venerdì 21 dicembre 2012

Paolo Savona: "Uscire dall'euro? Prepariamoci"


All'interno del Pd e del nuovo centro montiano è vietato mettere in discussione la permanenza dell'Italia nell'euro. Chi si azzarda solo a paventare lo scenario del ritorno alla lira viene bollato con il marchio infamante di "populista": ovvero ignorante, sprovveduto, incosciente, bravo solo a parlare alla pancia dell'elettorato. Peccato però che a parlare di "dibattito necessario sull'uscita dall'euro" si sia messo anche un certo Paolo Savona, che dei salotti buoni politici e finanziari è sempre stato assiduo frequentatore.

Paolo Savona è un economista che si è fatto le ossa in Banca d'Italia alle dipendenze di Paolo Baffi. E' stato ministro dell'industria nel governo Ciampi nel 1993, nonché presidente di aziende come Impregilo o Telecom Italia Mobile, e successivamente consigliere di amministrazione di Rcs e Aeroporti di Roma, fino alla carica attuale del Fondo interbancario di tutela dei depositi.
Ultimamente Paolo Savona ha fatto parlare di sé anche per alcune sue prese di posizioni nettamente euroscettiche. In un filmato diffuso su internet, si può ascoltare un Savona molto esplicito nel definire la correlazione fra crisi del debito pubblico italiano e avvento dell'euro: euro che secondo Savona è definibile come "valuta straniera", nel senso che l'Italia non ha la sovranità per gestire il rubinetto del denaro; non ha una banca centrale nazionale prestatrice di ultima istanza, che corra in aiuto per acquistare i titoli di debito pubblico in modo da calmierare i tassi di interesse. Savona parla di un'Europa che ci strappa la sovranità fiscale senza darci un'unione politica: "Abbiamo firmato il patto di stabilità, il trattato di Maastricht e il Fiscal Compact con troppa leggerezza. La nostra classe dirigente è colpevole di questo". Un ritorno alla lira non sarebbe esente da traumi, precisa Savona, facendo riferimento in primo luogo all'inevitabile inflazione derivante da un ritorno ai cambi flessibili. Ma d'altra parte c'è il presente a tinte fosche che vede l'Italia inabissarsi sempre di più nella spirale dell'impoverimento e delle disuguaglianze sociali. "Non so fino a che punto il sistema potrà reggere andando avanti di questo passo", spiega il professore. "Io sono un europeista convinto, l'Europa è garanzia di pace, però al contrario di tanti dei miei maestri ed ex colleghi non sono un eurofanatico. L'Europa per me non è una religione da portare avanti ad ogni costo. Serve iniziare al più presto la discussione su una uscita dell'Italia dall'Ue e dall'euro. Serve elaborare un piano B da attuare nel caso in cui l'impasse dell'austerity dovesse protrarsi indefinitamente. Il dibattito deve cominciare subito, abbiamo già perso troppo tempo".

Per saperne di più: ascolta gli 8 minuti di conferenza di Paolo Savona in cui vengono elaborati questi concetti.  

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