domenica 23 dicembre 2012

La fata Nelsa e il professor Mario


Nelsa Curbelo è una ex suora ecuadoriana di 70 anni. Da qualche anno, con la sua ong Ser Paz (essere pace) si è data una nuova missione: combattere a mani nude le bande armate che affliggono la vita della sua città, Guayaquil. Parliamo di una città di 2 milioni e mezzo di abitanti, dove gli affiliati alle gang criminali sono circa 60mila; una città dove la violenza è spesso l'unico mezzo di risoluzione delle controversie; una città dove si spara facilmente e dove la paura di muoversi in tanti quartieri è più forte di ogni desiderio di socialità. Eppure Nelsa ci ha creduto, è scesa in strada, ha cercato i capi delle bande, e ha cominciato a parlargli. Con risultati straordinari.

La carta vincente di nonna Nelsa è stata quella di far leva sugli aspetti positivi dei gruppi criminali (la fedeltà reciproca, il mutuo aiuto, la compattezza interna). Da qui l'idea non di smantellare i gruppi, ma di cambiare le loro finalità e la loro identità: traghettare la ragion d'essere della gang dal crimine al lavoro onesto. Grazie ai fondi messi a disposizione dall'Unicef e dal governo ecuadoriano, Nelsa ha potuto proporre ai giovani capi delle bande una alternativa concreta. Invece di rischiare il carcere o l'incolumità, perché non aderite a questo progetto? Perché non partecipate a questo corso di formazione? Così il vostro gruppo potrà gestire un'officina meccanica, oppure uno studio di registrazione, oppure una pasticceria o un negozio di parrucchiere. Un bel giorno il capo di una gang si è presentato da Nelsa per accettare la proposta. La breccia è stata aperta, e tanti ragazzi stanno continuando a cambiare vita.
L'impresa di Nelsa è raccontata in un bellissimo documentario di Al Jazeera, ricco di immagini dal forte valore simbolico. Le telecamere della tv qatariana hanno immortalato per esempio la cerimonia tipica a cui una gang si sottopone per formalizzare l'inizio della collaborazione con la ong Ser Paz: tutte le loro armi, sia da taglio che da fuoco, vengono deposte sulla strada, e una ruspa ci passa sopra riducendo in poltiglia decine e decine di strumenti di morte. Il documentario mostra anche le attività commerciali in cui le ex gang si sono riciclate, e mostra infine le fasi salienti del torneo di Street Football (calcio di strada) che la ong di Nelsa ha organizzato fra le case del Quartiere della Pace, così denominato perché quello è stato il primo angolo di Guayaquil liberato dalla violenza delle gang, diventando quindi un simbolo di civilità e di riscossa sociale. A questo torneo di calcio hanno partecipato le squadre di varie bande, che hanno accettato di affrontarsi con fair play, in amicizia, e dentro la cornice di un gioco anziché in un regolamento di conti armi alla mano. La ex suora ha dato il calcio d'inizio alla finale e ha consegnato la coppa ai vincitori, mettendosi a ballare con i ragazzi, dimostrando una gioventù e un entusiasmo contagiosi.
Storie come questa infondono speranza e fanno riflettere. Come bene sottolinea la eroica protagonista del documentario, la repressione della polizia è solo lo strumento di emergenza con cui combattere la criminalità giovanile. La vittoria duratura si può ottenere solo con le politiche sociali, offrendo ai giovani devianti una alternativa concreta di formazione e di emancipazione. Le politiche sociali come si sa costano: per mandare avanti con continuità un doposcuola o un centro di formazione-lavoro servono disponibilità e risorse umane incompatibili col solo volontariato. E le politiche sociali proprio in questi ultimi anni sono state le più colpite dai tagli drammatici inflitti agli enti locali dai vari governi Berlusconi e Monti: in giro per l'Italia chiudono le attività scolastiche pomeridiane, chiudono associazioni ricreative, chiudono comunità di recupero per tossicodipendenti perché le Asl e gli enti locali non hanno più i soldi per pagare gli operatori sociali. Queste scelte politiche sono catalogate dagli addetti ai lavori sotto le voci "sacrifici", "messa in sicurezza dei conti pubblici", "spending review", "operazione credibilità", "ce lo chiede l'Europa". Io preferisco chiamarle col loro nome: crimini contro la società.
Tommaso Giani

Per saperne di più: guarda il documentario di Al Jazeera sul lavoro di Nelsa Curbelo
  

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