martedì 5 febbraio 2013

Il disarmo in prima serata


Due ore di grande televisione domenica sera: merito del solito bravissimo Riccardo Iacona e della sua squadra di giornalisti, che su Raitre hanno imbastito un documentario di due ore sulle spese militari. Un tema scottante che non era mai stato trattato prima d'ora sulle televisioni nazionali con questa completezza e con questo coraggio. La visione offre una miriade di informazioni, emozioni, spunti di riflessione, ondate di sdegno e slanci di utopia concreta. Per il sindacato responsabile di questo sito c'è stata pure la soddisfazione ulteriore di vedere intervistato un nostro carissimo amico: Gianni Alioti della Fim-Cisl, alfiere del movimento italiano per il disarmo.

Gianni è stato intervistato da Iacona nel paesino di Cameri, provincia di Novara, davanti alla sede dello stabilimento Alenia deputato a produrre le ali e ad assemblare i restanti pezzi degli ormai famosi aerei F-35, acquistati dall'esercito italiano ma prodotti in America dalla Lockeed Martin. Gianni è intervenuto per ridimensionare i proclami sbandierati dall'impresa bellica di stato, proclami che parlano di 10mila posti di lavoro italiani grazie al progetto F-35. La verità è che al momento di operai al lavoro a Cameri ce ne sono solo 120, e che le migliaia di lavoratori coinvolti in un ipotetico futuro non saranno in ogni caso nuovi assunti, trattandosi piuttosto di trasferimenti da altri siti produttivi Alenia. Ma al di là del balletto dei numeri, i rilievi di Gianni Alioti e dell'inchiesta di Iacona evidenziano come l'investimento F-35 si profila più che mai deludente considerando il totale di forza lavoro in rapporto all'investimento (12 miliardi di euro per 90 aerei): con gli stessi soldi pubblici, utilizzati però in altri settori produttivi o al limite nel settore degli aerei militari ma con una tecnologia europea, le ricadute occupazionali per l'Italia sarebbero state ben maggiori.
La puntata di Presadiretta arricchisce l'analisi con un reportage negli Stati Uniti, sui luoghi dove gli F-35 sono stati progettati e dove la stragrande maggioranza dei componenti verrà prodotta. Una serie di interviste a ingegneri, giornalisti ed esperti del settore fa le pulci a questi aerei dal punto di vista tecnico, evidenziandone limiti e difetti che metterebbero in difficoltà i piloti e farebbero lievitare i costi di utilizzo e riparazione. Poi il documentario torna in Italia, per interpellare il mondo della politica: qui fra i pochissimi a guadagnare punti agli occhi del telespettatore c'è l'ex segretario generale Cisl Savino Pezzotta, che nel dicembre scorso ha disobbedito alla disciplina del suo partito (Udc), allo stesso modo del collega Sarrubbi del Pd e in compagnia del gruppo Italia dei Valori, per votare no al rinnovo del budget per il ministero della difesa fissato in svariate decine di miliardi. Il gruppetto dei pacifisti eretici del parlamento ha avuto la sfrontatezza di rilasciare a Iacona parole di fuoco: fra le altre, "la politica italiana di difesa non è in mano all'esercito o ai ministri, ma a Finmeccanica".
Poi inizia una importante sezione dedicata alla Sardegna, e in particolare al poligono militare di Quirra, il più grande d'Italia: così grande da estendersi dalle colline fino al litorale e al mare aperto, così grande da inglobare oltre il 50% del territorio dei comuni isolani interessati. In questa base sterminata (e, come l'inchiesta giornalistica precisa, in Sardegna ce ne sono pure delle altre) si combatte ininterrottamente dagli anni '60 una guerra simulata: bombe e missili sganciati in tutte le salse, acrobazie spericolate di caccia volteggianti a tutte le ore, esplosioni shock in serie, inquinamento radioattivo alle stelle, con effetti devastanti sul paesaggio e sulle persone. La bonifica dell'area, nel caso venisse intrapresa, si aggirerebbe intorno al miliardo di euro secondo il sindaco di uno dei comuni attraversati dal poligono. E intanto ci sono i costi umani ed economici connessi ai malati di tumore, che nella zona abbondano con incidenza terribilmente maggiore rispetto alla media nazionale. Si ammalano i pastori, e si ammalano i militari. Si ammalano anche gli animali, alcuni dei quali affetti da malformazioni genetiche paurose, come testimoniano alcune foto horror scattate nei dintorni della base a capre con 8 zampe o a galline con un occhio solo. Lo scorso anno la procura di Lanusei ha deciso di aprire un fascicolo per disastro colposo, e un gruppo nutrito di generali dell'esercito finirà alla sbarra in un processo importantissimo che comincerà a marzo.
Per ritrovare la speranza bisogna aspettare il finale del programma, ambientato in Costa Rica, l'unico paese del mondo de-militarizzato: qui a farci riflettere e a farci sognare è la voce della presidente dello stato centroamericano, Laura Chinchilla, che spiega come sia stato possibile per il suo paese puntare a tutta forza sulla tutela paesaggistica, sullo sviluppo in campo educativo e sanitario: tutte queste scelte sono state rinforzate dal fatto di non spendere una lira in un esercito che nemmeno esiste sulla carta. Non a caso il tasso di alfabetizzazione costaricano (oltre il 90%) è il più alto in confronto a tutti gli altri stati centro-americani, e non a caso (sempre a differenza dei vicini di casa colombiani, messicani honduregni, ecc.) in Costa Rica le parole "guerra civile" e "colpo di stato" non si sa nemmeno cosa vogliano dire.
Tommaso Giani

Per saperne di più: guarda la puntata di Presadiretta sulle spese militari

1 commento:

  1. Grazie Tommaso dell'articolo! Troppo importante! Quotidiniamente si parla di somme comiche riguardo alle spese per la difesa. Difesa?

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(si prega la sintesi)