ben calibrato, il ritorno all'erogazione della moneta sotto il controllo pubblico, la riconversione dell'economia su basi fortemente agricole e più legate al territorio, e tanto altro ancora.


Nove economisti su dieci e nove politici su dieci diranno che questi sono progetti deliranti. Invece secondo me meritano di essere sviscerati e approfonditi, non fosse altro come utile esercizio intellettuale. Il fatto è che per decenni i Mercati (ovvero il mondo delle principali banche d'affari e delle principali multinazionali) e i loro alfieri ci hanno inculcato il dogma del neo-capitalismo come l'unico mondo possibile. Ma ora che questo sistema sta vacillando sempre di più sotto il peso di licenziamenti, tagli al sociale e peggioramento della qualità della vita, l'avvento di un nuovo slancio progettuale si fa sempre più urgente. Senza paletti mentali, e senza preconcetti.
E allora ecco che le parole di Latouche "rischiano" di diventare alle nostre orecchie meritevoli di grande attenzione, se non di un appassionato sostegno. Il debito pubblico sta diventando sempre più il nuovo strumento schiavistico con cui i grandi potentati finanziari stanno impadronendosi delle scelte politiche, uccidendo il concetto stesso di bene comune. I dati economici, sociali e ambientali ci dicono con sempre più nettezza che è giunto il momento di cambiare paradigma. E se si crede davvero nella necessità del punto e a capo, la bancarotta e la cancellazione unilaterale del debito è un nodo difficilmente prescindibile. Solo infatti facendo tabula rasa del sistema precedente, basato sul debito e quindi sul commissariamento da parte delle banche d'affari padrone dello spread, si potrebbe in qualche modo dare corpo a una alternativa più rispondente ai bisogni reali delle persone. Latouche insiste molto sul tema dell'economia su piccola scala come chiave di volta verso un ipotetico nuovo rinascimento. Produrre il più possibile internamente significa anche politiche protezionistiche, che infatti per l'economista parigino non dovrebbero più rimanere appannaggio esclusivo dei partiti di estrema destra.
Per leggere integralmente l'intervista a Latouche, clicca qui 
  

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