sabato 14 luglio 2012

Vita da sfrattati


In Toscana ogni giorno 8 famiglie vengono buttate fuori di casa. Quasi 3mila i provvedimenti di esecuzione immobiliare fatti registrare nel 2011 nella nostra regione: +11% rispetto all'anno precedente. Un dato che purtroppo rispecchia i numeri su scala nazionale, dove si contano 56mila sentenze di sfratto: +64% rispetto all'anno 2006. Altri dati, altre pugnalate al cuore, altri spunti amari di rilessione: secondo la Caritas di Pisa fra il 2000 e il 2009 i senza tetto in città sono raddoppiati (da 120 a 250 persone); secondo la Commissione Europea 1 famiglia su 4 dei paesi dell'Unione non riesce più a pagare il mutuo casa con regolarità.

E' uno degli aspetti più drammatici della crisi economica internazionale. Sotto i bizantinismi delle "spending review" e delle "riforme strutturali" si ingrossano sempre più le fila dei nullatenenti senza fissa dimora. Per ora si tratta di una minoranza silenziosa, che però è destinata costantemente ad aumentare. Il fenomeno ha già assunto dimensioni molto più visibili in paesi poco lontani da noi come Spagna e Grecia. Ma per trovare l'epicentro dell'emergenza-sfratti nel mondo occidentale occorre attraversare l'Oceano e raggiungere gli Stati Uniti. Qui i numeri sono colossali, nemmeno lontanamente paragonabili ai trend pure in ascesa delle nostre città: in Usa le esecuzioni forzate viaggiano infatti al ritmo di 200mila al mese. Milioni di famiglie vittime sacrificali della crisi dei mutui facili, da cui al contrario sono scandalosamente riemersi (più sfrontati e più pagati di prima) i manager delle grandi banche americane.
Proprio il dramma degli sfratti è uno dei principali campi d'azione del movimento a stelle e strisce Occupy Wall Street, che, una volta superato lo stadio embrionale dei sit-in e degli slogan di piazza, sta ora promuovendo azioni sociali molto più mirate e pragmatiche. Si batte per proibire il finanziamento ai partiti da parte delle grandi aziende (fenomeno considerato una ipoteca pesantissima sull'autonomia della politica), occupa contro la legge terreni destinati alla costruzione di centri commerciali per impiantarci surretiziamente distese di orti sociali (è successo a Boston); oppure, come racconta Enrico Piovesana nel bellissimo reportage pubblicato nell'ultimo numero della rivista di Emergency, i gruppi di Occupy si organizzano per ostacolare in varie città le esecuzioni forzate dell'ufficiale giudiziario. Così si cerca di guadagnare tempo e di organizzare una offensiva diplomatica nei confronti della banca titolare del mutuo. Gli attivisti di Occupy sono propositivi, non si piangono addosso, e anzi ci tengono a raccontare le loro tante missioni anti-sfratto andate a buon fine; ma al contempo non esitano ad esternare tutta la loro delusione nei confronti del presidente Obama, colpevole secondo il movimento di essersi schierato dalla parte dei banchieri e non da quella degli sfrattati. E in effetti gli ammortizzatori sociali per aiutare chi subisce questo tipo di provvedimenti non abbondano affatto, al contrario dei bail-out multimiliardari somministrati alle banche schierate dall'altra parte della "barricata subprime". Il risultato della crisi dei mutui facili anche in una città progressista come Los Angeles è stato dunque il proliferare dei giacigli per senza tetto. L'articolo di Emergency parla del popolo homeless appollaiato sui marciapiedi di Skid Row, quartiere semicentrale della metropoli californiana, quantificandolo in 6mila persone: il doppio rispetto ai tempi pre-crisi; un girone infernale sempre più composto da bianchi, da giovani e da donne. Persone abbandonate dalla politica, ma non dal movimento Occupy, che in più di un'occasione ha accompagnato in corteo gli homeless e i rispettivi carretti contenenti tutti i loro averi: insieme per invadere pacificamente la downtown, la strada delle vetrine e dell'alta finanza; insieme per dimostrare di essere tanti, arrabbiati e non più invisibili.
Sempre a proposito di credito, una delle iniziative di Occupy più clamorose e meglio riuscite è stata la campagna per convincere i cittadini americani a spostare i loro risparmi dalle super banche sfratta-famiglie al sistema del Credit Union (una specie di rete del credito cooperativo) più legato al territorio e più lontano dalla malattia delle scommesse finanziarie: al tam tam nato su internet ha aderito in due settimane più di un milione di americani, spostando 4 miliardi di risparmi fuori dai circuiti della grande finanza, e dimostrando coi fatti che noi siamo il 99%: noi siamo quelli a cui basterebbe mettere insieme le forze e coordinare le scelte, per vedere subito il fortino dell'1% iniziare a vacillare.  
Tommaso Giani

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