giovedì 6 dicembre 2012

Se i Pigs giocassero in contropiede


Sono anni che noi europeisti illuminati facciamo un gran parlare di modello federale, di fisco unificato e redistributivo fra nord e sud dell'Europa, di Banca centrale europea motore dello sviluppo tramite finanziamenti diretti agli stati membri, ecc. La realtà invece è che la sola Europa davvero unita a oggi è quella del mercato unico: un liberoscambismo che (dati alla mano) ha fatto la fortuna quasi esclusivamente della Germania. Finora la tattica di noi paesi periferici è stata quella di blandire il vicino tedesco con politiche fiscali lacrime e sangue, senza peraltro riuscire a guadagnare niente di significativo al tavolo delle trattative.

A tal proposito Emiliano Brancaccio, docente di economia all'università di Benevento, ha suggerito in uno dei suoi ultimi interventi pubblici un cambio di strategia: ovvero, provare a mettere pressione al governo tedesco in sede di trattative, continuando sì a sventolare con forza la bandiera della federazione solidale e di un nuovo ruolo più "sociale" della Bce, ma dall'altra parte introducendo un aut-aut rigoroso; se non facciamo passi avanti concreti entro un certo termine, noi Pigs siamo pronti a uscire dal mercato unico ristabilendo politiche protezionistiche. In questo caso sarebbe la Germania a rimetterci, sostiene Brancaccio, e le possibilità di accelerare il processo federativo europeo potrebbero aumentare non di poco. Qui di seguito il passaggio centrale dell'intervento del professore napoletano in cui questo cambio di strategia viene spiegato.

L’unica vera paura che agita i portatori degli interessi prevalenti in Germania è che una eventuale crisi della moneta unica sia accompagnata anche da una crisi del mercato unico europeo. Essi cioè temono che i paesi periferici siano a un certo punto tentati dall’adozione di soluzioni di tipo “neo-protezionistico”, sui mercati finanziari ed anche sui mercati delle merci. In Germania discutono animatamente di questo pericolo, poiché sanno che il processo di egemonizzazione tedesca dell’Unione europea subirebbe una pesante battuta d’arresto se venisse messa in discussione la libera circolazione dei flussi finanziari e delle merci. Il dibattito interno alle associazioni imprenditoriali, in Germania, ci pare emblematico in questo senso (cfr. ancora Brancaccio e Passarella, cit.).
Una volta che si tenga conto di tutti questi elementi, diventa a nostro avviso ragionevole tentare di tratteggiare una linea d’azione politica. La nostra proposta, in questo senso, si dispiega lungo due traiettorie interconnesse, e può essere sintetizzata nei seguenti termini.
Da un lato, ai tavoli delle trattative europee, le autorità italiane e degli altri paesi periferici dell’Unione dovrebbero riunirsi intorno a un progetto organico di riforma dell’Unione monetaria europea, che si proponga di affrontare alla radice, in termini strutturali e non assistenzialistici, gli squilibri tra le economie del continente. I contributi alla definizione di un piano sostenibile di riforma, in questo senso, sono già numerosi (cfr. per esempio il Manifesto per l’Europa del Sole 24 Ore, nonché la www.letteradeglieconomisti.it del 2010; si veda anche la proposta di “standard retributivo europeo”, in Brancaccio 2012b).
Dall’altro lato, per far sì che simili progetti non siano destinati alla critica roditrice dei topi, è indispensabile che le autorità di quegli stessi paesi dichiarino esplicitamente che, se in Europa non dovesse farsi largo una generale volontà riformatrice nel senso indicato, il rischio che esse reagiscano non solo con una uscita dall’euro ma anche con una svolta di tipo neo-protezionista, dovrà ritenersi concreto.
Questa, a nostro avviso, è l’unica carta politica di cui i paesi periferici reamente dispongono oggi in sede europea. Tale strategia, si badi bene, è valida in ogni caso: sia per indurre le autorità tedesche a riconsiderare l’entità dei costi di una eventuale deflagrazione, e quindi a non ostacolare una eventuale riforma dell’Unione, sia eventualmente per far sì che i paesi periferici si attrezzino al meglio per uscire da un’eurozona eventualmente irriformabile.

Per saperne di più: www.emilianobrancaccio.it

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