domenica 8 luglio 2012

Cortina fumogena



Sulla presunta portata storica del Consiglio europeo di 10 giorni fa si sono sprecati fiumi di inchiostro. "La grande vittoria di Monti e dell'Italia" è stato il refrain più utilizzato dai nostri media, anche sull'onda dei contemporanei euro-entusiasmi in campo calcistico. In realtà l'impressione è che dal famoso vertice notturno fra i capi di governo della zona euro siano scaturiti nient'altro che proclami. Solo nelle successive riunioni tecniche fra ministri, a partire da domani a Bruxelles, si comincerà a ragionare in termini più concreti e dettagliati. Per ora di certo c'è che lo spread si mantiene al di sopra dei livelli di guardia (469 punti base), mentre il governo ha inferto all'articolo 3 della nostra Costituzione (quello dell'uguaglianza sostanziale fra i cittadini) l'ennesima bastonata: come definire altrimenti il taglio di 5 miliardi al fondo sanitario nazionale?

Ma torniamo ai risultati del Consiglio europeo, osannato dalla stampa e dall'opinione pubblica nostrana per la promessa introduzione del cosiddetto "scudo anti-spread". Le cronache ce lo descrivono come un meccanismo tramite cui, al superamento di una determinata soglia degli spread italiani e spagnoli (non dei poco virtuosi greci, irlandesi e portoghesi...), interverrebbe in automatico il fondo europeo salvastati per comprare debito pubblico spagnolo o italiano fino al rientro dello spread sotto la soglia critica. Questo meccanismo, però, ancora non è stato definito in tre punti chiave: 1. quale sarà la soglia di emergenza al di sopra della quale scatterebbero gli acquisti automatici dell'Unione europea? 2. la dotazione del fondo salvastati resterà di 700 miliardi di euro (poco più di un terzo del solo debito pubblico italiano) oppure la sua potenza di fuoco monetaria verrà accresciuta? 3. quale sarà il potere della famigerata Troika (Banca centrale europea, Commissione europea, Fondo monetario internazionale) nei confronti degli stati beneficiari dello scudo anti-spread? ci faranno forse pagare i prestiti agevolati a suon di privatizzazioni? Solo dopo una risposta coraggiosa a questi tre interrogativi si potrà effettivamente parlare di passi avanti.
Un'altra vittoria sbandierata dai governi euro-mediterranei all'indomani del vertice era la ricapitalizzazione per 100 miliardi del sistema bancario spagnolo. Ma anche qui l'impressione è che si sia fatto troppo presto a stappare lo spumante. Ci sono paesi nordici, come Finlandia e Olanda, che vogliono condizionare l'erogazione dei 100 miliardi targati Ue alla fornitura di garanzie (dette anche "collaterali") da parte del governo spagnolo. In questo caso la portata europeista del provvedimento scemerebbe quasi del tutto: invece di un aiuto si tratterebbe di un semplice anticipo. Inoltre, stando al Sole 24 Ore di oggi, c'è anche chi sospetta che per dare il via alle ricapitalizzazioni si debba prima aspettare la riorganizzazione della Banca centrale europea in ottemperanza ai suoi nuovi poteri di regolazione del sistema bancario comunitario: il che farebbe slittare il salvataggio europeo degli istituti spagnoli di un annetto almeno.
Poco da festeggiare anche nei cosiddetti provvedimenti per la crescita di cui si è beato il presidente francese Hollande: di fondi creati ex novo a quanto pare non c'è traccia; si tratta di soldi stornati da fondi comunitari già precedentemente stanziati; l'unica eccezione innovativa riguarderebbe i project bond, ovvero finanziamenti comunitari agli stati finalizzati alla costruzione di opere pubbliche, la cui entità stabilita dal Consiglio europeo è però poco più che simbolica (4 miliardi). Mentre gli Eurobond, la fiscalità comune, i finanziamenti diretti agli stati da parte della Bce, la svolta federale e democratica dell'Unione europea continuano a rimanere tabù belli e buoni.
Di concreto per ora c'è solo la scure passata dal governo italiano sopra una fetta importantissima di spesa pubblica. Il Sole 24 ore di oggi parla di 24mila dipendenti pubblici in esubero a causa della "spending review" montiana: di questi 24mila, solo 8mila hanno i requisiti per la pensione; gli altri andranno a spasso, seppure con gli ammortizzatori sociali. E poi c'è il taglio ignobile inflitto alla spesa sanitaria: 5 miliardi in meno per il fondo sanitario nazionale, il che significa la chiusura per circa 1000 reparti ospedalieri sparsi per la penisola. C'è il turnover ridotto al 20% per corpi fondamentali dello stato come polizia e vigili del fuoco. C'è una riduzione di organico per i militari di almeno il 10%, mentre resta vergognosamente indenne la spesa in armamenti (cacciabombardieri e compagnia). Per non parlare dell'ennesima decurtazione dei trasferimenti agli enti locali (quasi 6 miliardi in due anni) che metterà ancor più a repentaglio il mantenimento della rete di trasporti pubblici dei pendolari.
Possibile che l'unica alternativa a portata di mano sia tagliare diritti sociali oggi in cambio di un salasso fiscale rimandato a dopodomani?
Tommaso Giani
    

Nessun commento:

Posta un commento

(si prega la sintesi)