lunedì 23 gennaio 2012

E' finito l'incantesimo


Su Siena spirano venti di crisi. Il Monte dei Paschi è in difficoltà, bombardato fino a ieri da pesanti ribassi borsistici: i mercati puniscono sia la consistente esposizione della banca in titoli di stato italiani, sia il mancato rispetto dei requisiti patrimoniali imposti dall'autorità europea del credito. Il nuovo direttore ha appena comunicato che per rimpinguare la capitalizzazione del Monte non intende avvalersi di un aumento di capitale. Il che ha rincuorato, almeno sul breve termine, l'umore di piazza Affari.


Ma, al di là delle montagne russe del listino, a preoccupare è la cancrena di cui sta soffrendo l'azionista di maggioranza della banca, ovvero la Fondazione Monte Paschi. L'ente partecipato da comune e provincia di Siena ha accumulato debiti su debiti al fine di mantenere una posizione egemonica all'interno dell'azionariato di Rocca Salimbeni. Il piano di rientro che gli analisti si aspettavano per la fine di questo mese è stato rimandato a data da destinarsi. Così, insieme ai perigli della Fondazione, a vacillare è l'intero "Sistema Siena". Come spiega bene il servizio di Piazza Pulita andato in onda lo scorso giovedì su La7, la Fondazione ha da sempre costituito lo snodo nevralgico fra gli affari della banca e la prosperità cittadina. Fino all'anno scorso provincia e comune hanno usufruito regolarmente di decine di milioni di dividendi, più che sufficienti per scaraventare la capacità di spesa pubblica a livelli scandinavi. Di questa pioggia di finanziamenti hanno beneficiato in tanti: contrade, sport, terzo settore, oligarchie vecchie e nuove. Ora improvvisamente il bengodi sembra giunto al capolinea, un po' come il sogno di Cenerentola allo scoccare della mezzanotte. A causa della crisi del credito i vecchi errori gestionali sono venuti al pettine con inopinata crudeltà: la scellerata acquisizione di Antonveneta dal Banco Santander per un prezzo irragionevole (10 miliardi di euro, quasi il doppio di quanto sborsato pochi mesi prima dagli spagnoli!) solo ora sta ricevendo il mare di critiche che si meritava. Nel frattempo la tensione sale. E il sindacato che fa?    

1 commento:

  1. vissuta dall'interno, possiamo dire che negli ultimi anni (decennio?) le scelte manageriali di breve periodo e la politica hanno contribuito moltissimo ad un cambiamento "storico" sia della gestione della banca, sia del "bene pubblico" Fondazione.
    Se i vecchi "banchieri" che hanno "guidato" il Monte nel passato, attraverso mille insidie e difficoltà, potessero esprimere un loro giudizio sugli attuali manager ci sarebbe da divertirsi (forse è più appropriato dire che ci sarebbe da piangere!)
    E il sindacato?
    Ha abdicato al suo ruolo di "regolatore" del sistema? Al suo ruolo di denuncia ? al suo ruolo di portatore di giustizia ? ...
    Forse, anche nel sindacato ci sono persone che hanno subito un cambiamento culturale, come è capitato in tutti gli altri settori economici e non, come dire ... è uno specchio della realtà.
    Forse, ha un pò perso quello "smalto" di valori, di responsabilità di cui c'è invece tanto bisogno oggi.
    E che dire dei cittadini di Siena ?
    Anche loro hanno delle responsabilità in tutto questo. Come ha detto in un intervista una persona della città, tutti sono "legati" al Monte ... e come è stato possibile che si siano fatti "rubare" la sedia su cui stavano belli comodi?
    Credo che si debba ri-pensare come dovrebbe essere organizzata una società più giusta e orientata a creare benessere per le generazioni future, abbandonando una cultura individualista e orientata all'ogoismo dell'oggi!
    Solo con questi obiettivi possiamo pensare di modificare anche la situazione a Siena, al Monte!!
    Luigi

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