domenica 17 febbraio 2013

Quello che i programmi non dicono


E' bello sognare coi programmi elettorali delle tre coalizioni reduci dall'appoggio al governo tecnico. Tutti promettono, più o meno sfacciatamente, crescita economica e allentamento della pressione fiscale. Quello su cui in campagna elettorale si tralascia di discutere è invece il doppio nodo gordiano del trattato europeo Fiscal Compact e del pareggio di bilancio inserito nella Costituzione. Parliamo di pilastri normativi che, se rispettati, comporteranno proprio quello che i candidati premier hanno più paura di dire adesso: aumento delle tasse e altre manovre lacrime e sangue.

Delle scelte obbligate imposte al prossimo governo dal pareggio di bilancio obbligatorio se ne è occupato il Fatto Quotidiano di oggi, che stima in 15 miliardi l'importo della manovra correttiva del 2013. Così, mentre Berlusconi promette di rimborsare l'Imu, Monti più prudentemente di applicare uno sconto sulla tassa sulla casa del prossimo anno, e Bersani assicura il via a lavori di ristrutturazione nelle scuole e al pagamento dei miliardi di debito arretrato della pubblica amministrazione alle piccole e medie imprese, la verità è che la musica da ascoltare all'indomani della formazione del nuovo governo sarà ancora all'insegna dei tagli e delle tasse.
L'unica variabile che potrebbe cambiare veramente le carte in tavola all'interno della moneta unica e delle regole esistenti sono piuttosto le elezioni tedesche, in programma a settembre: toccherebbe infatti alla Germania, la locomotiva d'Europa, cambiare modello economico puntando sulla domanda interna anziché sulle esportazioni, ridando quindi fiato alle economie mediterranee fino a oggi schiacciate sui loro stessi mercati dalla micidiale concorrenza teutonica. Ma sempre secondo l'analisi del Fatto Quotidiano l'orientamento dei due principali partiti tedeschi (Cdu e Spd) sembra ancora quello dell'export e della competizione commerciale con i paesi Pigs.
E allora alla luce di questo scenario apparentemente senza via d'uscita, ecco che il dibattito sulla permanenza dell'Italia in questa gabbia di austerity e di mancanza di sovranità monetaria torna prepotentemente a bomba, come si può leggere nella ridda di commenti scritti in calce all'articolo del Fatto Quotidiano sopra citato. Chi ha paura di parlare di uscita dell'Italia dall'euro? 

Per saperne di più: leggi l'articolo del Fatto Quotidiano.

Nessun commento:

Posta un commento

(si prega la sintesi)